Venerdì 25 febbraio
CASALGRANDE (RE), TEATRO FABRIZIO DE ANDRÉ, ORE 21:15
ENRICO RAVA & DANILO REA DUO
Enrico Rava - tromba, flicorno; Danilo Rea - pianoforte
Danilo Rea arriva a inaugurare la dodicesima edizione di Crossroads fresco della vittoria del
Top Jazz, il referendum indetto annualmente dal mensile Musica Jazz tra i critici specializzati. Assieme a lui ci
sarà un altro musicista che nel corso degli anni ha collezionato un notevole numero di premi, dal danese Jazzpar a
ripetute affermazioni proprio nel Top Jazz: Enrico Rava.
Rava e Rea sono due dei jazzisti italiani più noti a livello mondiale eppure, nonostante la loro intensa attività
concertistica, ascoltarli assieme nell'icastica formula del duo non è cosa comune. La situazione promette di far
scoccare momenti di intenso lirismo, vista la propensione di entrambi all'aforisma sonoro poetico. Ma per quanto
la formula del duo sia per sua natura introspettiva per la capacità di mettere a nudo ogni linea strumentale, non
dubitiamo che tra i due musicisti esploda anche qualche fuoco d'artificio: oltre a cesellare temi trasognati, Rava
e Rea sanno infatti come far scattare la frase ascendente, il fraseggio improvvisamente veloce, tenendo il pubblico
inchiodato a una narrazione musicale continuamente avvincente.
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Venerdì 4 marzo
CESENATICO (FC), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
MANOMANOUCHE QUINTET
Tribute to Django Reinhardt
Diego Borotti - sassofoni; Massimo Pitzianti - fisarmonica, bandoneon;
Nunzio Barbieri - chitarra acustica; Luca Enipeo - chitarra acustica;
Pierre Steeve Jino Touche - contrabbasso
Nel 2011 i Manomanouche festeggiano il decennale della loro carriera, tutta dedicata alla
celebrazione della musica zigana dall'inconfondibile scorrevolezza melodica e i ritmi sincopati e 'rubati': lo
stile manouche, appunto. Con il nume della musica manouche, Django Reinhardt, a fare da inesauribile fonte di
ispirazione, i Manomanouche si sono ormai da tempo imposti come una delle formazioni di riferimento per questo
affascinante repertorio che profuma di musica francese anni Trenta, con i suoi valzer, i motivi di musette, i
passi di danza gitani e una spruzzata di jazz. L'autorevolezza dimostrata dai Manomanouche fa sì che il loro
tributo a Reinhardt sia tutt'altro che un'operazione nostalgica: la vivacità dei nuovi arrangiamenti preparati
sulla base dei temi di Django, la capacità di inserirvi un tocco di cantabilità italiana assieme alle composizioni
originali della band creano un emozionante rinnovamento della tradizione swing-zigana. Nelle scelte timbriche e
strumentali del quintetto si apprezzano al contempo la fedeltà ai modelli storici e un sapiente adattamento ai
tempi moderni.
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Martedì 8 marzo
MASSA LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00
STEFANO SAVINI & EQUARTET
Stefano Savini - chitarre, composizione;
Gian Maria Matteucci - clarinetto, clarinetto basso e piccolo; Guido Facchini - pianoforte;
Stefano Ricci - contrabbasso, basso el.; Mauro Gazzoni - batteria
La musica dell'Equartet (va pronunciato non all'inglese, bensì con l'accento del dialetto
romagnolo) sfrutta gli stimoli più sofisticati come quelli più ruvidi del jazz europeo, rivissuto attraverso una
serie di composizioni e arrangiamenti che sono sempre firmati da Savini. Nell'effetto 'crogiolo' di questo
repertorio emergono echi della musica colta del Novecento e della musica popolare italiana, sui quali
l'improvvisazione jazzistica si muove senza imbarazzo. L'aspetto assai immaginifico e visionario della musica
dell'Equartet ha fatto sì che il gruppo si sia spesso dedicato all'accompagnamento di proiezioni.
Stefano Savini ha seguito un percorso formativo sia in campo classico che jazzistico, mentre nella sua attività
professionale ha avuto esperienze a largo raggio, che includono anche il pop e il rock. Ha già all'attivo diversi
lavori discografici, tra cui Nopop, in co-leadership con Stefano Ricci (Quintorigo), e Cortile, che gli è valso
l'apprezzamento di Paolo Fresu: "Un lavoro interessante e ben suonato, una musica nuova e fuori dai cliché...".
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Mercoledì 9 marzo
RIMINI, TEATRO DEGLI ATTI, ORE 21:15
FRANCO D'ANDREA QUARTET + special guest DAVE DOUGLAS
Franco D'Andrea - pianoforte; Dave Douglas - tromba;
Andrea "Ayace" Ayassot - sax alto; Aldo Mella - contrabbasso; Zeno de Rossi - batteria
prima assoluta
Lo scorso gennaio, Franco D'Andrea è stato insignito a Parigi del premio di musicista europeo
dell'anno dall'Académie du Jazz de France. Per quanto il pianista meranese sia avvezzo a ricevere onorificenze
musicali (si è ripetutamente affermato nelle classifiche del Top Jazz sia come musicista che per i suoi gruppi e
le realizzazioni discografiche), questo nuovo riscontro internazionale la dice lunga sullo stato di grazia della
sua musica negli anni più recenti.
L'ampiezza della visione sonora di questo decano dei pianisti italiani è cresciuta attorno al fulcro di una
concezione sia tematica che armonica assai personale, che ha trovato momenti privilegiati nelle esibizioni in piano
solo e alla guida di gruppi allargati sino a 11 elementi. Ma è con il suo quartetto, la cui formazione è stabile
ormai da numerosi anni, che D'Andrea ha trovato lo stimolo perfetto per rilanciare la sua musica in direzioni che
avvincono per il continuo senso dell'imprevedibile, per la ricerca che non finisce mai in vicoli ciechi, per i brani
che crescono in un arco ininterrotto di tensione espressiva.
Nel 2011 cade inoltre il suo settantesimo compleanno, che D'Andrea festeggerà con uno speciale tour del quartetto,
al quale si unirà un ospite d'eccezione capace di dare particolare lustro alla ricorrenza: Dave Douglas.
L'appuntamento a Crossroads sarà la prima data assoluta di questa inestimabile collaborazione.
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Giovedì 10 marzo
SOLAROLO (RA), SALA POLIVALENTE - RESIDENZE "PRIMO VANNI", ORE 21:00
GUINGA & BARBARA CASINI
voci & chitarre
Se si trattasse di sport e non di musica, quello tra Guinga e la Casini sarebbe certamente un
derby: il Brasile DOC del cantautore di Rio incontra la voce più brasiliana d'Italia, quella di Barbara Casini.
Riflettori puntati sulla musica popolare brasiliana dunque: nelle loro esibizioni in duo Guinga e la Casini da
questo vasto e variopinto repertorio estrapolano le canzoni più frizzanti, i ritmi più adrenalinici, inframmezzandoli
con brani dall'atmosfera che si fa d'improvviso toccante e rarefatta.
Guinga (nato Carlos Althier de Souza Lemos Escobar, classe 1950) deve il suo nome d'arte a una storpiatura della
pronuncia del nomignolo che gli diedero da bambino a causa del colore chiaro della sua pelle: Gringo. Guinga si
fece notare già durante gli anni Settanta, quando iniziò ad accompagnare celebri cantanti brasiliani e a comporre
brani poi eseguiti da artisti come Elis Regina e Michel Legrand tra gli altri. Ma è solo dal 1990 che la carriera
di Guinga prende davvero slancio, con la pubblicazione del suo primo album, prodotto da Ivan Lins. Da allora Guinga
si è velocemente affermato come cantautore di riferimento della musica popolare brasiliana, che spazia tra i generi
del choro, il samba, il baião, ma anche stili più occidentali come il valzer, il blues, il jazz.
Al fianco di Guinga, Barbara Casini è nella posizione migliore per dimostrare una volta di più la sua innata
predisposizione per il repertorio carioca, del quale è ormai riconosciuta come l'interprete italiana più attendibile
e appassionata.
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Sabato 12 marzo
FERRARA, JAZZ CLUB FERRARA, ORE 21:30
JEREMY PELT QUINTET
"Men Of Honor"
Jeremy Pelt - tromba; J.D. Allen - sax tenore; Danny Grissett - pianoforte;
Dwayne Burno - contrabbasso; Gerald Cleaver - batteria
Jeremy Pelt (nato nel 1976) arriva a New York solo dopo avere perfettamente affinato la
propria tecnica trombettistica. È il 1998, e velocemente i musicisti che contano iniziano a servirsi delle sue
fenomenali capacità: dal primo ingaggio con la Mingus Big Band, durante il quale stabilisce forti legami con gli
altri mingusiani, a una girandola di star della musica afroamericana (Jimmy Heath, Frank Wess, Charli Persip,
John Hicks, Ravi Coltrane, Vincent Herring, Nancy Wilson, Cedar Walton, Louis Hayes…). Pelt è inoltre un eccellente
trombettista da orchestra, come dimostrano le sue partecipazioni alla Roy Hargrove Big Band, la Village Vanguard
Orchestra, la Duke Ellington Big Band.
Con "Men Of Honor", il suo più recente progetto da leader da poco apparso su disco per la High Note, Pelt prosegue
lungo una traiettoria che tende ad allargare e ridefinire i confini del mainstream. Il bop è qui portato al suo
punto di rottura, con strutture diramate e temi indefinibili. Vengono così messi in piena luce i lati oscuri del
jazz moderno, anche grazie all'incredibile perizia con la quale i membri del quintetto di Pelt affrontano le
situazioni imprevedibili imbastite dal leader. Si raggiungono così vertici di virtuosismo geometrico, cinetico
ed emotivo.
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Venerdì 18 marzo
MASSA LOMBARDA (RA), SALA DEL CARMINE, ORE 21:00
CHERYL PORTER JAZZ QUARTET
Cheryl Porter - voce; Paolo Vianello - pianoforte, tastiere;
Guido Torelli - contrabbasso; Gianni Bertoncini - batteria
Nata a Chicago nel 1972, Cheryl Porter studia canto lirico presso la Northern Illinois
University e inizia quindi a esibirsi in tale repertorio. Giunta in Italia nel 1995 con l'idea di proseguire
la sua carriera nell'opera lirica, la Porter avverte il richiamo della musica gospel e degli spiritual.
Stabilitasi definitivamente a Vicenza, trova il modo di continuare a coltivare tutte le proprie passioni musicali,
dalla classica al jazz. Le sue doti vocali ad ampio raggio, oltre alla sensibilità interpretativa, le permettono di
collaborare con artisti d'ogni estrazione. In ordine stilisticamente sparso: Paolo Conte, Katia Ricciarelli, Tito
Puente, Mariah Carey, Take 6, The Blues Brothers, Paquito D'Rivera, Dave Brubeck, Amii Stewart, Bob Mintzer, i
Brecker Brothers… Altrettanto vari e prestigiosi sono gli eventi nei quali la Porter è stata invitata a cantare,
dal matrimonio di Pavarotti (assieme a Bono, Bocelli e Zucchero) al Concerto per la Pace a Gerusalemme e il
Columbus Day newyorkese (con la Banda Musicale della Polizia di Stato, di cui è voce solista).
La voce della Porter, toccante e raffinata ma anche capace di sfoggiare una grande potenza, sembra fatta apposta
per sviscerare le emozioni racchiuse nel repertorio che interpreta assieme al suo quartetto jazz, che spazia dalla
popular song al blues.
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Sabato 19 marzo
CASTEL SAN PIETRO TERME (BO), CASSERO TEATRO COMUNALE, ORE 21:15
"Cassero Jazz"
FEDERICO SQUASSABIA SOLO
Federico Squassabia - pianoforte
KEITH TIPPETT & LOUIS MOHOLO DUO
Keith Tippett - pianoforte, direzione; Louis Moholo - batteria
Quando negli anni Sessanta il free jazz statunitense attecchì tra i musicisti europei, Keith
Tippett era lì. Britannico di Bristol, classe 1947, nel corso della sua lunga carriera Tippett ha dato vita a
numerose formazioni, come i giganteschi Centipede. Le collaborazioni più durature e significative lo hanno visto al
fianco di Stan Tracey, Elton Dean e di Julie Driscoll (divenuta sua moglie: Julie Tippetts), oltre che di Louis
Moholo. Per quanto lontana dalla sua estetica free, non si può tacere della partecipazione di Tippett a tre
fondamentali album dei King Crimson.
Mentre il free jazz sbarcava in Europa, un nutrito gruppo di musicisti sudafricani emigrava in Inghilterra per
sfuggire all'apartheid. Tra questi c'erano Louis Moholo, Chris McGregor, Johnny Dyani, Nikele Moyake, Mongezi Feza
e Dudu Pukwana: tutti assieme formavano la band Blue Notes e nel 1964 si stabilirono a Londra. L'incontro tra Moholo
e Tippett avvenne proprio all'interno di questo gruppo e da allora i due (spesso con Harry Miller al basso) sono
stati la sezione ritmica per eccellenza della musica britannica più creativa.
Quello tra l'avanguardia europea e gli emigrati sudafricani fu un incontro che segnò le sorti del jazz britannico:
ne venne fuori una potente sintesi tra le forme libere nordiche e il patrimonio ritmico africano.
In apertura di serata, Federico Squassabia, pianista ben inserito nella scena avant-jazz italiana (ha legato il suo
nome a Stefano Senni, Francesco Bearzatti, Danilo Gallo, Zeno de Rossi…) si esibirà in un piano solo che si
preannuncia ricco di sorprese.
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Domenica 20 marzo
CASTEL SAN PIETRO TERME (BO), CASSERO TEATRO COMUNALE, ORE 21:15
"Cassero Jazz"
NEW NEXUS GROUP
Daniele Cavallanti - sax tenore, sax baritono;
Achille Succi - sax alto, clarinetti; Emanuele Parrini - violino;
Giovanni Maier - contrabbasso; Tiziano Tononi - batteria
I Nexus sono una delle formazioni storiche del jazz italiano più inclini alla sperimentazione
dei ritmi e dei linguaggi musicali: le origini di questa band risalgono al 1980. Nei successivi venticinque anni
la musica dei Nexus è stata documentata da significative etichette nazionali, dagli esordi su Red Records alle
numerose pubblicazioni su Splasc(h). In questo lungo periodo i Nexus si sono configurati come una sorta di workshop,
un laboratorio aperto al transito di numerosi musicisti, ognuno dei quali ha saputo aggiungere una nota personale
a un'identità di gruppo che comunque è rimasta sempre forte. L'ispirazione dei Nexus proviene dalle esperienze più
intense della musica afroamericana degli anni Sessanta: Charles Mingus, Ornette Coleman, Coltrane, Archie Shepp,
Don Cherry, Art Ensemble Of Chicago... Il repertorio dei Nexus è comunque costituito prevalentemente da composizioni
originali, che rivedono in chiave contemporanea questi stimoli del passato.
Nel 2007 i Nexus si sono rinnovati: del quintetto originale rimangono i fondatori e ispiratori di questa lunga
esperienza musicale, il sassofonista Daniele Cavallanti e il batterista Tiziano Tononi, legati da una collaborazione
ormai storica, cementata anche all'interno di altre formazioni, come l'Italian Instabile Orchestra.
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Lunedì 21 marzo
MODENA, LA TENDA, ORE 21:30
KNEEBODY
"You Can Have Your Moment" Tour
Adam Benjamin - Fender Rhodes, effetti; Shane Endsley - tromba, effetti;
Kaveh Rastegar - basso elettrico, effetti; Ben Wendel - sax tenore, melodica, effetti;
Nate Wood - batteria
I Kneebody sono ormai un fenomeno di culto nel sottobosco jazzistico, con la loro "musica
creativa post-moderna": insomma quel che rimane delle vibrazioni elettro-jazz di Miles Davis nell'era dell'hip
hop. Ad ascoltarli distrattamente potrebbero riecheggiare i mitici Medeski, Martin & Wood, ma l'aggiunta dei fiati
e un impiego più trasgressivo dell'elettronica dà ai Kneebody una connotazione più epica, quasi da progressive
rock.
L'amicizia con Dave Douglas, che li ha sostenuti con la propria etichetta discografica, è certamente tornata a
vantaggio dei Kneebody, che sono ormai sulla piazza da dieci anni. Le collaborazioni individuali dei cinque
Kneebody non si fermano al solo jazz: Phil Woods, Steve Coleman, Ralph Alessi, Ravi Coltrane, ma anche Ani DiFranco,
Snoop Dogg, Chaka Kahn...
Il sottobosco del jazz pare ormai un habitat troppo stretto per una band del genere, sicuramente pronta per
attirare l'attenzione di un pubblico più ampio. E il fatto che il bassista Kaveh Rastegar sia adesso anche il
sostegno ritmico della band di Ligabue aiuterà certamente il quintetto a penetrare nelle orecchie del pubblico
italiano più giovane e rockettaro.
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Martedì 22 marzo
VIGNOLA (MO), TEATRO ERMANNO FABBRI, ORE 21:00
FRANCO AMBROSETTI SEXTET featuring GERI ALLEN
Franco Ambrosetti - tromba; Geri Allen - pianoforte;
Abraham Burton - sax tenore; Gianluca Ambrosetti - sax soprano;
Heiri Kaenzig - contrabbasso; Nasheet Waits - batteria
Franco Ambrosetti (Lugano, 1941): cinquant'anni sulla cresta del jazz europeo, sempre con
l'attenzione ben focalizzata sull'eredità statunitense di questa musica. E ciò si riscontra una volta di più
nell'incredibile cast del suo nuovo gruppo, nel quale spicca una ritmica sopraffina, talmente notevole che la
pianista Geri Allen giustamente sale agli onori del 'featuring'. Con questa nuova band Ambrosetti tiene in fondo
viva la sua lunga militanza al fianco dei grandi afroamericani: Dexter Gordon, Cannonball Adderley, Joe Henderson,
Ron Carter, Kenny Barron… Del resto i modelli sui quali sembra essersi plasmata l'eloquenza di Ambrosetti (Freddie
Hubbard e Clifford Brown) vengono da questa scuola, anche se in anni recenti il trombettista svizzero si è concesso
molte 'scappatelle' al di fuori dei territori del mainstream. E la modernità fa sicuramente parte del vocabolario
musicale di questo super-gruppo, sempre però nel rispetto dell'eredità della tradizione afroamericana.
Quanto a Geri Allen, recentemente insignita del prestigioso Guggenheim Fellowship Award, si è affermata nel corso
degli anni Novanta, imponendosi in una serie di contesti che abbracciano il mainstream in tutta la sua estensione,
da quello più canonico a quello più d'azzardo: Ron Carter, Tony Williams, Jack DeJohnette, Ornette Coleman, Betty
Carter, Charles Lloyd… In questa sua varietà di esperienze, che includono anche gli esordi sperimentali nel
movimento M-Base, la Allen si dimostra assai affine ad Ambrosetti.
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Sabato 26 marzo
FERRARA, JAZZ CLUB FERRARA, ORE 21:30
CURTIS FULLER SEXTET
Curtis Fuller - trombone;
Jim Rotondi - tromba; Piero Odorici - sax tenore;
Nico Menci - pianoforte; Paolo Benedettini - contrabbasso; Joe Farnsworth - batteria
Curtis Fuller (nato a Detroit nel 1934) sembrava in qualche modo predestinato: nella sua
città natale ebbe come compagni di scuola Paul Chambers e Donald Byrd e, sempre da ragazzo, conobbe Tommy Flanagan,
Thad Jones e Milt Jackson. Poi, all'università, fu compagno di Joe Henderson.
Fuller imbraccia il trombone all'età di sedici anni e durante il servizio militare (1953) incontra e suona con
Cannonball Adderley e Junior Mance. Congedato, entra nel quintetto di Yusef Lateef, che nel 1957 è a New York per
registrare per la Savoy e la Verve (con Dizzy Gillespie come produttore). Immediatamente si diffonde in città la
voce del talento di Fuller, che trova subito modo di registrare a proprio nome (Prestige).
Poi Alfred Lion della Blue Note lo sente suonare con Miles Davis e lo scrittura per incidere con Sonny Clark e
John Coltrane (Blue Train), oltre che come leader per quattro dischi. Fuller rimase nella scuderia Blue Note sino
agli anni Sessanta, partecipando ai lavori di Bud Powell, Jimmy Smith, Wayne Shorter, Lee Morgan e Joe Henderson.
Fuller è stato anche il primo trombonista del Jazztet di Art Farmer e Benny Golson, oltre che 'sesto uomo' dei
Jazz Messengers di Art Blakey dal 1961 al '65. Negli anni Settanta Fuller entrò nella band di Dizzy Gillespie, poi
in quella di Count Basie, per riunirsi infine con Blakey e Golson. Da allora ha continuato la carriera da leader,
sostenendo il ruolo che gli riesce meglio: quello di trombonista simbolo della più fulgida stagione del jazz moderno.
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Martedì 29 marzo: ore 10-13, ore 15-17
Mercoledì 30 marzo: ore 10-13, pomeriggio: prove aperte
RAVENNA, RIDOTTO DEL TEATRO ALIGHIERI
"Mister Jazz"
WORKSHOP di BATTERIA
con AL FOSTER
Mercoledì 30 marzo
RAVENNA, TEATRO ALIGHIERI, ORE 21:00
AL FOSTER QUARTET
Eli Degibri - sax tenore; Adam Birnbaum - pianoforte;
Doug Weiss - contrabbasso; Al Foster - batteria
Quando si nomina Al Foster si pensa subito a Miles Davis, in qualche modo trascurando le
innumerevoli altre collaborazioni d'alto livello del batterista (nato a Richmond nel 1944, ma cresciuto a New York),
in particolare quelle con Sonny Rollins, Herbie Hancock e Joe Henderson, per citare le più durature. Ma è tutta
l'alta società jazzistica che si contende il lavoro impetuoso delle sue bacchette: Cannonball Adderley, Thelonious
Monk, Horace Silver, Dexter Gordon, Freddie Hubbard, McCoy Tyner, Wayne Shorter, Cedar Walton, Hank Jones, Bob Berg,
Bobby Hutcherson, Pat Metheny, Randy e Michael Brecker, Bill Evans, George Benson, Stan Getz e una quantità
d'altri per i quali non bastano certo solo tre puntini di sospensione…
Ma è inevitabilmente l'esperienza nei gruppi di Miles Davis che ha segnato la carriera di Foster, dandogli una
visibilità tale da permettere al suo stile energico e propulsivo di imporsi come riferimento per le generazioni di
musicisti a venire. Dopo un esordio precocissimo (a 16 anni incide già con Blue Mitchell), entra nella band di
Davis nel 1969 per restarvi sino al 1985, partecipando a tutti i capolavori del suo periodo elettrico e rimanendo
a fianco del divino trombettista anche durante il suo momentaneo ritiro dalle scene. E Miles, che non era certo
tipo da regalare complimenti a nessuno, su Al Foster non trattenne mai gli elogi.
Oltre a esibirsi in concerto col suo quartetto, Al Foster sarà protagonista del tradizionale workshop di "Mister
Jazz": due giorni interamente dedicati all'insegnamento dell'arte della batteria jazz.
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Giovedì 31 marzo
LONGIANO (FC), TEATRO PETRELLA, ORE 21:00
CHIARA CIVELLO
Chiara Civello - voce, pianoforte, chitarre;
Marco Siniscalco - basso elettrico; Fabrizio Fratepietro - batteria
Nata a Roma nel 1975, Chiara Civello ottiene i primi ingaggi come cantante da Mario Raja e Roberto
Gatto. Poi, con in mano una borsa di studio per il Berklee College of Music, parte per Boston. È il 1994 e da allora
la storia della Civello è tutta statunitense. Nel 2000 si trasferisce a New York dove, grazie a un demo, ottiene un
contratto dalla Verve: nessun musicista italiano era mai arrivato a questo traguardo. Così all'uscita del primo album
per la storica etichetta (Last Quarter Moon del 2005) si torna a parlare di lei in Italia. Nel frattempo la Civello
ha definito un suo stile che non è più soltanto jazz, bensì un amalgama eterogeneo in cui prevalgono il pop e la
musica latina. Soprattutto, la Civello è adesso una cantautrice, non più semplicemente un'interprete di brani altrui.
Al disco d'esordio, che ha decretato l'immediato successo della Civello, sono seguiti The Space Between (2007) e
7752 (2010). In questo suo recente lavoro discografico la cantautrice romana si immerge nella musica brasiliana senza
perdere d'occhio la sua New York: 7752 sono infatti i km che separano la città statunitense da Rio de Janeiro, dove
è maturata l'idea dell'album. E l'armonia carioca permea di fatto queste nuove canzoni della Civello, venate però
anche di R&B e rock d'annata, e attraversate dal soffio della melodia italiana.
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Sabato 2 aprile
PIACENZA, CONSERVATORIO "G. NICOLINI", ORE 21:15
"Piacenza Jazz Fest"
DAVE DOUGLAS & BRASS ECSTASY
Dave Douglas - tromba; Vincent Chancey - corno francese;
Luis Bonilla - trombone; Marcus Rojas - tuba; Nasheet Waits - batteria
Non spaventi la formazione tutta ottoni e batteria: la Brass Ecstasy non ha nulla di eccessivamente
folklorico, né di rischiosamente sperimentale. La band, attiva già dal 2005 ma arrivata all'esordio discografico
solo nel 2009, riesce invece a produrre una musica iniettata di soul. Del resto Dave Douglas ci ha da tempo abituati
a felici sorprese: emerso nel corso degli anni Novanta, si è presto imposto come trombettista simbolo di quella zona
jazzistica nella quale mainstream e avanguardia sfumano l'uno nell'altra. Parallelamente alla propria attività
solistica, che ha dato vita a numerosi gruppi di successo, Douglas ha collaborato con i creativi newyorkesi più
influenti degli ultimi decenni: John Zorn, Don Byron, Uri Caine, Bill Frisell, assieme ai quali ha plasmato un nuovo
corso per la musica improvvisata. La consacrazione internazionale di Douglas è avvenuta grazie a una serie di dischi
realizzati per la RCA, ma va ricordato che il suo esordio discografico fu per un'etichetta italiana, la Soul Note,
nel 1993. Oggi, dall'alto della sua posizione di trombettista pluripremiato, Douglas gestisce una propria label, la
Greenleaf Music, con la quale produce anche altri musicisti, continuando così a individuare le nuove tendenze della
musica creativa.
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Domenica 3 aprile
IMOLA (BO), TEATRO DELL'OSSERVANZA, ORE 21:15
THE NICHOLAS PAYTON QUINTET
Louis Armstrong and Ella Fitzgerald Reimagination
Nicholas Payton - tromba, voce; Johnaye Kendrick - voce;
Lawrence Fields - pianoforte, Fender Rhodes; Kris Funn - contrabbasso;
Ulysses Owens - batteria
Nicholas Payton è una delle più recenti gemme musicali scaturite da quella miniera di jazz
che è New Orleans. Lì il trombettista è nato nel 1973, e sin da bambino si è nutrito di jazz: inizia a studiare
la tromba a quattro anni e a nove si esibisce già dal vivo. Poco dopo i vent'anni, Payton fa il grande balzo: Elvin
Jones se lo porta dietro in tournée, mentre la Verve non se lo fa scappare e lo mette sotto contratto per una serie
di dischi che lo impongono velocemente all'attenzione internazionale. Dopo dieci anni e sette album, nel 2003 Payton
è poi passato a un'altra major discografica, la Warner. Pur dimostrando sin da giovanissimo inequivocabili doti da
leader, oltre a uno stile trombettistico scintillante e fluviale, Payton non ha mancato di affiancare musicisti
capaci di ampliare la sua esperienza della musica afroamericana: Wynton Marsalis, Joshua Redman, Roy Hargrove, Joe
Henderson...
Con Nicholas Payton, lo stile di New Orleans trova un nuovo campione dello strumento che più d'ogni altro rappresenta
l'eredità musicale di questa città: la tromba di Louis Armstrong. Ma Payton è anche un musicista dal talento assai
articolato: si destreggia bene pure con pianoforte, contrabbasso, batteria e, non ultimo, con il canto. E in questo
suo quintetto lo si potrà appunto ascoltare nella doppia veste di cantante-trombettista (un altro non velato omaggio
all'eredità di Armstrong), affiancato da Johnaye Kendrick, vocalist dalla provata fede neworleansiana: è la voce sia
del quartetto di Ellis Marsalis che della New Orleans Jazz Orchestra. Il repertorio, ricco anche di composizioni
originali, si ispira ai memorabili duetti di Louis Armstrong con Ella Fitzgerald, reimmaginandoli in chiave
contemporanea. Video su vimeo.com (con la cantante Johnaye Kendrick) e
thejazznetworkworldwide.com.
Recensione su Wall Street Journal, 4 marzo 2011
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Giovedì 7 aprile
VIGNOLA (MO), SALA DEI CONTRARI - ROCCA DI VIGNOLA, ORE 21:00
SCOTT HAMILTON QUARTET
Scott Hamilton - sax tenore; Sandro Gibellini - chitarra;
Aldo Zunino - contrabbasso; Alfred Kramer - batteria
Quando, nel 1976, Scott Hamilton (nato a Providence, Rhode Island, nel 1954) si trasferì a New
York, dovette suscitare non poca curiosità: negli anni in cui imperversava il jazz-rock lui se ne venne fuori con
un suono puro e immacolato saldamente radicato nella tradizione tenorile degli anni Quaranta. Fortuna o lungimiranza?
A partire dagli anni Ottanta, infatti, con il definitivo ritirarsi della marea jazz-rock (e anche di fronte a
un'avanguardia sempre meno graffiante) Scott Hamilton si è imposto come tenorista per eccellenza del mainstream
jazzistico.
La storia discografica di Hamilton può ben dare un'idea del suo status di icona del sax d'estrazione swing: a partire
dal 1977 incide esclusivamente per la Concord. Nel corso di una trentina di album come leader lo si è sentito assieme
a Gerry Mulligan, Tommy Flanagan, Charlie Byrd, Al Cohn, Buddy Tate, Ken Peplowski...
L'estetica di Hamilton dopo oltre tre decenni di carriera non ha mai vacillato: così ancora oggi nel suo sax
risplendono le tinte profonde e luminose che furono di Coleman Hawkins e Ben Webster, come anche quelle corpose
di Illinois Jacquet ed Eddie 'Lockjaw' Davis. Del resto non va dimenticato che a promuovere le sorti del giovane
Hamilton, permettendogli di entrare in contatto e suonare con Anita O'Day, Hank Jones e Benny Goodman (nella cui
band militò per diversi anni), fu niente meno che Roy Eldridge.
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Sabato 9 aprile
DOZZA (BO)
"Dozza Jazz"
ENOTECA REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA, ORE 18:00
ROBERTO BARTOLI SOLO
"Il suonatore Jones"
un contrabbasso per Fabrizio De André
TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
BASSOPROFILO TRIO
feat. Giovanni Tommaso, Gabriele Mirabassi, Simone Zanchini
Gabriele Mirabassi - clarinetto; Simone Zanchini - fisarmonica;
Giovanni Tommaso - contrabbasso
Mai nome di un gruppo musicale fu più ironico, perché mettendo assieme Tommaso, Mirabassi e
Zanchini a tutto ci si può trovare di fronte fuorché a della musica di 'bassoprofilo'.
In oltre 50 anni di carriera, Giovanni Tommaso ha vissuto tutte le stagioni del jazz italiano moderno, lasciando
impronte indelebili col suo contrabbasso, a partire dal celebre Quartetto di Lucca all'exploit jazz-rock con i
Perigeo. Nel mezzo, una sequenza di collaborazioni con la crema del jazz americano (Chet Baker, Dexter Gordon,
Johnny Griffin, Art Farmer…) e della musica popolare italiana (Mina, Morandi, Dalla, Cocciante, Rino Gaetano, Anna
Oxa…). Tommaso è un artista aperto all'insolito, sempre a suo agio negli incroci tra il linguaggio jazzistico
classico e gli spunti provenienti dalle musiche contemporanee, anche pop-rock.
Pure Mirabassi si muove con funambolica agilità tra registri musicali diversi: dal colto al popolare, dal folklorico
al cantautorato. Celebri in particolare sono le sue collaborazioni con Guinga, Gianmaria Testa, Mario Brunello.
Zanchini, col suo spirito musicale eversivo e imprevedibile, capace della più suadente melodia come della più
graffiante improvvisazione, allarga ulteriormente la palette espressiva del trio.
Un altro improvvisatore fuori dagli schemi, Roberto Bartoli (noto per le collaborazioni con Paolo Fresu, Gianluigi
Trovesi, Gabriele Mirabassi, Simone Zanchini…, non meno che per le sue personali creazioni musicali), sarà
protagonista di un concerto pomeridiano liberamente ispirato a Fabrizio De André.
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Domenica 10 aprile
DOZZA (BO), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
"Dozza Jazz"
SIMONE ZANCHINI
"Better Alone"
Simone Zanchini - fisarmonica acustica, fisarmonica midi, live electronics
Zanchini è un fisarmonicista capace di inondare di pathos le pagine di Piazzolla come di
sostenere la causa della più totale ed estemporanea improvvisazione. Nel suo stile eclettico, le sonorità ricercate
convivono con un senso della forma musicale dal quale si intuiscono gli studi di fisarmonica classica.
Jazz e improvvisazione totale, musica contemporanea e classica: la varietà degli approcci musicali di Zanchini
emerge chiaramente dalle sue collaborazioni (Gianluigi Trovesi, Javier Girotto, Marco Tamburini, Paolo Fresu,
Antonello Salis, Mauro Ottolini, Han Bennink, Art Van Damme, sino ai Solisti dell'Orchestra del Teatro alla Scala
di Milano coi quali ha girato il mondo).
Tra le più recenti creazioni musicali di Zanchini c'è "Better Alone" (già apparso su disco per la Silta Records),
un solo in cui la sonorità della fisarmonica si moltiplica nelle possibilità timbriche dello strumento elettronico.
Nella migliore 'tradizione' di Zanchini, ne esce una musica anticonvenzionale, capace di spiazzare le classificazioni
di genere. La performance in solo permette a Zanchini di realizzare idee che scardinano le regole del linguaggio
musicale, e che sarebbero quindi difficilmente praticabili all'interno di un interplay di gruppo.
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Giovedì 14 aprile
RIMINI, TEATRO DEGLI ATTI, ORE 21:15
FRANCESCO BEARZATTI TINISSIMA QUARTET
plays
"X (Suite for Malcolm)"
Francesco Bearzatti - sax tenore, clarinetto;
Giovanni Falzone - tromba, effetti; Danilo Gallo - contrabbasso;
Zeno de Rossi - batteria
Musiche di Francesco Bearzatti
Progetto video a cura di Antonio Vanni - Disegni di Francesco Chiacchio
Dopo la fortunata suite dedicata a Tina Modotti, il Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti
torna alla ribalta con un nuovo progetto musicale fortemente programmatico: impegnato nell'ispirazione tematica,
solidamente strutturato nella forma e in più ampliato in dimensione multimediale. L'impatto sulla scena musicale
italiana è stato netto e immediato: con la suite dedicata a Malcolm X, Bearzatti ha catalizzato l'attenzione degli
addetti ai lavori, raccogliendo consensi entusiasti. Tant'è che è stato pluripremiato nel referendum Top Jazz indetto
dal mensile Musica Jazz: miglior disco e miglior gruppo (e in più un bel secondo posto come miglior sassofonista).
"X (Suite for Malcolm)" celebra uno dei personaggi chiave nella storia civile degli afroamericani: la 'biografia'
musicale preparata da Bearzatti, con il suo andamento incalzante, l'alternanza di stilemi jazz, rock, hip hop, di
passaggi convulsi e slanci lirici, esprime pienamente i lati più controversi dell'esistenza di Malcolm X, la forte
tensione emotiva del suo pensiero, l'avvicendarsi degli eventi storici che hanno portato il povero lustrascarpe
originario del Michigan a guidare la presa di coscienza del popolo nero.
Lo sviluppo multimediale della suite prevede la proiezione di immagini dal tratto contrastato e sofferto, proprio
come la musica e la parabola esistenziale cui essa si ispira.
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Venerdì 15 aprile
BOLOGNA, TEATRO SAN MARTINO, ORE 21:15
MICHAEL FORMANEK QUARTET
"The Rub and Spare Change"
Tim Berne - sax alto; Craig Taborn - pianoforte;
Michael Formanek - contrabbasso; Gerald Cleaver - batteria
Non è una novità ascoltare Michael Formanek in veste di leader, ma di certo non è neanche una cosa
comune: poche e distanti nel tempo sono le sue precedenti prove solistiche, specialmente quelle discografiche.
Innumerevoli invece le sue collaborazioni, nell'arco di una carriera trentennale, che lo ha visto al fianco dei
grandi del mainstream (Freddie Hubbard, Stan Getz, Chet Baker, Gerry Mulligan, Joe Henderson…) ma anche strettamente
associato ai portabandiera della nuova musica (Tim Berne, Uri Caine...).
Il nuovo quartetto di Formanek (nato nel 1958 a San Francisco, ma indissolubilmente legato alla scena musicale
newyorkese) è totalmente inedito nell'organico, ma i suoi membri hanno ripetutamente incrociato i propri strumenti
in altre situazioni, cosa che li rende ora immediatamente capaci di raggiungere un'intesa vertiginosa. E la cosa è
più che evidente nel risultato discografico "The Rub and Spare Change", pubblicato dalla ECM e inserito da DownBeat
nell'elenco dei capolavori del 2010: una musica ampiamente scritta e sapientemente strutturata, capace però di fluire
con la parvenza della totale improvvisazione e di riaccendere i fasti della scena downtown newyorkese. Ognuno, qui,
scombussola le fondamenta della musica improvvisata: Tim Berne, che riassume una vorticosa carriera da capofila
dell'avanguardia newyorkese; Craig Taborn, l'astro nascente delle tastiere nel quale pare essersi reincarnata la
visionarietà di Sun Ra; Gerald Cleaver che dipinge trame astratte dal respiro irregolare; Formanek, il cui suono
raggiunge l'apice della sontuosità mentre fa da perno per il vorticare dei compagni di musica.
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Sabato 30 aprile
LONGIANO (FC), TEATRO PETRELLA, ORE 21:00
FABRIZIO BOSSO & IRIO DE PAULA DUO
Fabrizio Bosso - tromba;
Irio De Paula - chitarra
Quello di Fabrizio Bosso e Irio De Paula è un duo ormai perfettamente consolidato, affinato da
una lunga collaborazione nata nel 2003 in maniera del tutto occasionale (per la registrazione di Once I Loved per
la Philology) eppure sviluppatasi in un connubio tra i più stimolanti nell'ambito di quel filone assai seducente
che è il jazz meets Brazil.
Nei loro incontri i due musicisti sfoderano il lato più pirotecnico, estroverso e vivacemente ritmato delle
rispettive esperienze musicali, quella jazzistica di Bosso e quella della musica popolare brasiliana di De Paula.
Lo straripante flusso melodico e le delicate trame della bossa sono l'altro risvolto di una musica ricca di incanto
e senso della sorpresa. Standard jazz e colossi della musica carioca (da Jobim a Marcos Valle) rivivono nell'originale
trattamento conferito loro dai due musicisti, che si abbandonano all'improvvisazione con identico trasporto.
Bosso, dalle sue prime affermazioni sul finire degli anni Novanta a oggi, si è imposto come il trombettista più
estroso del jazz italiano, parimenti a suo agio nel solco della grande scuola hard bop come in esperienze musicali
più 'mondane', che lo hanno portato a far parte di gruppi di enorme popolarità extra-jazzistica.
De Paula (nato a Rio de Janeiro nel 1939 e residente in Italia dal 1970) ha offerto i raffinati virtuosismi della
sua chitarra ai più grandi esponenti della musica sudamericana (Baden Powell, Eumir Deodato, Astrud Gilberto, Chico
Buarque, Gato Barbieri) ma anche a jazzisti come Archie Shepp, Don Pullen e Chet Baker.
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Giovedì 5 maggio
IMOLA (BO), TEATRO DELL'OSSERVANZA, ORE 21:15
DANIELE D'AGARO ADRIATICS ORCHESTRA
meets PAOLO FRESU
Daniele D'Agaro - sax tenore, clarinetto, direzione;
Paolo Fresu - tromba, flicorno;
Sean Bergin - sax soprano, sax tenore, flauti, fisarmonica diatonica;
Tobias Delius - sax tenore, clarinetto; Davide Ghidoni - tromba, flicorno;
Mauro Ottolini - trombone, tuba; Saverio Tasca - vibrafono, marimba;
Bruno Marini - organo Hammond, clarinetto basso, sax baritono;
Stefano Senni - contrabbasso; Han Bennink - batteria
produzione originale
Il nome sembra provenire dal mare, ma l'Adriatics Orchestra fu creata da Daniele D'Agaro nel 2006
in occasione della prima edizione del festival I Suoni della Montagna, che si svolge sulle Alpi Carniche del Friuli
e che da allora ruota interamente attorno alle capacità dell'originale schiera di musicisti: dall'interno
dell'orchestra si originano infatti numerose piccole formazioni, che non fanno altro che confermare il valore
solistico di ogni componente di questo organico. La forza dell'Adriatics sta appunto nel suo mettere assieme una
serie di improvvisatori di grande maestria e fama individuale. Nella selezione del cast musicale si sente
particolarmente la lunga esperienza olandese di D'Agaro, che da quel paese ha convocato strumentisti di prestigio
come Han Bennink, Sean Bergin e Tobias Delius: tutti musicisti coi quali D'Agaro ha collaborato a lungo ben prima di
creare questo grande ensemble. Legami e intesa artistica altrettanto saldi uniscono poi il sassofonista friulano
agli altri italiani che compongono l'Adriatics.
Come si dice in certi casi, la regola musicale dell'Adriatics è che non ci sono regole: l'improvvisazione collettiva
è lo sport preferito da questa formazione, le composizioni sono spunti dai quali decollano imprevedibili, ironiche,
avventurose scorribande improvvisative.
In occasione dell'apparizione a Crossroads, l'Adriatics accoglierà nelle proprie fila Paolo Fresu, dando vita a un
progetto inedito: una spinta in più per il senso di sorpresa musicale che l'orchestra sa offrire.
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Sabato 7 maggio
SANTARCANGELO (RN), TEATRO SUPERCINEMA, ORE 21:15
"Santarcangelo in Jazz"
URI CAINE
"Solitaire"
Uri Caine - pianoforte
in collaborazione con Rosalba Di Raimondo Artist Management
Uri Caine (Philadelphia, 1956) è uno dei jazzisti più enciclopedici che sia dato ascoltare: la
vastità dei suoi interessi permea le numerose direzioni verso cui ha indirizzato la propria scrittura musicale,
le formazioni da lui stesso guidate come le collaborazioni con altri musicisti (dei più diversi: Don Byron, Dave
Douglas, John Zorn, Terry Gibbs, Clark Terry, Paolo Fresu…).
L'eclettismo di Caine si manifesta in una stratificata sovrapposizione di stili, dai più popolari (le musiche della
tradizione ebraica, le canzonette teatrali che infarciscono il songbook jazzistico…) ai più colti, come la
moltitudine di compositori classici (Mahler, Wagner, Beethoven, Bach e Schumann) da lui ripensati, riscritti e
rieseguiti; in fondo, si è fatto autore classico egli stesso con alcune pagine orchestrali di grande respiro. Ma
ciò non esclude che Caine si faccia ascoltare anche in veste di interprete mainstream, nel quale ruolo dimostra
appieno anche la sua notevole abilità pianistica.
In qualunque casella estetica lo si voglia infilare, fatto sta che dagli anni Novanta in qua Caine è tra i musicisti
che hanno maggiormente ridefinito il vocabolario jazzistico, portandolo a confronto con il polistilismo tipico delle
avventure estetiche postmoderne.
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Domenica 8 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
"Correggio Jazz"
CHICO FREEMAN Y GUATACA
featuring ARTURO SANDOVAL
Arturo Sandoval - tromba; Chico Freeman - sax tenore, sax soprano, voce;
Ivan Bridon - pianoforte; Felipe Cabrera - basso;
Pibo Marquez - percussioni, voce; Françis Arnaud - batteria
Chico Freeman e i Guataca, assieme all'ospite extraordinaire Arturo Sandoval, tornano nel
cartellone di Crossroads, dopo l'appuntamento annullato la scorsa primavera a causa della nube vulcanica.
Chico Freeman (classe 1949), figlio del celebre sassofonista Von Freeman e formatosi musicalmente anche al fianco
di Wynton Marsalis, mette qui in mostra il lato più esotico e appariscente della sua poliedrica creatività. Freeman
ha saputo infatti indirizzare il suo sax con somma maestria nei territori del mainstream come in quelli
dell'avanguardia, oltre che della musica afrolatina.
La multietnica policromia ritmica dei Guataca sarà resa ancor più pirotecnica dalla presenza di un guest
impareggiabile: Arturo Sandoval. Nato a Cuba nel 1949, nel 1977 entra a far parte stabilmente della United Nation
Orchestra di Dizzy Gillespie, che è l'idolo di Sandoval e che ne diverrà mentore. Membro fondatore dei mitici
Irakere, dai primi anni Ottanta Sandoval inizia una carriera da solista senza sacrificare nessuno dei suoi numerosi
talenti. Come jazzista lo si ascolta al fianco di Woody Herman, Woody Shaw, Michel Legrand, Stan Getz, Tony Bennett,
mentre non sono da meno le collaborazioni pop e crossover: Frank Sinatra, Paul Anka, Rod Stewart, Alicia Keys,
Céline Dion, John Williams. Nel frattempo fa man bassa di ogni possibile premio dell'industria musicale, entra nel
mondo del cinema (colonne sonore per Havana e Mambo Kings e addirittura un film dedicato alla sua vita con Andy
Garcia: The Arturo Sandoval Story) e non trascura la sua formazione di musicista classico, esibendosi come solista
con le più importanti orchestre sinfoniche. Tra un tour e l'altro, nel 1990 Sandoval ha ottenuto asilo politico
dagli Usa, ricevendone la cittadinanza nel 1999.
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Domenica 15 maggio
RUSSI (RA), TEATRO COMUNALE, ORE 21:00
PAOLO FRESU, DANIELE DI BONAVENTURA & coro A FILETTA
in "Mistico Mediterraneo"
Paolo Fresu - tromba, flicorno, effetti;
Daniele di Bonaventura - bandoneon;
"A Filetta":
Jean-Claude Acquaviva (seconda), Paul Giansily (terza), Jean-Luc Geronimi (seconda), José Filippi (bassu),
Jean Sicurani (bassu), Maxime Vuillamier (bassu), Ceccè Acquaviva (bassu)
Paolo Fresu non ha certo bisogno di presentazioni, come pure la sua propensione a incrociare la
propria cultura jazzistica con i suoni della tradizione mediterranea. Più volte era toccato alle musiche della terra
d'origine di Fresu, la Sardegna, omaggiata nei progetti "Sonos 'e memoria" ed "Ethnografie". Ora, con un leggero
spostamento sulle acque del Mediterraneo e accompagnata dal bandoneon di Daniele di Bonaventura, la sensibilità
musicale di Fresu approda in Corsica, dove incontra il coro A Filetta. Da qui nasce "Mistico Mediterraneo", che dopo
sporadiche apparizioni dal vivo è finalmente giunto da poco su disco, immortalato dalla ECM.
Per quanto geograficamente vicina alla terra di Fresu, la Corsica ha una tradizione vocale tutta sua. La polifonia
còrsa sembra come scavata dall'interno dal delicato ma incessante lavoro di una vena carsica: un'espressività assai
diversa rispetto a quella dei tenores sardi, le cui linee paiono invece sbalzate a colpi di scalpello. Nelle fini
screziature della vocalità còrsa, le emozioni lievitano progressivamente, in volute ipnotiche e suadenti: risulta
difficile immaginare un contesto più ideale per l'inserimento del personale lirismo della tromba di Fresu.
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Venerdì 20 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
"Correggio Jazz"
FRANCESCO CAFISO & DINO RUBINO
"Travel Dialogues"
Francesco Cafiso - sax alto; Dino Rubino - pianoforte, tromba
MATTIA CIGALINI QUINTET
feat. TULLIO DE PISCOPO & MARCO TAMBURINI
"Arriving Soon"
Mattia Cigalini - sax alto; Marco Tamburini - tromba; Andrea Pozza - pianoforte;
Riccardo Fioravanti - contrabbasso; Tullio De Piscopo - batteria
Una serata nel segno dei due 'giovani leoni' italiani del sax, perfettamente coetanei (Cafiso è
nato in provincia di Ragusa nel 1989, Cigalini lo stesso anno in provincia di Piacenza) ma dalla parabola musicale
che ha seguito rotte assai diverse.
Le prodezze giovanili di Cafiso hanno avuto un tale risalto internazionale da lanciare la sua carriera verso esperienze
estremamente altolocate: con Wynton Marsalis e gli altri della sua famiglia musicale, Hank Jones, Cedar Walton,
Jimmy Cobb, Ben Riley, Joe Lovano, Enrico Rava… Da qualche tempo le prove di Cafiso dimostrano una personalità in
via di crescita e ridefinizione. Ne è splendido esempio il duo con Dino Rubino, da poco affidato al disco Travel
Dialogues. Cafiso e Rubino trovano una rara intesa tra il vocabolario jazzistico e il melos italiano, abbondando nel
secondo senza mai venire meno all'essenza del primo.
Enfant prodige lo è stato anche Cigalini, seppur con meno clamore internazionale (ma adesso è già un beniamino del
pubblico nipponico). Al sassofonista piacentino è bastato il disco d'esordio da leader (Arriving Soon) per affermare
il proprio talento naturale, la potenza del suo suono e l'impositività del suo fraseggio: un approccio esuberante ed
effervescente alla tradizione hard bop, con un quintetto pressoché identico a quello con cui si esibirà a Crossroads.
Quella di Cigalini è musica fatta col cuore, di bruciante necessità ed espressività, sorretta da una tecnica che va
oltre gli aggettivi superlativi.
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Venerdì 27 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
"Correggio Jazz - Foligno Young Jazz"
STEVEN BERNSTEIN SEX MOB
Steven Bernstein - tromba, tromba a coulisse; Briggan Krauss - sax alto, sax baritono;
Tony Scherr - contrabbasso; Kenny Wollesen - batteria, percussioni
Un gruppo fatto apposta per far risaltare l'ironica, istrionica, fantasmagorica slide trumpet di
Steven Bernstein: i Sex Mob sono l'incarnazione dello spirito più irrequieto ed eccitante della scena downtown
newyorkese. Nella loro ormai lunga storia (il primo album della band fu pubblicato nel 1998 dalla Knitting Factory,
ma il gruppo girava già dal 1995) i Sex Mob hanno omaggiato ('oltraggiato'?) le musiche di Prince, Sly Stone, Duke
Ellington, i Beatles, i Grateful Dead e gli Smashing Pumpkins, senza tralasciare il 'canzoniere' di James Bond. Tutto
ciò conferendo un'impronta strumentale sexy e conturbante alle imprevedibili scelte di repertorio. Nelle esibizioni
live del quartetto può succedere di tutto: nella scaletta musicale possono spuntare Strauss come Britney Spears, ma
state certi che le esecuzioni non saranno mai meno che irriverenti e sulfuree. Nonostante lo spirito anticonvenzionale
della loro musica, i Sex Mob sono stati riveriti anche dal grande establishment dello spettacolo, ricevendo una
nomination ai Grammy Awards (miglior disco di jazz contemporaneo per Sexotica).
Nato nel 1961, e formatosi con un approccio tradizionale alla tromba che ancora oggi si nota nel suo timbro, Steven
Bernstein ha vissuto la musica nella maniera più eclettica e dinamica: dai Lounge Lizards di John Lurie alla colonna
sonora di Kansas City di Robert Altman, da Aretha Franklin, Lou Reed e Sting a Roswell Rudd, Sam Rivers e Don Byron.
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Domenica 29 maggio
CORREGGIO (RE), TEATRO ASIOLI, ORE 21:00
"Correggio Jazz - Foligno Young Jazz"
JIM BLACK New Project
Jim Black - direzione, batteria; Francesco Bigoni - sax tenore;
Simone Zanchini - fisarmonica; Francesco Diodati - chitarra;
Alfonso Santimone - Fender Rhodes, live electronics; Joe Rehmer- contrabbasso
produzione originale
Jim Black (nato a Seattle nel 1967, ma poi trasferitosi a Boston e quindi a New York) è un'icona
del jazz di 'confine': le durature collaborazioni con Tim Berne e Dave Douglas hanno imposto lo stile 'libero' del
suo drumming, che è diventato un modello imprescindibile per i batteristi al di fuori delle metriche swing.
Al suo arrivo a New York, nel 1991, si fece subito notare tra i musicisti che ruotavano attorno alla Knitting Factory.
Black, oltre alle varie collaborazioni (Ellery Eskelin, Chris Speed, Uri Caine…), porta avanti anche progetti da
leader: il più noto è il gruppo AlasNoAxis, che ha inciso diversi dischi per la Winter & Winter sfoggiando un
linguaggio di derivazione piuttosto rock che jazz. Ma c'è anche la band Pachora, un collettivo etno-jazz-rock dove
al fianco di Black si trovano Brad Shepik, Chris Speed e Skúli Sverrisson.
A Crossroads Jim Black si presenterà alla guida di una formazione inedita, per una produzione originale che certamente
porrà in luce gli elementi fondamentali della musica del batterista: poliritmi ipnotizzanti, percorsi improvvisativi
spiazzanti, utilizzo visionario dell'elettronica. Per l'occasione avrà ai suoi 'ordini' una squadra di giovani
musicisti italiani assai ben predisposti nei confronti della musica improvvisata fuori dagli schemi.
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