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Due o
tre cose che è bene sapere
La nascita di una rassegna di musica che unisce quattro Città in Emilia Romagna è di per sé un avvenimento importante, di portata nazionale. Un segnale positivo, certo non il primo né l’unico del nostro territorio, rispetto al municipalismo che ha contrassegnato la storia dello spettacolo nel nostro Paese. Era logico che accadesse qui: la regione Emilia Romagna ha saputo divenire terra di primati, anche quando si tratta di cultura. Qui si trovano oltre cento teatri storici, che danno luogo ad un’alta spesa per abitante per frequentare spettacoli, qui vivono i campioni della musica pop e dell’opera lirica, qui sono nati i “fenomeni” di Vasco Rossi e Pavarotti – solo per citare due esempi -, qui sono presenti e lavorano Riccardo Muti e Claudio Abbado. E ancora, qui ha sede Europe Jazz Network, la prima rete culturale europea dedicata alla musica improvvisata. Sono tutti segni distintivi della fecondità di un territorio ineguagliabile, che in campo musicale ha certamente non solo raggiunto, ma forse contribuito a definire standard di livello europeo. Si tratta, in fondo, di una grande Città metropolitana, che si propone al suo pubblico attento e curioso come un incrocio (appunto, Crossroads) da percorrere in tutte le direzioni, da nord a sud, da est ad ovest. Non è un caso che Crossroads nasca dall’incontro tra diversi soggetti, portatori di tradizione locale, di consuetudine a confrontarsi, di apertura al nuovo e al diverso, in sostanza all’altro. Lavorare in rete, del resto, significa anche essere generosi, mettersi in discussione, spostare il proprio punto di vista, allacciarsi alla grande tradizione europea della coabitazione di culture. Si apre quindi, con l’anno 2000, e nel segno di un approccio globale, una nuova, grande opportunità di ascolto dal vivo, in cui ha creduto per prima, lo sottolineo, la Regione Emilia Romagna, consentendone la realizzazione. Grazie a Crossroads, tanti appassionati provenienti da ogni parte d’Italia potranno scoprire, accanto ai magnifici Teatri di tradizione (il Valli a Reggio Emilia, il Comunale di Modena, l’Alighieri di Ravenna), tanti altri luoghi straordinari, quali ad esempio i Musei di Bologna, il Teatro delle Passioni a Modena ed il Teatro Ariosto di Reggio Emilia, per finire con i numerosi, “storici” club bolognesi coinvolti nella programmazione. Ed è proprio Reggio Emilia il luogo che ha posto le premesse per la nascita di questa manifestazione. Dapprima con il Comune e la direzione di Filippo Bianchi, poi con il Consorzio I Teatri, ha saputo per quasi un quarto di secolo proporre al proprio pubblico straordinari concerti, ospitando i maestri della musica afroamericana ed europea in iniziative monografiche (Festival Coleman, Ritratto d’Artista: Han Bennink) ed operando sintesi in anticipo sui tempi, come quelle, memorabili, tra jazz e danza (Carlson, Surman, Garbarek, Amodio ecc.). Proprio a Reggio avvenne poi l’incontro con Philip Morris Companies Inc., che ha permesso, in un comune progetto di crescita e di sviluppo, di incontrare Ravenna, Bologna e Modena, le altre Città che oggi fanno parte di Crossroads. In questo caso non solo mecenatismo culturale, ma anche vera e propria compartecipazione al progetto hanno spinto una grande multinazionale ad interessarsi di noi. Nasce da qui l’incontro con le residenze di Bologna 2000, la valorizzazione del territorio modenese e della peculiarità di Emilia Romagna Teatro, la simbiosi con il progetto didattico di Ravenna, che nel corso degli anni ha portato in cattedra, con il nome di Mister Jazz, personaggi del calibro di Roach, Elvin Jones, John Scofield, Pat Metheny, Trilok Gurtu e tanti altri detentori di stile. Nella prima edizione di quest’anno, Crossroads - Jazz e altro in Emilia Romagna rende esplicito, sin dal titolo, un approccio nuovo, che guarda all’altro con interesse e rispetto, e propone al pubblico il confronto, o, se vogliamo, il contrasto tra linguaggi inevitabilmente diversi, ma complementari. D’altronde, la globalizzazione in musica è avvenuta con molto anticipo rispetto ai mercati finanziari. Molto prima che i media e quindi le collettività si occupassero delle culture altre, con una visione meno eurocentrica o forse meno yankee, gli innovatori della musica afroamericana si confrontavano con quanto avveniva altrove, lontano dalla 52nd Street e dal Greenwich Village di New York. Chissà
che il nuovo millennio non porti con sé la definizione e la pratica
di una musica globale, ove il linguaggio dell’improvvisazione sia di casa
ed accenti e stili derivino non da una, ma da tante culture, proprio come
avvenne agli albori del secolo appena trascorso, con una musica chiamata
Jazz.
Comitato
Artistico
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Informazioni:
Reggio Emilia - I Teatri 800
55 42 22 - 0522 458811
Ravenna, Bologna - Europe Jazz
Network 0544 - 408030
Modena - Emilia Romagna Teatro
059 - 223244 – 206993
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