Mercoledì 25
febbraio CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE
21:15 “Jazz in Blu” DI BATTISTA / BOSSO /
MARCOTULLI feat. Rosciglione & Di Leonardo Tributo a
Fabrizio De André Stefano Di Battista – sax tenore;
Fabrizio Bosso – tromba; Rita Marcotulli – pianoforte; Dario Rosciglione – contrabbasso; Marcello Di Leonardo
– batteria
Apparso su disco nella fortunatissima
collana “Jazz Italiano Live 2008” pubblicata da L’Espresso, questo Tributo
a Fabrizio De André porta tre dei jazzisti italiani più in vista a livello
internazionale in contatto con le poesie in forma di canzone di uno dei
cantautori più amati e fondamentali della musica italiana. Di Battista,
Bosso e la Marcotulli affrontano da una nuova prospettiva, che permette di
illuminarli di diversa ed emozionante luce, alcuni dei brani più
rappresentativi del repertorio di De André: la spumeggiante Via del
Campo, l’appassionata Canzone di Marinella, la graffiante
Don Raffaè, il vertice stilistico di Ho visto Nina
volare. Di Battista, Bosso e la Marcotulli appartengono a tre
generazioni diverse ma non troppo distanti anagraficamente, mentre non
pochi sono i punti di contatto anche nei loro percorsi stilistici,
specialmente nell’attenzione per la componente melodica della loro musica.
La Marcotulli, oggi pianista dall’impronta europea, è cresciuta sulla
scena romana dei primi anni Ottanta, al fianco di Chet Baker, Steve
Grossman, Joe Henderson, Joe Lovano: una solida tradizione. Nella
tromba di Bosso si congiungono l’estro della giovinezza e una ormai lunga
esperienza, che lo pone oggi alla testa di numerose formazioni tra le più
in vista del jazz italiano; quanto all’impressionante dominio tecnico
della tromba, quello sembra addirittura essere innato. Di Battista, col
suo raffinato stilismo, è riuscito a trasportare il jazz più verace
nell’arena massmediatica, senza concessioni al gusto popolare: culmine esaltante di una carriera che ha bruciato
le tappe.
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Giovedì 5 marzo CASALGRANDE
(RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE 21:15 “Jazz in
Blu” FRANCESCO CAFISO ITALIAN JAZZ
QUARTET Francesco Cafiso – sax alto; Dino Rubino – pianoforte;
Riccardo Fioravanti – contrabbasso; Stefano Bagnoli – batteria
Francesco Cafiso è nato a Vittoria
(Ragusa) il 24 maggio 1989. I conti sono presto fatti: al momento della
sua esibizione a Crossroads avrà 19 anni (10 dei quali vissuti da
jazzista). In una musica come il jazz, dove il talento si misura non solo
sulla tecnica ma anche sulla maturità espressiva necessaria per muoversi
creativamente nell’improvvisazione, Francesco Cafiso ci ricorda che regole
e limiti sono fatti per essere sorpassati. Cafiso ha i primi contatti
con musicisti di fama internazionale a 9 anni, e ad oggi la lista delle
sue collaborazioni annovera i nomi di Hank Jones, Cedar Walton, Mulgrew
Miller, Ronnie Matthews, Jimmy Cobb, Ben Riley, Ray Drummond, Reggie
Johnson, Joe Lovano, Bob Mintzer, Enrico Rava, oltre ai vari membri della
famiglia Marsalis. Celeberrimo è il suo tour europeo con Wynton Marsalis,
risalente al 2003. Cafiso è stato l’unico musicista italiano invitato a
suonare a Washington in occasione dell’insediamento presidenziale di
Barack Obama, ospite proprio di Marsalis e della sua Jazz at Lincoln
Center Orchestra. Cafiso suona con esuberanza e sa rendere discorsivo
anche l’assolo più inerpicato per i prodigi della tecnica, rimanendo
sempre addosso alla melodia durante l’improvvisazione: uno stile capace di
creare un immediato e potente feeling col pubblico. Nel suo Italian Jazz
Quartet troviamo un altro giovane siciliano dalle sorprendenti doti
musicali, Dino Rubino, e due musicisti di grande esperienza come Riccardo
Fioravanti e Stefano Bagnoli: un gruppo che non si rilassa mai dietro al
solista di turno, bensì continua a caricarne la dinamo swing.
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Domenica 8 marzo MASSA
LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00 KARRIN ALLYSON
QUARTET Karrin Allyson – pianoforte, voce; Rod Fleeman –
chitarra; Ed Howard – contrabbasso; Todd
Strait – batteria
Nata nel 1963 a Great Bend (Kansas),
Karrin Allyson è cresciuta musicalmente nel mid-west degli Stati Uniti. La
sua carriera jazzistica prende il via dalle parti di Minneapolis, poi
mette radici a Kansas City, dove inizia a registrare. Il 1992 è l’anno in
cui il mondo del jazz si accorge di avere a che fare con una cantante
destinata a fare strada: da allora la sua attività non ha conosciuto
soste, con undici dischi realizzati per un’etichetta che vale più di ogni
garanzia, la Concord. Due di questi album hanno ricevuto la candidatura ai
Grammy Awards: il memorabile Ballads, che ricalca l’omonimo album
di John Coltrane, e il recente Footprints. Sempre attenta alla
coerenza progettuale dei singoli album, la Allyson si è costruita un
repertorio vasto e articolato nelle scelte: dal songbook alla canzone
francese, dagli autori più strettamente jazzistici ai ritmi sudamericani.
Numerose anche le lingue in cui la si è sentita cantare: oltre
all’inglese, il francese, il portoghese, lo spagnolo e pure l’italiano. Ma
una sua specialità è anche l’improvvisazione vocale in stile
scat. Trasferitasi a New York da dieci anni, la Allyson ha conservato
ancora il particolare suono jazzistico di Kansas City, carico di swing e
blues, che riveste perfettamente la sua
voce di contralto.
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Giovedì 12
marzo CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE
21:15 “Jazz in Blu” JACK WALRATH
QUINTET celebrating Charles Mingus Jack Walrath
– tromba; Abraham Burton – sassofoni; Orrin Evans – pianoforte; Boris
Kozlov – contrabbasso; Donald Edwards – batteria
Nel 2009 fanno trent’anni dalla
scomparsa di Charles Mingus: una figura tra le più debordanti dell’intera
storia del jazz per la forza interpretativa e la ricchezza delle
composizioni che ci ha lasciato. Jack Walrath (che è nato nel 1946 in
Florida ed è cresciuto in un minuscolo paese del Montana, dove all’età di
nove anni ha iniziato a suonare la tromba) è tra i pochi che ne sanno oggi
riproporre non solo le pagine musicali ma anche lo spirito iconoclasta.
Non per nulla Walrath ha fatto parte dei gruppi di Mingus dal 1974 al ’79,
contribuendo alla loro riuscita non solo come solista ma anche in veste di
arrangiatore delle musiche mingusiane: lo si può ascoltare, tra gli altri,
nei due volumi di Changes
su etichetta Atlantic. In anni più recenti,
Walrath è poi stato leader sia della Mingus Dinasty che della Mingus Big
Band, le due formazioni ufficiali createsi attorno agli ex compagni di
musica del contrabbassista. Ma non di
solo Mingus è fatta la carriera musicale di Walrath, che dal 1965 a oggi
ha guidato numerosi gruppi a proprio nome e firmato oltre due decine di
album (tra i quali Master Of Suspense
, su Blue Note, ha ricevuto una nomination ai Grammy Awards).
Oltre che con Mingus, si è fatto ascoltare al fianco di numerosi altri
musicisti dai nomi non meno eclatanti: Ray Charles, Miles Davis, Quincy
Jones, e poi anche Muhal Richard Abrams, Sam Rivers, Charli Persip, Elvis
Costello, Paul Jeffrey, Bobby Watson, Lou Rawls, Joe Lovano…
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Sabato 14 marzo PIACENZA,
CONSERVATORIO “G. NICOLINI”, ORE 21:15 “Piacenza
Jazz” FRANCO D’ANDREA NEW QUARTET Franco
D’Andrea – pianoforte; Andrea “Ajace” Ayassot – sax alto; Aldo Mella –
contrabbasso; Zeno de
Rossi – batteria
Nato a Merano nel 1941, Franco
D’Andrea si dedica al pianoforte dopo aver appreso la tromba e il sax
soprano. La sua carriera prende il via alla Rai di Roma, nel 1963; l’anno
seguente incide già con Gato Barbieri, col quale collabora poi per due
anni. Dal 1972 al 1977 suona nel celebre gruppo jazz rock
Perigeo
, formazione che lo
pone al cospetto di platee importanti e affollate. Nel corso della sua
carriera D’Andrea ha poi suonato con Pepper Adams, Don Byas, Dexter
Gordon, Johnny Griffin, Slide Hampton, Lee Konitz, Steve Lacy, Enrico
Rava, Max Roach, Toots Thielemans… Nonostante sia ormai un veterano,
D’Andrea non ha mai smesso di mettersi in gioco, sviluppare i propri
gruppi, spostare la sua musica sempre un passo più in là, con spirito ed
energia continuamente rinnovati. Tant’è che ha vinto, e non è la prima
volta, il più recente referendum Top Jazz indetto dal mensile Musica Jazz,
come miglior musicista italiano dell’anno. Negli ultimi tempi D’Andrea
si è fatto ascoltare alla guida di formazioni dagli organici spesso
insoliti, dal trio con trombone e tromba (con Petrella e Bosso) a quello
con due contrabbassi, sino all’ampio organico degli Eleven. Ma al fianco
di questi gruppi c’è sempre stato spazio per il quartetto dall’organico
più tradizionale. Nel New Quartet, che è ormai sulla scena da diversi
anni, D’Andrea infonde l’impegno intellettuale tipico di tutta la sua
musica, che qui si sviluppa in una dimensione di totale fruibilità. A
dimostrazione della sua continua
capacità di rinnovarsi.
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Domenica 15 marzo MODENA,
LA TENDA, ORE 21:30 SANGHA QUARTET Seamus Blake –
sax tenore; Kevin Hays – pianoforte; Sean Smith – contrabbasso;
Bill Stewart – batteria
Il quartetto Sangha si è formato dal
2001, divenendo una formazione stabile la cui attività si è svolta
parallelamente a quella solistica o da freelance dei suoi membri.
Ne fanno infatti parte alcuni dei musicisti più attivi della scena
newyorkese, capaci di sintetizzarne in maniera brillante il ricco passato
jazzistico e di metterne in luce i più attuali sviluppi musicali. Nel
repertorio di Sangha si incontrano molte composizioni originali, ma anche
capisaldi del repertorio jazz, alcune pop tunes
e temi ripescati dalla musica classica:
una ispirazione a 360° che viene riportata a grande unità espressiva dalle
esecuzioni del quartetto. Alla testa del gruppo troviamo due musicisti
capaci di suonare con grazia billevansiana (Hays) come di abbandonarsi a
un flusso di grande urgenza espressiva (Blake). Nato a Londra, cresciuto a
Vancouver in Canada ma definitivamente stabilitosi a New York, Seamus
Blake ha sviluppato il suo personale fraseggio attraverso importanti
esperienze con John Scofield, Dave Douglas, la Mingus Big Band. Il
sorprendente tocco pianistico di Kevin Hays, che invece è newyorkese di
nascita ma cresciuto nel Connecticut, è stato richiesto da musicisti del
calibro di Benny Golson, Sonny Rollins, Joe Henderson, Roy Haynes,
Joshua Redman, Freddie Hubbard…
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Martedì 17 marzo CORREGGIO
(RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio
Jazz” McCOY TYNER QUARTET McCoy Tyner –
pianoforte; Christian Scott – tromba; Gerald Canon – contrabbasso;
Eric Kamau Gravatt – batteria
Dopo 50 anni di carriera, si fa presto
a riassumere il ruolo di McCoy Tyner nella storia del jazz moderno: è
semplicemente il pianista più influente che questa musica abbia mai avuto,
assieme al solo Bill Evans. McCoy Tyner è nato nel 1938 a Philadelphia,
città che gli ha fornito innumerevoli stimoli musicali, finendo per
metterlo sulla strada del jazz nonostante la sua formazione di pianista
classico. Tanto per iniziare, Bud Powell andava a esercitarsi al pianoforte
di casa Tyner, quando McCoy era ancora adolescente. Ma in zona c’erano
anche Richie Powell (fratello di Bud), Philly Joe Jones, Red Garland e,
soprattutto, alcuni vicini di casa suoi coetanei, coi quali McCoy si
trovava per suonare: Lee Morgan, Bobby Timmons, Reggie Workman…
Philadelphia fu anche il luogo del suo primo incontro con John
Coltrane. Ma fu a New York che sbocciò definitivamente l’enorme talento
di Tyner. La sua partecipazione al quartetto di Coltrane (tra il 1960 e il
’65) ha avuto un tale impatto sulla storia del jazz da aver quasi oscurato
le sue altre collaborazioni, tutt’altro che secondarie: fu ad esempio il
primo pianista del Jazztet di Benny Golson e Art Farmer. Parallelamente
all’impegno con Coltrane, Tyner avviò il proprio trio, rimasto sino a oggi
il mezzo preferito per dare suono al suo vasto catalogo di composizioni,
nonché il punto di partenza per lo sviluppo delle altre formazioni del
pianista, dal quartetto alla big band. Tutto ciò è documentato su dischi
imprescindibili, apparsi dapprima su etichetta Blue Note, poi su Milestone
e, negli ultimi anni, per la Telarc.
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Sabato 21 marzo MASSA
LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE
21:00 JACARÉ Cristina Renzetti – voce; Rocco Casino
Papia – chitarra, voce; Tim Trevor-Briscoe – sax alto, clarinetto;
Giancarlo Bianchetti – chitarre, cavaquinho; Davide
Garattoni – basso; Marco Zanotti – batteria
Jacaré in portoghese vuol dire
alligatore, ma in musica è il nome del sodalizio creatosi tra Cristina
Renzetti e Rocco Casino Papia, bolognesi d’adozione. Il loro incontro, nel
2003, li porta a creare una sintesi tra la musica brasiliana (specialità
della Renzetti) e quella mediterranea e dell’Europa dell’est (che sino ad
allora era il pane quotidiano di Papia): una sovrapposizione che sfocia
nella world music ma che sa anche impreziosirsi con gli elementi della
canzone d’autore e del jazz. Dopo un lungo rodaggio in duo, Jacaré si è
ulteriormente sviluppato come band, e ora comprende una serie di musicisti
ben radicati nell’ambito della canzone di qualità: dalla ritmica di Marco
Zanotti (già al fianco di Patrizia Laquidara) e Davide Garattoni (Maver,
Arcoiris…) alle aggiunte solistiche di Giancarlo Bianchetti (per anni al
fianco di Vinicio Capossela) e Tim Trevor-Briscoe (che è piuttosto pratico
di jazz di ricerca). Il gruppo si è già fatto
ascoltare in Portogallo, Europa orientale e Brasile, dove grazie
all’ispirazione della musica choro brasiliana ha iniziato a prendere forma
il loro disco d’esordio: Il Primo Passo – Canzoni anfibie tra jazz e
musiche del mondo
(IRMA Records, 2007).
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Lunedì 23 marzo BOLOGNA,
TEATRO SAN MARTINO, ORE 21:15 JEFF “TAIN” WATTS
QUARTET Marcus Strickland – sax tenore, sax soprano; David
Kikoski – pianoforte; Christopher Smith – contrabbasso; Jeff “Tain” Watts – batteria
La prima cosa che viene in mente,
pensando a Jeff “Tain” Watts (nato a Pittsburgh nel 1960), sono i grandi
musicisti che ha accompagnato con la sua batteria: da Betty Carter a McCoy
Tyner, Michael Brecker, George Benson, Alice e Ravi Coltrane, Kenny
Garrett, Joe Henderson, Jack McDuff, James Moody, Sonny Rollins, Clark
Terry… Tra le sue più recenti partecipazioni, non passano inosservate
quelle ai gruppi di George Cables e Gonzalo Rubalcaba. Assai fortunate
sono poi le sue collaborazioni con Wynton e Branford Marsalis: “Tain” è
l’unico musicista a essere presente su tutti i loro album premiati col
Grammy Award. Ma parallelamente al lavoro da sideman, irrinunciabile
per un batterista, “Tain” si presenta spesso alla guida di propri gruppi,
forti della presenza di solisti dalla spiccata personalità: è il caso
anche della più aggiornata versione del suo quartetto, con Marcus
Strickland e l’incontenibile David Kikoski. Con un quartetto pressoché
identico e in più l’aggiunta di alcuni guests, “Tain” ha
registrato il suo più recente album, il quinto come leader: Folk’s
Songs (2007). Una nota di folclore jazzistico: il nomignolo “Tain”
gli è stato affibbiato da Kenny Kirkland, per un’assonanza tra la
pronuncia di Chieftain (un marchio petrolifero statunitense) e Jefftain:
in italiano sarebbe come passare da “capitano” a “jeffitano”.
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Mercoledì 25 marzo IMOLA
(BO), TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15 LYNNE ARRIALE QUARTET
feat. RANDY BRECKER Lynne Arriale – pianoforte; Randy Brecker
– tromba, flicorno; George Mraz – contrabbasso; Anthony Pinciotti
– batteria
Originaria di Milwaukee, dove è nata nel
1957, Lynne Arriale è emersa nel panorama jazzistico nel 1993, vincendo
l’International Great American Jazz Piano Competition, cosa che le valse
anche un contratto discografico con la DMP. Prima di allora si era formata
come pianista classica, per poi farsi conquistare dalla passione del jazz
suscitata in lei dall’ascolto di Keith Jarrett e Herbie Hancock. I primi
dischi per la DMP, come i successivi per la TCB e altre etichette, mettono
in luce una pianista che sa aggiungere all’impostazione stilistica del bop
un’impronta di grande tensione emotiva. Dopo essersi esibita per molti
anni soprattutto in trio, nel 2008 la Arriale ha rinnovato il proprio
gruppo, presentandosi alla testa di un quartetto delle meraviglie: al
basso c’è uno dei maggiori virtuosi dello strumento, George Mraz, mentre
alla batteria troviamo Anthony Pinciotti, in precedenza associato a James
Moody. Ma spicca in particolare l’aggiunta di una quarta presenza, quella
di Randy Brecker (Philadelphia, 1945). La sua tromba si è fatta apprezzare
nei contesti stilistici più diversi, dal pop al funk (come nelle ormai
mitiche prove dei Brecker Brothers, assieme allo scomparso fratello
Michael). Ma la migliore essenza di Brecker si rivela nei contesti bop,
proprio come quello che lo vede al fianco
della Arriale.
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Giovedì 26 marzo LONGIANO
(FC), TEATRO PETRELLA, ORE 21:00 JOYCE &
BAND Joyce – voce, chitarra; Helio Alves – pianoforte;
Rodolfo Stroeter – contrabbasso;
Tutty Moreno – batteria
Nata Joyce Silveira Palhano de Jesus a
Rio de Janeiro nel 1948, oggi è internazionalmente nota semplicemente come
Joyce. Entrata per la prima volta in uno studio di registrazione come
corista all’età di sedici anni, poco dopo inizia anche a pubblicare album
a proprio nome, a partire da Joyce, del 1968. Seguiranno sino a
oggi numerosi altri dischi, per etichette importanti (Philips, EMI) e per
label indipendenti che testimoniano il suo pellegrinaggio musicale in
tutti i continenti. La musica di Joyce ha sempre trattato tematiche
femminili, affrontate con testi in prima persona, valorizzando i labili
confini che nella musica brasiliana separano il pop dal folk (samba,
bossa) e le musiche più ricercate (jazz). Come autrice di canzoni ha
sedotto, oltre che il pubblico, valanghe di artisti: centinaia sono
infatti le cover dei suoi brani, realizzate dai più importanti musicisti
brasiliani (Flora Purim, Milton Nascimento, Elis Regina, Gal Costa, Maria
Bethânia) ma anche da jazzisti di vaglia (Wallace Roney). Negli anni
Settanta Vinícius de Moraes è stato uno dei grandi sostenitori del talento
di Joyce, mentre negli anni Novanta il furoreggiare tra le musiche dance
di un rinnovato stile di bossa ha dato nuovo slancio alla
carriera della cantante brasiliana.
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Sabato 28 marzo CASTEL SAN
PIETRO TERME (BO), “CASSERO” TEATRO COMUNALE, ORE 21:15 “Cassero
Jazz” PAOLO ANGELI & ANTONELLO SALIS
DUO Paolo Angeli – chitarra sarda preparata; Antonello Salis –
pianoforte, fisarmonica FRANCESCO BEARZATTI QUARTET
“TINISSIMA” Francesco Bearzatti – sax tenore, clarinetto;
Giovanni Falzone – tromba; Danilo Gallo – basso acustico, contrabbasso; Zeno de Rossi – batteria
Antonello Salis (vincitore del più
recente referendum Top Jazz nella categoria riservata ai tastieristi) e
Paolo Angeli appartengono a generazioni diverse ma sono entrambi sardi ed
entrambi artefici di una musica che, a partire dagli strumenti
tradizionali, ha preso le vie della più imprevedibile ricerca. Angeli si
identifica con il suo strumento, unico al mondo: una chitarra tradizionale
sarda da lui stesso rielaborata con l’aggiunta di altre corde, numerosi
pick-up e chissà cos’altro. Senza alterare i suoi strumenti, Salis sa
ottenerne sonorità non meno ‘altre’, in virtù di tecniche esecutive
talvolta poco ortodosse. Così, in questa collaborazione che va avanti da
numerosi anni, la magia primigenia del suono diventa come una lingua in
comune, per lavorare su forme musicali in libera
evoluzione. “Tinissima” è, affettuosamente, Tina Modotti, la
‘fotografa’ della rivoluzione messicana. La fonte di stimolo non è
casuale, visto che Bearzatti è, come Tina, di origini friulane e
soprattutto è spinto da una simile volontà di trasformare la propria arte
in una forma di ricerca che va ben oltre la superficie sensibile. Così
prende vita questa suite di pezzi musicali, tra sperimentazioni
ardimentose e fragori di gioiosa energia, per realizzare i quali Bearzatti
si circonda di musicisti che sanno intuire al volo quale pista seguire in queste rapide scorribande emotive.
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Domenica 29 marzo CASTEL
SAN PIETRO TERME (BO), “CASSERO” TEATRO COMUNALE, ORE
21:15 “Cassero Jazz” COLLETTIVO BASSESFERE “In
Concerto” Enrico Sartori – clarinetti, sax alto; Edoardo
Marraffa – sassofoni; Beppe Scardino – sax baritono; Alberto Capelli –
chitarra; Pasquale Mirra – vibrafono; Fabrizio Puglisi – pianoforte,
sintetizzatore ARP; Antonio Borghini – contrabbasso; Lullo Mosso –
basso elettrico, voce; Cristiano Calcagnile – batteria, percussioni
Molte sono le formazioni nelle quali si
raggruppano, di volta in volta con organici diversi, i musicisti raccolti
nel Collettivo Bassesfere: Atman, Alkord, Mrafi, Henry Taylor, Memorial
Barbecue, Chant… Ma questa è un’occasione del tutto particolare, che vedrà
contemporaneamente riuniti quasi tutti i componenti del collettivo
bolognese, che daranno così vita a un ampio organico elettro-acustico per
il quale qualsiasi invenzione musicale sarà lecita. Le origini del
Collettivo Bassesfere risalgono al 1993. La sua base è a Bologna, ma i
musicisti che vi hanno aderito provengono da tutta Italia e testimoniano
una comune volontà di sperimentare, facendo della propria musica una
faccenda sempre libera e diversa. Il Collettivo è sempre stato aperto alle
idee più eterogenee provenienti dai suoi membri, ma non è difficile
rintracciare al suo interno dei percorsi musicali privilegiati: il jazz
contemporaneo in cui la componente improvvisativa è spinta all’estremo, il
rock e i due poli delle musiche colte e popolari. Tale diversità di spunti
ha sempre alimentato una naturale tendenza alla sovrapposizione dei
linguaggi, oltre che all’incontro tra la musica e altre forme di
espressione artistica, dalla danza alle arti visive.
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Martedì 31 marzo MODENA,
BALUARDO DELLA CITTADELLA, ORE 21:30 BBG TRIO
Bennink-Borstlap-Glerum Play Monk Michiel Borstlap
– pianoforte; Ernst Glerum – contrabbasso;
Han Bennink – batteria
Suoneranno Monk e di certo non
mancheranno di sottolineare quello sfaldamento dei piani ritmici e
armonici che ancora oggi distingue le composizioni e le esecuzioni dello
storico pianista da qualsiasi altra cosa classificata come jazz. Sono il
BBG Trio, formazione nella quale la forte matrice sperimentale non esclude
qualche volata di swing. Se Han Bennink ed Ernst Glerum sono infatti da
anni tra i nomi di maggior rilievo di quell’avamposto della modernità
jazzistica che è la scena olandese, legati tra loro dalla comune militanza
nell’ICP Orchestra, Michiel Borstlap ha invece associato il proprio nome a
quello di alcune star dalle attitudini più ortodosse: Herbie Hancock, Pat
Metheny e Wayne Shorter, i quali hanno anche introdotto nel loro
repertorio composizioni di Borstlap, rimarcandone così l’enorme
potenziale. Nell’una come nell’altra anima del jazz olandese troviamo
comunque la costante di un’immaginazione a ruota libera che fluisce
all’interno di un senso della
forma di grande coerenza.
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Mercoledì 1 aprile CERVIA
(RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00 QUINTORIGO PLAY
MINGUS Luisa Cottifogli – voce; Valentino Bianchi – sax;
Andrea Costa – violino; Gionata Costa – violoncello; Stefano Ricci –
contrabbasso
Dopo essere stati i protagonisti
dell’apertura dell’edizione 2008 di Crossroads, i Quintorigo tornano a
esibirsi all’interno del festival emiliano-romagnolo. È passato poco più
di un anno ma le cose sono maturate velocemente. Intanto i Quintorigo,
provenienti da esperienze sempre lusinghiere a cavallo tra generi musicali
alquanto eterogenei (rock, punk, blues, funk, classico), si sono
definitivamente affermati anche nei territori del jazz, da loro sempre
frequentati. Sono infatti stati scelti come migliore formazione musicale
dell’anno dai critici specializzati italiani, vincendo così il referendum
Top Jazz indetto dal mensile Musica Jazz. Nel frattempo il loro
concerto incentrato sulle musiche ma anche sulle parole di Charles Mingus
(lo spettacolo ha infatti una dimensione teatrale, con scenografie e
‘interludi’ recitati che attingono all’autobiografia di Mingus) assume una
luce tutta nuova, cadendo nel 2009 il 30° anniversario della scomparsa
dello storico contrabbassista. Ascolteremo dunque pagine memorabili (la
rivoluzionaria Pithecanthropus erectus, l’ironica Fables Of
Faubus, l’inconfondibile cifra ritmica di Better Git It In Your
Soul…) in arrangiamenti timbricamente innovativi e con un piglio non
meno viscerale di quello che lo stesso Mingus infondeva alle sue
esecuzioni.
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Giovedì 2 aprile RAVENNA,
TEATRO RASI, ORE 21:00 TUCK & PATTI “I Remember You
- 30th Anniversary Tour”
Patti – voce; Tuck – chitarra
Il sodalizio tra Tuck Andress e Patti
Cathcart risale al 1978, quando i due si incontrarono a San Francisco:
Tuck suonava in una band per la quale Patti sostenne un’audizione.
Originario dell’Oklahoma, chitarrista di estrazione jazzistica (ma con
studi classici alle spalle), Tuck ha sviluppato una personale tecnica che
tende a risolvere contemporaneamente le varie parti del discorso
chitarristico: linea melodica, armonizzazione, linea di basso. Patti, nata
a San Francisco, ha invece un passato di cantante folk e gospel. Lasciati
alle spalle i rispettivi cognomi, la loro unione sin da subito riguardò
sia la professione musicale che la vita privata. Quanto alla prima, sono
rimasti per trent’anni fedeli alla più semplice delle combinazioni, quella
tra voce e chitarra, riuscendo a coniugarla in un’infinità di modi,
rinnovandosi continuamente: li si è sentiti in chiave jazz, R&B, folk
e crossover. Dopo aver dedicato i primi anni della loro unione ad affinare
la propria essenziale ricetta musicale, Tuck e Patti emergono
improvvisamente agli occhi del pubblico grazie a una serie di album per
l’etichetta Windham Hill. Già grazie ai brani contenuti nel primo disco,
Tears Of Joy (1988), ‘sfondano’ anche in Italia, dove sono
invitati anche al Festival di Sanremo. Tuck e Patti hanno poi registrato
per la Epic prima di fondare una loro etichetta: le loro esibizioni e i
loro album, che accostano
composizioni originali e rivisitazioni di classici moderni, hanno ormai
fatto breccia in tutto il mondo.
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Venerdì 3 aprile CORREGGIO
(RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio Jazz” RON
CARTER TRIO “Dear Miles” Tribute to Miles
Davis Ron Carter – contrabbasso; Stephen Scott – pianoforte; Payton Crossley
– batteria
Nato a Ferndale (Missouri) il 4 maggio
1937, Ronald Levin Carter iniziò lo studio del violoncello all’età di
dieci anni. Dovette però abbandonare questo strumento nel 1954, cedendo
alle pressioni razziali dell’ambiente filarmonico. Passò al contrabbasso
e, dal 1959, prese la via del jazz a scapito della musica classica. Dopo
le prime, e già cospicue, collaborazioni (Chico Hamilton, Eric Dolphy,
Randy Weston, Thelonious Monk, Cannonball Adderley…), nel 1963 Carter
entrò a far parte del quintetto di Miles Davis e, con esso, di una delle
pagine più memorabili della storia del jazz: gli altri membri della band
erano Herbie Hancock, Tony Williams e Wayne Shorter. Carter rimase con
Davis fino al 1968, incidendo album epocali come Seven Steps To
Heaven, My Funny Valentine, E.S.P., Miles Smiles, Nefertiti, Miles In The
Sky e Filles de Kilimanjaro. Durante questo periodo,
Carter divenne il contrabbassista più richiesto della scena jazz, nonché
quello più registrato della storia, con oltre mille (alcuni sostengono
quasi duemila) dischi a suo credito: con Wes Montgomery, Aretha Franklin,
Sonny Rollins, McCoy Tyner, Cedar Walton, Jim Hall… Dal 1972 in poi Carter
ha lavorato frequentemente con formazioni proprie, sperimentando soluzioni
ritmico-melodiche e sonorità fuori dal comune. A chiedergli di Miles,
Carter ha per molti anni, semplicemente, taciuto. Ora, con il suo ormai
affinato quartetto, Carter dedica un intero concerto alla memoria e le
musiche di Davis: sublime gesto di chi è ormai talmente grande da non temere l’inevitabile confronto con un tanto ingombrante
ex leader.
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Sabato 4 aprile DOZZA
(BO) ENOTECA REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA, ORE
18:00 “EnoDozzaJazz” GASPARE DE VITO “PASSING
NOTES” Gaspare De Vito – sax; Nijen Antonio Coatti –
trombone; Roberto Bartoli – contrabbasso; Danilo Mineo –
congas presentazione cd “Passing Notes” (Improvvisatore Involontario,
2008) TEATRO COMUNALE, ORE 21:30 “Dozza
Jazz” ADA MONTELLANICO QUARTETTO “Omaggio a Billie
Holiday” Ada Montellanico – voce; Giovanni Ceccarelli –
pianoforte; Pietro Ciancaglini – contrabbasso;
Lorenzo Tucci – batteria
Portato ad ampia notorietà grazie alla
pubblicazione su Cd nella serie Jazz Italiano Live realizzata da la
Repubblica e L’Espresso, “Omaggio a Billie Holiday” ci pone di fronte alla
vena più schiettamente jazzistica della cantante romana Ada Montellanico.
Alle prese con una serie di brani che sono una specie di autobiografia
emotiva della tormentata esistenza della Holiday, la Montellanico ne
esalta le atmosfere cariche di trasognato lirismo. Ma nel corso della
sua carriera Ada si è confrontata con le più diverse forme vocali, dagli
standard americani alla canzone d’autore italiana, alle canzoni popolari
di area mediterranea. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, si
è resa protagonista di una personale fusione tra il canto di matrice
afro-americana e gli elementi tipici della vocalità italiana, nella sua
accezione più elevata e autoriale. Frutto di questa personale indagine
delle possibilità espressive della jazz song sono progetti
musicali come L’altro Tenco e Ma l’amore no (1997), sino
a Danza di una ninfa (2005). La canzoni di Tenco sono una specie
di asse portante di questo percorso, come pure l’utilizzo della lingua
italiana, che la Montellanico coltiva anche nelle sue prove da
compositrice, come il recente Il sole di un attimo. Il
concerto della Montellanico sarà preceduto, nel pomeriggio,
dall’esibizione in quartetto di Gaspare De Vito, che presenterà il suo
nuovo cd Passing Notes, lavoro di libera creatività jazzistica
nato in seno al
collettivo artistico Improvvisatore Involontario.
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Domenica 5 aprile DOZZA
(BO) ENOTECA REGIONALE
DELL’EMILIA-ROMAGNA “EnoDozzaJazz” ORE 11:00 -
Presentazione del libro “Il suono in figure. Pensare con la
musica” di Giorgio Rimondi (Ed. Tipografia
Commerciale, 2008) Parteciperanno: Franco Minganti e Giorgio
Rimondi ORE 18:00 - MICHELE VIETRI & LULLO
MOSSO Michele Vietri – voce; Lullo Mosso –
contrabbasso presentazione libro/cd: “Musika & Dollaroni.
Contro l’industria della canzone” di Boris Vian (Stampa Alternativa,
2008) TEATRO COMUNALE, ORE 21:30 “Dozza
Jazz” MARIA PIA DE VITO & HUW WARREN DUO
“DIÁLEKTOS” Maria Pia De Vito – voce; Huw Warren – pianoforte
Lei, Maria Pia De Vito (nata a Napoli
nel 1960), ha appena vinto il referendum Top Jazz indetto dal mensile
Musica Jazz nella categoria dedicata alla voce e agli strumenti vari. Nel
corso di una carriera musicale iniziata nel 1976, ha affrontato tutta la
parabola stilistica del jazz, dal songbook americano alla prassi del bop,
sino agli approdi della free music e della musica sperimentale
europea, collaborando con un’infinità di artisti: Joe Zawinul, Michael
Brecker, Art Ensemble Of Chicago, Miroslav Vitous, Uri Caine, Dave
Liebman, John Taylor, Ralph Towner, Steve Swallow, Rita Marcotulli, Paolo
Fresu, Gianluigi Trovesi… Lui, Huw Warren, inglese, nel 2005 ha vinto
il BBC Jazz Award for Innovation e ha collaborato con Kenny Wheeler, Andy
Sheppard e Mark Feldman tra gli altri. L’incontro tra la De Vito e
Warren ha già dato luogo a un disco, Diálektos (2008), che
testimonia la natura del loro sodalizio, incentrato sulla più ampia
ricerca delle possibilità creative della voce. Le composizioni originali
(di Warren) su testi in napoletano (della De Vito), diverse reinvenzioni
di classici della musica brasiliana (Buarque, Pascoal) e materiali di
altra provenienza creano un insieme musicale di pungente modernità al cui
interno si aprono squarci dal sapore primordiale. Dopo la presentazione
mattutina del volume Il suono in figure. Pensare con la musica di
Giorgio Rimondi, nel pomeriggio Michele Vietri e Lullo Mosso animeranno
con la loro musica ‘controcorrente’ la presentazione di un libro
altrettanto anticonformista: Musika & Dollaroni. Contro
l’industria della canzone di Boris Vian .
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Martedì 7 aprile IMOLA (BO),
TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15 ROY HARGROVE
QUINTET Roy Hargrove – tromba, flicorno; Justin Robinson –
sax alto, flauto; Joel Holmes – pianoforte; Ameen Saleem –
contrabbasso; Montez Coleman – batteria
Nato a Waco (Texas) nel 1969, Roy
Hargrove è stato allevato a suon di gospel, rhythm & blues e funky. I
buoni effetti di questa dieta si fanno sentire assai presto: mentre
frequenta la high school, Roy è già pervenuto a una impressionante
maturità tecnica sulla tromba. Wynton Marsalis si accorge della cosa e non
gli ci vuole molto per introdurre Hargrove, ancora giovanissimo, nel giro
del jazz che conta. L’esordio di Roy nel mondo dei ‘grandi’ (sia in fatto
di età che di valore) avviene infatti al fianco di Bobby Watson, Carl
Allen e lo stesso Marsalis. Ma davanti a sé Roy ha ancora studi da
compiere: va al Berklee e da lì a New York. Divenuto l’emblema di una
nuova generazione di abilissimi jazzisti, i cosiddetti Young Lions,
registra e va in tour con Sonny Rollins, Jackie McLean, Oscar Peterson,
Frank Morgan, Dave Brubeck, Herbie Hancock, Shirley Horn, mentre anche la
sua attività da leader decolla velocemente. Viene messo sotto contratto
dalla Verve, per la quale pubblica dischi che vanno nelle più varie
direzioni: bop acustico, ballad con archi, latino, funky-hip hop. Dopo
le scorribande in quel funky contemporaneo che ha sempre dimostrato di
amare, Hargrove è tornato da un paio d’anni a farsi ascoltare alla testa
di un quintetto acustico: una band che si è da subito rivelata una delle
più emozionanti dell’attuale panorama concertistico, merito anche dei
superlativi musicisti di
cui Hargrove si è circondato.
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Mercoledì 8 aprile RUSSI
(RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00 STEFANO BOLLANI QUINTET “I
VISIONARI” Stefano Bollani – pianoforte; Mirko Guerrini – sax;
Nico Gori – clarinetti; Stefano Senni – contrabbasso; Cristiano
Calcagnile – batteria
Quando uscì, nel 2006 per la Label Bleu,
l’omonimo disco d’esordio del quintetto I Visionari divenne subito un best
seller. A dare una forte personalità alla musica interveniva la scelta di
Bollani di rendere partecipe del processo creativo tutto il gruppo, in una
sorta di lavoro collettivo. Il quintetto, da allora, è divenuto una delle
formazioni principali di Bollani, un punto fermo in mezzo
all’inarrestabile turbinio delle sue collaborazioni con artisti della più
varia estrazione: Enrico Rava, Caetano Veloso, Bobby McFerrin, la Banda
Osiris, Elio e le Storie Tese, Gato Barbieri, Pat Metheny, Michel Portal,
Paolo Fresu, Richard Galliano… Nella musica dei Visionari fluttuano
citazioni musicali eterogenee, in un divertissement tra jazz,
classica, canzone italiana e rimandi popolari. Insomma, una musica che si
muove come un equilibrista su un filo, intessuto al contempo di serietà e
ironia. Celebre ormai anche come intrattenitore televisivo e
radiofonico, nonché come scrittore, Bollani non fa che estendere in questi
ambiti il suo gusto per la narrazione e la battuta sagace, che si ritrova
anche nella musica dei Visionari. Questa procede infatti come una
narrazione romanzesca, nella quale la tensione è stemperata nella vivacità
più sfrenata, la malinconia nel frammento umoristico.
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Giovedì 9 aprile CORREGGIO
(RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio
Jazz” MARIA PIA DE VITO / DAVID LINX / DIEDERIK
WISSELS Maria Pia De Vito – voce; David Linx – voce;
Diederik Wissels – pianoforte ROBERTA GAMBARINI
QUARTET Roberta Gambarini – voce; Tamir Hendelman –
pianoforte; Neil Swainson – contrabbasso; Willie Jones lll –
batteria
Una serata sull’ottovolante del canto
jazzistico, prima con le imprevedibili sovrapposizioni vocali di Maria Pia
De Vito e David Linx, poi con l’aureo classicismo di Roberta Gambarini:
due visioni marcatamente diverse delle possibilità della voce umana in
ambito jazzistico, accomunate dalla stupefacente maestria tecnica e lo
splendore timbrico che caratterizzano tutti i protagonisti del doppio
concerto. Il belga David Linx e l’olandese Diederik Wissels sono ormai
una coppia musicale inseparabile. Una delle molte direzioni in cui si è
sviluppata la loro collaborazione è la ricerca sulla musica a più voci,
che ha coinvolto Maria Pia De Vito (fresca vincitrice del Top Jazz
assegnato da Musica Jazz) e anche la danese Fay Claassen. Nell’ambito del
più innovativo jazz di matrice europea, si incontrano qui le sensibilità
assai caratteristiche della cultura mediterranea e di quella
nordica. Fresca del nuovo album So In Love e della vittoria
del referendum tra i critici indetto dalla rivista statunitense Down Beat
(come miglior voce femminile emergente dell’edizione 2008), Roberta
Gambarini è senza dubbio l’artista italiana più affermata sulla scena jazz
statunitense. Ne fanno fede le sue altolocate collaborazioni, la cui lista
è in continua crescita: Michael Brecker, Ron Carter, Herbie Hancock, Slide
Hampton, Roy Hargrove, Jimmy Heath, James Moody, Hank Jones, Toots
Thielemans…
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Martedì 14 aprile: ore 10-13,
ore 15-18 Mercoledì 15 aprile: ore 10-13, pomeriggio: prove
aperte RAVENNA, TEATRO RASI “Mister
Jazz” WORKSHOP di CANTO “Voce: istruzioni per
l’uso” con CARLA MARCOTULLI e la partecipazione di Dick
Halligan
Mercoledì 15 aprile RAVENNA,
TEATRO RASI, ORE 21:00 CARLA MARCOTULLI & DICK
HALLIGAN feat. Sandro Gibellini & Quartetto Dorico “How Can I
Get To Mars?” Carla Marcotulli – voce; Dick Halligan –
pianoforte; Sandro Gibellini – chitarra Quartetto Dorico: Donatella
Bonanni – violino; Gabriele Baffero – violino; Antonello Leofreddi –
viola; Alessandra Montani – violoncello
La formazione di Carla Marcotulli
(sorella della non meno celebre Rita) è stata una full immersion
negli ambienti più fervidi del jazz italiano dei primi anni Ottanta, da
Massimo Urbani a Giovanni Tommaso, Larry Nocella, Furio Di Castri, Nicola
Stilo, Maurizio Giammarco, Pietro Tonolo, Luigi Bonafede, Flavio Boltro…
Successivamente la Marcotulli ha espanso la sua attività ben oltre il
mainstream, lambendo territori più sperimentali e studiando anche canto
classico. Questa sua specializzazione le permette di far correre
parallelamente alla carriera jazzistica anche quella di cantante
lirica. L’approccio al jazz cantato della Marcotulli è in buoni
rapporti con la lezione statunitense. Tant’è che le esperienze romane al
fianco di Chet Baker si sentono ancora oggi nel suo modo di affrontare le
canzoni con accompagnamento di archi racchiuse nel suo più recente album:
How Can I Get To Mars? (Act, 2008). Questo lavoro, nato dalla
stretta collaborazione con Antonello Leofreddi del Quartetto Dorico, ha
trovato un punto di svolta magistrale nell’intervento di Dick Halligan in
qualità di arrangiatore e pianista. Dello strepitoso curriculum di
Halligan è sufficiente ricordare che è stato tra i fondatori, nonché
arrangiatore, dei Blood, Sweat & Tears. Ma oltre che sul palco,
nell’ambito di Crossroads, la Marcotulli salirà anche in cattedra per il
tradizionale appuntamento con il workshop di Mister Jazz. La Marcotulli,
che è docente di canto jazz presso il Conservatorio “G. Tartini” di
Trieste e il conservatorio di Trapani, sarà affiancata anche in questo
caso da Dick Halligan.
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Venerdì 17 aprile CESENATICO
(FC), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00 AL FOSTER
QUARTET Eli Degibri – sax tenore; Danny Grissett – pianoforte;
Doug Weiss – contrabbasso; Al Foster –
batteria
“Aveva un tale groove da
mandarmi gambe all’aria…: tutto quello che desideravo in un batterista, Al
Foster ce l’aveva”. Così Miles Davis riassumeva le ragioni che lo spinsero
a sostituire Jack DeJohnette con Foster nel suo gruppo elettrico, nel
1969. Venendo ai giorni nostri, a quasi 20 anni dalla scomparsa di Davis,
non possiamo fare a meno di sentirne ancora l’enorme influenza sulla scena
jazzistica, non fosse altro perché, come Foster, un gran numero delle
attuali star del jazz si sono forgiate nei suoi gruppi. Ma torniamo ad
Al Foster. Nato a Richmond nel 1944, esordisce sulla scena newyorkese
ancora minorenne. Quando registra The Thing To Do (Blue Note) con
gruppo di Blue Mitchell ha solo 16 anni. Suona a lungo nei gruppi di Joe
Henderson, Herbie Hancock e Sonny Rollins, ma lo si è ascoltato anche al
fianco di Cannonball Adderley, Thelonious Monk, Horace Silver, Freddie
Hubbard, McCoy Tyner, Wayne Shorter, Bobby Hutcherson, Pat Metheny, Randy
e Michael Brecker, Bill Evans, George Benson, Stan Getz… Oltre
naturalmente alla sua principale associazione, quella con Davis, che durò
dal 1969 al 1985 (e in maniera privata anche durante il ritiro di Davis
dalle scene: Foster era tra le poche persone che Miles continuò a
frequentare). A capo dei propri gruppi, Foster dimostra la sua
pirotecnica maestria ai tamburi: la musica ne scaturisce con impeto
incendiario.
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Sabato 18 aprile RUSSI
(RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00 ENRICO PIERANUNZI &
ROSARIO GIULIANI Tribute to Monk Enrico Pieranunzi
– pianoforte; Rosario Giuliani – sax alto, sax soprano
Quello tra Enrico Pieranunzi e Rosario
Giuliani è un connubio musicale cementato ormai da molti anni di
esperienza in comune. Nel corso del tempo i due musicisti si sono esibiti
frequentemente con la formula del duo, oppure completati da una sezione
ritmica, ma li si è visti assieme anche nel più ampio organico in omaggio
al davisiano Kind Of Blue. Quanto alla musica, hanno riscosso
particolare successo i loro progetti dedicati a Ennio Morricone e a
Fellini (ovverosia alle musiche di Nino Rota). Dalla frequentazione della
musica da cinema il duo ha sviluppato la capacità di dare risalto alla
dimensione narrativa ed emotiva delle pagine musicali, cosa che rimane
evidente nel modo in cui affrontano uno dei repertori più singolari ed
affascinanti del jazz, quello di Thelonious Monk. Gli enigmi ritmici e le
melodie picassiane di brani come Monk’s Mood e
Pannonica, ’Round Midnight e Bemsha Swing
assumeranno nuova luce nell’accostamento dello stile vorticoso e
incalzante di Giuliani e del pianismo di Pieranunzi, nel quale un grande
istinto per l’improvvisazione di matrice post-boppistica convive con
un’indole cameristica e raffinata.
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Mercoledì 22
aprile CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio
Jazz - AterMundus” UNKNOWN REBEL BAND direttore
Giovanni Guidi Fulvio Sigurtà – tromba, flicorno; Mirco
Rubegni – tromba, flicorno; Daniele Tittarelli – sax alto; Dan
Kinzelman – sax tenore; Davide Brutti – sax baritono; Mauro Ottolini –
trombone, tuba; Giovanni Guidi – pianoforte, direzione; Giovanni
Maier – contrabbasso; Emanuele Maniscalco, João Lobo – batteria,
percussioni produzione originale
Nato a Foligno nel 1985, Giovanni Guidi
si sta velocemente imponendo come una delle figure più dinamiche, e
giovani, del jazz italiano. Dopo i primi approcci con la batteria,
Giovanni si converte al pianoforte e, quindi, al jazz. Mentre segue i
regolari studi al conservatorio, non trascura la formazione specifica per
la musica improvvisata, studiando anche con Danilo Rea e Rita Marcotulli e
seguendo i seminari di Umbria Jazz e Siena Jazz. La partecipazione ai
gruppi di Enrico Rava a partire dal 2004 (i Rava Under 21, i Next
Generation, poi la Special Edition e il Quintetto) offrono a Guidi
un’enorme visibilità. La sicurezza con la quale domina la scena, e la
tastiera, gli permette di proseguire con altre collaborazioni di rilievo
(Mauro Negri, Lello Pareti, la Cosmic Band di Gianluca Petrella) e di
presentarsi alla guida di sue formazioni. Anche per queste il successo è
subitaneo: Guidi esordisce su etichetta CAM (per la quale ha da poco
registrato un nuovo disco: The House Behind This One) mentre lo
scorso anno ha vinto il referendum Top Jazz del mensile Musica Jazz come
miglior nuovo talento italiano. Nell’organico della Unknown Rebel Band,
creata appositamente per questa occasione concertistica, troviamo
musicisti con cui Guidi lavora abitualmente (Kinzelman, Lobo) oltre a
numerose altre voci non meno interessanti della scena italiana. La musica,
composta da Guidi, trova riferimenti storici nella Liberation Music
Orchestra, l’orchestra di Carla Bley, la Freedom Now Suite di Max
Roach. Su questa base si innestano i più celebri temi musicali che hanno
accompagnato i grandi movimenti rivoluzionari della storia. Saranno
infatti questi il filo conduttore del progetto, che prevede la proiezione,
alle spalle del gruppo, di un’elaborazione grafica delle
vicende storiche cui la musica fa riferimento.
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Giovedì 23
aprile RUSSI (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00 ROSARIO
BONACCORSO QUARTET “Travel Notes Tour” Andy Gravish –
tromba; Andrea Pozza – pianoforte; Rosario Bonaccorso – contrabbasso;
Nicola Angelucci – batteria
Gli “appunti di viaggio” di Rosario
Bonaccorso (nato nel 1957 a Riposto, sulle pendici dell’Etna) hanno visto
la luce discografica grazie all’etichetta Parco della Musica Records:
racconti di viaggi immaginari o concreti, che finiscono per costituire un
volume di emozioni musicali. Tutte le composizioni sono opera di
Bonaccorso, che le esegue per la prima volta in veste di leader. Con
questo quartetto a suo nome, Rosario esce infatti allo scoperto dopo oltre
venticinque anni di attività come sideman di lusso, rivelando
tutta la sua scioltezza espressiva, l’intonazione impeccabile, oltre alla
capacità di far cantare il suo strumento (e di cantare assieme ad esso).
Tutte doti che trapelavano comunque chiaramente anche nelle sue numerose
prove al fianco delle principali figure del jazz italiano (Enrico Rava,
Stefano Di Battista, Roberto Gatto, Dado Moroni) nonché internazionale
(Elvin Jones, Pat Metheny, Benny Golson, Billy Cobham, Michael Brecker,
Joe Lovano, Gato Barbieri, Steve Grossman, Clark Terry, Cedar Walton,
Dianne Reeves…). Con Travel Notes possiamo finalmente apprezzare appieno
la grande maturità espressiva di Bonaccorso, in una meritata posizione al
centro della scena.
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Sabato 25 aprile FERRARA,
JAZZ CLUB FERRARA, ORE 22:00 GEORGE CABLES
TRIO George Cables – pianoforte;
Dwayne Burno – contrabbasso; Winard Harper – batteria
Una vita avventurosa quella di George
Cables (New York, 1944) e non solo da un punto di vista musicale. Muove i
primi passi nel mondo del jazz mentre è ancora intento ad approfondire lo
studio del pianoforte classico, alla New York High School of Performing
Arts (quella di Saranno famosi) e poi al Mannes College. Ancora
adolescente si esibisce con Billy Cobham, Lenny White, Clint Houston,
Steve Grossman: un gruppo di giovani destinati a un notevole avvenire
musicale. Forte di una tecnica sbalorditiva che gli permette di
assecondare all’istante le richieste musicali più impegnative, Cables
viene presto richiesto dai più importanti jazzisti del momento: Paul
Jeffrey, Max Roach, Art Blakey, Sonny Rollins (1969). Stabilitosi sulla
West Coast, lega il proprio nome a quelli di Joe Henderson (dal 1969 al
1971), Freddie Hubbard (dal 1971 al 1976), Woody Shaw e Bobby Hutcherson,
coltivando nel contempo la propria attività da leader. Cables viene poi
chiamato dal leggendario Dexter Gordon (1977-79). Nello stesso periodo
collabora anche con George Benson e, soprattutto, con Art Pepper. Il
sodalizio con Pepper (dal 1979 alla scomparsa del sassofonista nel 1982) è
documentato su una serie di dischi, per le etichette Contemporary e
Galaxy, considerati pietre miliari della storia del jazz moderno (su tutti
l’album in duo Goin' Home). Da allora Cables si è dedicato
principalmente alle proprie
formazioni, soprattutto trii, ma anche ensemble più ampi.
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Martedì 28 aprile RIMINI,
TEATRO DEGLI ATTI, ORE 21:15 FABRIZIO BOSSO & JAVIER
GIROTTO LATIN MOOD “Sol” Fabrizio Bosso – tromba,
flicorno; Javier Girotto – sax soprano, sax baritono,
percussioni; Natalio Mangalavite – pianoforte; Luca Bulgarelli – basso
elettrico; Lorenzo Tucci – batteria;
Bruno Marcozzi – percussioni
La musica proposta dal Latin Mood
guidato da Fabrizio Bosso e Javier Girotto continua a suonare fresca sera
dopo sera, a quasi tre anni dalla creazione del gruppo. Di recente, il
successo di questo progetto è stato suggellato dalla pubblicazione del
disco Sol (Blue Note, 2008), nonché da una tappa concertistica al
Blue Note di Tokyo. Nato dall’intersezione dei gruppi stabili di Bosso
e Girotto, il Latin Mood cavalca con inesauribile verve ritmica le forme
musicali del tango, la milonga, la chacarera, la bossa, ma dentro il
programma possono finire anche canzoni cubane e, soprattutto dal vivo,
standard jazzistici sudamericanizzati. Molta della musica proposta si basa
comunque sulle composizioni originali di Bosso, Girotto e Mangalavite, che
sanno restituire i paesaggi emotivi della musica argentina in maniera
sensuale ma anche frizzante, grazie al profluvio di accenti e al colorismo
strumentale. Perfetta risulta la sintesi stilistica del gruppo, tra la
lingua madre dei suoi membri argentini (Girotto e Mangalavite) e la matrice hardboppistica che caratterizza invece
la pronuncia di Bosso.
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Mercoledì 29
aprile CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio
Jazz - AterMundus” DANILO REA TRIO con ORCHESTRA
REGIONALE dell’EMILIA-ROMAGNA Danilo Rea – pianoforte; Franco
Testa – contrabbasso; Ellade Bandini – batteria Marcello Sirignano –
violino, arrangiamenti Mario Menicagli – direzione produzione originale
Danilo Rea (nato a Vicenza nel 1957 ma
cresciuto musicalmente sulla scena romana) è oggi tra i pianisti italiani
più rappresentativi nel campo della musica improvvisata. La sua fama,
ormai esportata in ogni continente, è cresciuta soprattutto attorno alle
esibizioni con piccoli organici, dal trio (celeberrimi i Doctor 3 e il
Trio di Roma) al duo con vari partner (Roberto Gatto, Paolo Damiani,
Stefano Di Battista, Renato Sellani…) sino alla performance in completa
solitudine. Ma per questa sua partecipazione a Crossroads, Rea sarà il
protagonista di una produzione originale i cui numeri saranno tutt’altro
che cameristici. Il contesto del jazz con orchestra (d’archi o comunque
classica, non la semplice big band jazzistica), tra i più ambìti dai
solisti, vanta un’illustre serie di protagonisti: Charlie Parker, Bill
Evans, Clifford Brown, Stan Getz, Wes Montgomery… L’incontro tra le
sonorità classiche e quelle jazzistiche tende a estrarre, da queste
ultime, le venature più liriche. In ciò Rea, pianista dallo spiccato senso
melodico, si troverà sicuramente su un terreno congeniale, eseguendo un
programma di brani originali e della tradizione sia jazz che classica.
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Giovedì 30 aprile BOMPORTO
(MO), TEATRO COMUNALE, ORE 21:15 REA / ZEPPETELLA / TAVOLAZZI /
ROMANO Tributo a Antonio Carlos Jobim Danilo Rea –
pianoforte; Fabio Zeppetella – chitarra; Ares
Tavolazzi – contrabbasso; Aldo Romano – batteria
Il quartetto composto da Rea,
Zeppetella, Tavolazzi e Romano è una creatura ancora giovane, ma non ha
perso tempo, incidendo per la Emarcy/Universal Jobim Variations,
un album suddiviso tra le composizioni originali del gruppo e la rilettura
di diversi brani di un’icona della musica brasiliana moderna: Antonio
Carlos Jobim. Ed è appunto attorno a questo omaggio a Jobim che si
articola il loro concerto: un affondo nella forma canzone, attraverso
melodie dalla fama ormai universale, da The Girl From Ipanema a
Corcovado e innumerevoli altre. In più c’è l’incontro tra la
pulsazione del jazz e i ritmi della bossa, che a cinquant’anni dal loro
primo risuonare conservano ancora tutta l’originaria freschezza. Fulcro
del quartetto, che pone in posizioni paritetiche musicisti dall’ormai più
che affermata carriera, è il chitarrista Fabio Zeppetella. Nato a
Terracina, negli oltre venticinque anni della sua carriera da
professionista Zeppetella ha suonato in maniera stabile nel gruppo Area 2,
nei Noisemakers di Roberto Gatto, in quartetto con Kenny Wheeler,
collaborando poi anche con Lee Konitz, Tom Harrell, Steve
Grossman, Massimo Urbani, Enrico Rava, Stefano Bollani…
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Sabato 2
maggio SANTARCANGELO (RN), TEATRO SUPERCINEMA, ORE
21:15 “Santarcangelo in Jazz” BOSSO / LAURENT /
TEXIER / ROMANO “Desireless” Special tribute to Don
Cherry Fabrizio Bosso – tromba; Géraldine Laurent – sax
alto; Henri Texier – contrabbasso; Aldo Romano – batteria produzione originale in collaborazione con: Festival “Les
rendez-vous de l’Erdre” di Nantes, Regione Pays de la Loire, Regione
Emilia-Romagna
Il trombettista americano Don Cherry
(1936-1995) è stato uno dei protagonisti significativi della storia del
jazz, conquistandosi uno spazio personale tra i grandi innovatori di
questa musica. Originario di Oklahoma City ma cresciuto a Los Angeles, ha
poi vissuto a lungo anche in Europa. Il suo percorso artistico è stato un
‘vagabondaggio culturale’ tra gli stili più disparati: dagli albori del
free jazz con Ornette Coleman al post-punk dei Rip Rig & Panic,
passando per John Coltrane, Sonny Rollins, Albert Ayler, George
Russell… “Desireless” è un concerto in tributo al Don Cherry
compositore, al suo ‘spirito’ musicale, attraverso la realizzazione di
nuovi arrangiamenti delle sue musiche e la composizione di brani originali
ispirati al grande artista. Questa produzione originale coinvolge
musicisti francesi e italiani di primissimo piano, riuniti attorno alla
figura del batterista Aldo Romano. Assieme a Romano, che risiede a Parigi
dal 1947 (ma è nato in Italia), troviamo un altro vecchio collaboratore di
Cherry quale il contrabbassista francese Henri Texier, mentre ai fiati ci
sono due giovani che bene incarnano la sua ‘musica di
poesia’: l’italiano Fabrizio Bosso e la francese Géraldine
Laurent.
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Mercoledì 6 maggio RIMINI,
TEATRO DEGLI ATTI, ORE 21:15 TOM HARRELL & DADO MORONI
DUO “Humanity” Tom Harrell – tromba, flicorno; Dado
Moroni – pianoforte
L’abbinamento tromba-pianoforte non è,
come potrebbe sembrare, un organico anomalo. A risalire la storia del jazz
se ne ritrovano esempi sin dalle origini, e che esempi: da King Oliver con
Jelly Roll Morton a Louis Armstrong con Earl Hines. Humanity
(Abeat, 2007) non è il primo cimento in duo per Tom Harrell, musicista
dalla salute sciagurata ma sul quale il contatto con la tromba pare avere
un effetto taumaturgico, facendolo riemergere da un mondo, per i più,
impenetrabile. Prima che con Dado Moroni, Harrell aveva già saggiato
questa situazione strumentale con Jacky Terrasson e con Baptiste
Trotignon. Ma oggi più che allora, Harrell interpreta alcuni noti standard
in maniera da lasciare stupiti: i brani proposti aprono un varco verso un
mondo parallelo in cui le emozioni non sono parole ma note. Basta sentire
l’amore e il rispetto con cui il trombettista porge la melodia, flirtando
poi a lungo con il tema anche durante le improvvisazioni, con una
semplicità traboccante di pathos, mentre Moroni arricchisce il tessuto
armonico, sdoganando in piena epoca moderna alcuni cimeli di un’era
jazzistica lontana nel tempo. Il totale accordo tra i due musicisti
conferisce un senso di smagliante contemporaneità alla musica, giocata sui
contrasti tra la rigogliosa fantasia armonica della tastiera e l’olimpica
linearità delle improvvisazioni di Harrell, dietro la cui enorme
creatività pare non celarsi, da parte del trombettista, sforzo alcuno. Il
feeling dei due musicisti nei confronti del repertorio scelto e anche
l’evidente sorpresa reciproca di fronte al fluire dell’invenzione musicale
conferiscono a questo incontro l’aspetto di
una sublime epifania.
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Giovedì 7 maggio FIORANO
MODENESE (MO), TEATRO ASTORIA, ORE 21:00 BARBARA CASINI
“FORMIDABLE!” feat. Fabrizio Bosso, Pietro Lussu, Ares
Tavolazzi Le canzoni di Charles Trenet Barbara
Casini – voce; Fabrizio Bosso – tromba;
Pietro Lussu – pianoforte; Ares Tavolazzi – contrabbasso
Tre jazzisti assai noti e attivi in
ambito mainstream chiamati al servizio di una voce che è ormai sinonimo di
canzoni dal forte sapore geografico: in passato soprattutto sudamericano,
ora, con questo omaggio a Charles Trenet, francese (ma certamente non
mancherà anche in questa occasione un tocco di colore latino). Barbara
Casini ci rivela Trenet (1913-2001) come un autore capace di descrivere e
commentare l’intero Novecento, passando dall’arguzia delle sue canzoni
giovanili all’affettuoso umorismo delle pagine degli ultimi anni. La
Casini potrà attingere a un repertorio sterminato, vista la longevità
artistica di Trenet, che come autore non ha mai conosciuto periodi di
appannamento: dal primo successo di Boum (era il 1939) alle
ancora raffinate pagine create negli anni Novanta. Diverse canzoni di
Trenet, come Que reste-t-il de nos amours? (in inglese diventa
I Wish You Love) sono entrate nel repertorio di altri cantanti,
spesso ai confini tra pop e jazz. La Casini, che è nata a Firenze nel
1954, ha mostrato sin da ragazza la sua predilezione per la musica
brasiliana. Ma non ha mancato di collaborare con importanti jazzisti
italiani, tra i quali ricordiamo Luigi Bonafede, Enrico Rava,
Stefano Bollani, Giovanni Tommaso, Roberto Gatto, Paolo Silvestri.
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Sabato 9 maggio CORREGGIO
(RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00 “Correggio
Jazz” GERI ALLEN TRIO + special guest Maurice
Chestnut Jazz meets tip-tap dance Geri Allen –
pianoforte; Darryl Hall – contrabbasso; Kassa Overall –
batteria Maurice Chestnut – tapdancer
C’è un certo tipo di jazz ascoltando il
quale non si possono tenere fermi i piedi. Di certo, davanti al trio di
Geri Allen il ballerino di tip tap Maurice Chestnut (oggi ventiquattrenne,
ma in pista già dall’età di nove anni, quando faceva parte del New Jersey
Tap Ensemble) non avrà difficoltà a trovare ritmi stimolanti. Geri
Allen si è affacciata sulla scena musicale newyorkese verso la metà degli
anni Ottanta, dopo un lungo percorso di studi (anche con Marcus Belgrave e
Kenny Barron) che dal nativo Michigan l’ha condotta prima a Detroit e poi
a New York e Pittsburgh. Il movimento M-Base che ruotava attorno a Steve
Coleman (col quale la Allen ha registrato diversi dischi) fu il suo
trampolino. Iniziò quindi a proporsi come leader, incidendo anche in una
formazione paritetica con Charlie Haden e Paul Motian. Le sue
collaborazioni, che spaziano da Ron Carter a Tony Williams, Jack
DeJohnette, Ornette Coleman, Betty Carter e Charles Lloyd, le hanno
permesso di affermarsi definitivamente nel corso degli anni Novanta,
imponendola come una delle principali esponenti del mainstream del
decennio. Posizione di primato che la Allen ha conservato sino a oggi,
coltivando sia uno stile più sperimentale e aggressivo che una vena lirica
di insuperabile cantabilità.
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Sabato 23 maggio IMOLA
(BO), TEATRO DELL’OSSERVANZA, ORE 21:15 LYDIAN SOUND ORCHESTRA
+ special guest DON MOYE diretta da Riccardo Brazzale “Music Is My
Mistress” The “M” Factor: Morton, Mingus, Monk, Miles & the Main
Master Tributo ai grandi compositori della musica
improvvisata Pietro Tonolo, Nicola Fazzini, Rossano
Emili – sassofoni; Kyle Gregory – tromba; Roberto Rossi – trombone;
Dario Duso – tuba; Paolo Birro – pianoforte; Marc Abrams –
contrabbasso; Mauro Beggio – batteria; Don Moye – percussioni
Riccardo Brazzale – direzione, arrangiamenti produzione originale
Fondata nel 1989 da Riccardo Brazzale,
che ne cura sia gli arrangiamenti che la direzione, la Lydian Sound
Orchestra ha raccolto negli ultimi tempi riconoscimenti adeguati
all’elevato livello tecnico e alla forte personalità delle sue proposte
musicali. Intanto, proprio nella più recente edizione del referendum Top
Jazz indetto dal mensile Musica Jazz, Riccardo Brazzale (Thiene, 1960) si
è affermato come migliore compositore/arrangiatore. Ma anche l’orchestra
ha fatto sentire la sua crescente importanza sulla scena italiana ed
europea, piazzandosi al secondo posto nella categoria riservata ai
migliori gruppi italiani dello stesso referendum. L’organico
dell’orchestra è pressoché stabile e annovera solisti di rilievo, qui
chiamati a lavorare in un’ottica collettiva: le pagine musicali ideate da
Brazzale sottintendono infatti la partecipazione creativa dei membri della
LSO, che plasmano la musica con una libertà individuale che ricorda gli
ideali del Jazz Workshop mingusiano. In più, unicamente per la data
imolese, alla Lydian si aggiungerà Don Moye, storico percussionista
dell’Art Ensemble Of Chicago. Nel programma appositamente preparato per
la sua partecipazione a Crossroads, la Lydian effettuerà un excursus
storico, affrontando composizioni di alcuni magistrali protagonisti della
musica afroamericana, da Jelly Roll Morton a Thelonious Monk, da Miles a
Monk, da Mingus al Miglior Maestro, Duke Ellington, tutti
accomunati dal fattore “M”, quello che portò Ellington a titolare
l’autobiografia Music Is My Mistress. Nulla di meglio per poter
saggiare gli scultorei arrangiamenti di Brazzale, in bilico tra la
pronuncia dello slang jazzistico e l’accento forbito della musica colta
europea.
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