Jazz Network, Regione
Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura, Ater
Associazione i-jazz, Comune di Ravenna Assessorato
alla Cultura, Comune di Rimini Istituzione Musica
Teatro Eventi
Comune di Correggio, Correggio Music Land, Comune di
Imola Assessorato alla Cultura, Comune di Russi -
Teatro Comunale
Comune di Castel San Pietro Terme Assessorato alla
Cultura, Combo Jazz Club di Imola, Uisp Castel San
Pietro Terme
Comune di Modena Assessorato alle Politiche
Giovanili, La Tenda di Modena, Associazione
Culturale Muse
Comune di Casalgrande Assessorato Tempo Libero,
Comune di Massa Lombarda Assessorato alla Cultura,
Massa Sonora, El Gallo Rojo
Comune di Solarolo Assessorato alla Cultura, Comune
di Cesenatico Assessorato alla Cultura
Comune di Santarcangelo di Romagna Assessorato al
Turismo, Associazione Culturale Ora d’Aria di
Santarcangelo
Comune di Dozza Assessorato alla Cultura, Compagnia
Teatrale della Luna Crescente
Comune di Longiano - Teatro Petrella, Piacenza Jazz
Club, Jazz Club Ferrara
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
-- SCHEDE ARTISTI --
Sabato 25 febbraio Emozionante come un’ipotetica
finale Italia-Argentina ai mondiali di calcio? Senza
alcun dubbio. “Fútbol” è il nuovo
progetto che riunisce tre personalità
artistiche variegate e fortemente caratterizzate
come quelle di Javier Girotto, Peppe Servillo e
Natalio Mangalavite. Artisti la cui intesa si
è affinata nel corso di ripetute
collaborazioni, Girotto, Servillo e Mangalavite si
ritroveranno sul campo da calcio, pardon: il
palcoscenico del Teatro De André di
Casalgrande, dove, tra armonie sul filo del fuori
gioco e assolo emozionanti come i calci di rigore
dopo i supplementari, esporranno una serie di
racconti musicali ispirati al gioco del calcio.
Storie di vita, d’amore e di pallone suonate e
raccontate con tutte le emozioni degne dei grandi
eventi musical-pallonistici, dall’euforia per la
vittoria all’amarezza della sconfitta, passando per
la sorpresa di inaspettate prodezze solistiche. Mercoledì 7 marzo Roberto Gatto (nato a Roma nel
1958) è ormai da lungo tempo il punto di
riferimento della batteria jazz in Italia. Nel corso
di una carriera iniziata nel 1975, ha contribuito a
dare ritmo ad alcune delle più memorabili
formazioni del jazz nazionale: dal Trio di Roma
(co-diretto con Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli) ai
gruppi di Enrico Rava, Franco D’Andrea, Enrico
Pieranunzi. Ma la sua caratura è stata
certificata anche dalle numerose chiamate ricevute
dalle star d’oltre oceano: Bob Berg, Johnny Griffin,
George Coleman, Phil Woods, James Moody, Curtis
Fuller, Cedar Walton, Joe Zawinul, Pat Metheny… Dopo
essere stato per decenni al servizio della musica
altrui, da qualche anno Gatto ha particolarmente
intensificato la sua attività da leader,
creando un quartetto, un quintetto e anche
formazioni più ampie, lavorando spesso su
progetti sapientemente costruiti. Giovedì 8 marzo Maria João Montero Grancha,
più semplicemente nota come Maria
João, è nata a Lisbona nel 1956 da
madre mozambicana e padre portoghese. La sua
carriera artistica si è svolta sotto il segno
di una continua trasformazione stilistica. Negli
anni Ottanta, la frequentazione della pianista
giapponese Aki Takase spinge la João verso un
repertorio estremamente originale, tanto da lambire
il free jazz. Nel 1991, la João torna alle
sue origini, dando vita a un progetto per il quale
si avvale della band portoghese Cal Viva. È
in questa occasione che avviene il fatidico incontro
con il pianista e compositore di formazione classica
Mário Laginha (nato a Lisbona nel 1960), che
era membro di quella band. Una nuova svolta avviene
nel 1994, quando il disco Danças segna l’avvio della
collaborazione in duo con Laginha. Da allora questo
duo non ha cessato di produrre meravigliosi esiti
sia dal vivo che su numerosi dischi, imponendosi
come il sodalizio più rappresentativo del
jazz portoghese. Sostenuta da Laginha, la
João allarga i propri orizzonti di jazz singer,
riappropriandosi della musica della sua terra e
affinando una vocalità formidabile che fa
ampio ricorso all’espressione corporea, al gesto
teatrale e alla danza. Sabato 10 marzo Un gradito ritorno a Crossroads,
quello della vocalist Cheryl Porter. Nata a Chicago
nel 1972 ma trasferitasi stabilmente in Italia dal
1995, la Porter ha qui scoperto la sua vocazione per
la musica gospel e spiritual, oltre che per il blues
e il jazz. La sua prima formazione è infatti
quella di cantante lirica, e in tale veste aveva
iniziato la sua carriera statunitense ed era poi
giunta in Europa. Dopo i ruoli pucciniani, verdiani
e rossiniani, oggi la sua voce di soprano drammatico
è tutta al servizio della musica di matrice
afro-americana, che la Porter sente assai più
rappresentativa della sua storia personale. Sabato 17 marzo “Ja Vigiu Plamja” ovvero, tradotto
dal russo, “vedo una fiamma”: il trio formato da
Silvia Donati, Federico Squassabia e Massimiliano
Sorrentini prende il nome dalle parole captate dai
fratelli Judica Cordiglia, i due ‘radioesploratori’
del cosmo italiani che riuscirono a intercettare i
segnali provenienti dai primi satelliti russi e
americani. Prima di Gagarin, queste sarebbero le
parole di una cosmonauta russa mai rientrata dal suo
viaggio spaziale. Ma queste missioni umane perdutesi
nello spazio sono sempre state smentite dal regime
sovietico. Quel che è certo, invece, è
che la musica del trio viaggerà attraverso la
cosmologia musicale di Ellington e le poesie di
Sylvia Plath, affrontando il tutto con un tocco di
funk e psichedelia: jazz, rock e poesia si
sovrappongono in una miscela cosmica, romantica e
mercuriale. Domenica 18 marzo Due sax tenori da due diverse
galassie: cosa succederà all’incrociarsi
delle loro orbite? Ellery Eskelin ha un background
alquanto free. Col suo approccio onnivoro alle
estetiche jazzistiche, anche Dave Liebman ha avuto i
suoi momenti sperimentali, ma la sua fama si
è consolidata soprattutto per le prove
mainstream. Questo ‘spericolato’ quartetto, grazie
anche all’alchimia garantita da una ritmica che sa
stare in bilico nei territori musicali più
imprevedibili, ha comunque dimostrato di essere
tutt’altro che un incontro eccentrico tra grandi
solisti, tant’è che ha ormai quasi un
decennio di storia alle spalle, avendo debuttato nel
2003 con il disco Different
But The Same (Hatology). Mercoledì 21 marzo Gretchen Parlato è nata a
Los Angeles nel 1976 in una famiglia dal notevole
pedigree musicale: il nonno Charlie fu trombettista
in rinomate orchestre dello show business
statunitense, mentre il padre Dave è stato
per lungo tempo il bassista di Frank Zappa (e anche
di Al Jarreau, Barbra Streisand, Henry Mancini,
Gabor Szabo, Buddy Rich…). Era quindi inevitabile
che anche Gretchen finisse per mostrare i
‘cromosomi’ di famiglia: nel 2001 riuscì a
entrare nell’esclusivo programma di formazione del
Thelonious Monk Institute of Jazz Performance (tra
gli esaminatori che accettarono la sua ammissione
c’erano Herbie Hancock, Terence Blanchard e Wayne
Shorter). Un inizio già promettente, visto
che la Parlato fu la prima cantante in assoluto a
essere ammessa in questa istituzione. Nel 2004 vinse
poi la Thelonious Monk International Jazz Vocals
Competition (questa volta i giudici erano Quincy
Jones, Flora Purim, Jimmy Scott, Al Jarreau, Dee Dee
Bridgewater e Kurt Elling). Nonostante queste
inequivocabili certificazioni del suo valore, la
Parlato non trovò contratti e così si
autoprodusse il primo album. Mentre DownBeat
iniziava a sottolineare la sua caratura (sino alla
vittoria nel 2011 del referendum dei critici come
cantante tra le rising
stars) e Shorter la voleva al suo fianco
per un live in Francia, arrivò anche il
contratto discografico con la ObliqSound. Agli
ancora pochi dischi a suo nome, vanno comunque
aggiunte le innumerevoli presenze in opere altrui,
tra le quali spiccano quelle al fianco di Kenny
Barron, Terence Blanchard, Lionel Loueke ed
Esperanza Spalding. Venerdì 23 marzo Voce tra le più
rappresentative del jazz di stanza in Emilia, Eloisa
Atti proviene da una formazione contemporaneamente
classica e jazz che le ha dato la
flessibilità anche per affrontare altri
generi (in particolare la musica brasiliana). La
Verne Jackson è stata la figura che
più ha contribuito alla sua preparazione
vocale, che si è comunque affinata anche
grazie agli approfondimenti con Mark Murphy, Rachel
Gould, Jay Clayton, Luciana Souza, Barbara Casini.
Tra le collaborazioni che più hanno
caratterizzato la sua carriera ormai ventennale
c’è quella con il chitarrista Marco Bovi: in
duo hanno realizzato due dischi oltre a una intensa
attività concertistica, proponendo anche
composizioni originali. Tra le altre sue esperienze
si distinguono quelle con gli Hammond Bandits (su un
repertorio blues e country), i Sur (musica d’autore)
e in diverse produzioni teatrali e televisive. Sabato 24 marzo La Pocket Brass Band è una
iconoclasta miniaturizzazione delle brass band in
stile New Orleans. Di quel repertorio fatto di marce
funebri alquanto gaudenti, di ballabili un tantino
sguaiati, di melodie tutte doppi sensi, Ray Anderson
dà un’interpretazione che conserva il sapore
della tradizione proiettandolo in strutture del
tutto contemporanee: forme decostruite, temi
risagomati a nuovo, assolo di trepidante
modernità. Ma la matrice espressiva, il
substrato culturale sono inequivocabilmente
lì: affondano in pieno nell’amore per le
‘radici’ neworleansiane. Giovedì 29 marzo Javier Girotto (Cordoba, 1965) e
Luciano Biondini (Spoleto, 1971) hanno dato vita al
loro duo nel 2000 e da allora questo sodalizio
è cresciuto attraverso innumerevoli
esibizioni dal vivo nei più importanti
festival europei, oltre ad aver lasciato tre
testimonianze discografiche: El Cacerolazo
(Philology, 2002), Terra Madre (Enja, 2005) e il
recente Iguazù
(Note Sonanti, 2011). Dati i presupposti individuali
di partenza, lo stile del duo prende spunto sia
dall’Argentina che dai suoni del Mediterraneo: ne
scaturisce una musica che, muovendosi ai confini del
jazz, affianca il coinvolgente lirismo sudamericano
al calore delle tinte mediterranee. L’unione, che ha
ormai numerosi precedenti, di jazz e tango vive qui
dell’equilibrio tra la libertà improvvisativa
e una scrittura che rivela una bellezza di stampo
classico: malinconica, arguta, raffinata. Il senso
di folclore e il sapore popolare sia dei temi che
dei timbri sfociano in uno stile ‘alto’, dalla
notevole carica poetica e dalla elaborata
sensibilità estetica. Venerdì 30 marzo Fate bene attenzione alla data,
perché Gioia Persichetti è nata nel
1999. Sì, nel millenovecentonovantanove:
appena dodici anni e una voce che già incanta
con il suo timbro che rivela una perfezione innata
per il jazz-samba. Gioia è figlia d’arte: il
padre Gianluca è un esperto chitarrista
appassionato di musica popolare brasiliana. Non
sorprende quindi vedere Gioia alle prese con un
programma che tramite le canzoni di Jobim, Guinga,
Chico Buarque, Edu Lobo, Pixinguinha si
soffermerà su un sentimento insolito per una
così giovane ragazza: quella particolare
variazione della malinconia che è la saudade, lo spleen
sudamericano. Stupirà invece sentire con
quale sensibilità espressiva sa rendere la
magia musicale di questo variopinto repertorio. Sabato 31 marzo Una formazione icastica, solo voce
e chitarra. Ma possiamo stare certi che la musica
creata da Tiziana Ghiglioni e Simone Massaron
sarà ricca di spunti, spaziando dalla
tradizione di questo organico rappresentata dalle
prove della Fitzgerald con Joe Pass fino agli
influssi di Mal Waldron e Ornette Coleman.
L’interplay tra la Ghiglioni e Massaron si è
affinato nel corso di una lunga collaborazione (il
chitarrista è una presenza costante nei
progetti della cantante) e si esprime ora in tutta
la sua musicalità: dall’impronta vocale a
cavallo fra tradizione e modernità della
Ghiglioni alle sonorità di Massaron, che
parimenti intrecciano mainstream e avanguardia
mettendo in risalto le radici folk dello strumento. Domenica 1 aprile Duetti nel segno della voce. Quello
creato da Marta Raviglia e Tony Cattano è
particolarmente atipico, visto che a sostenere il
canto ci sarà un trombone. E la scelta dei
due musicisti è difatti votata al tuffo
nell’ignoto, al gusto per la più spericolata
avventura nei territori della musica improvvisata.
Lo spunto iniziale alle curiose e imprevedibili
esplorazioni del duo verrà da composizioni
originali ma anche da standard jazzistici, melodie
brasiliane, spiritual, ballate rinascimentali, arie
barocche. Martedì 3 aprile Dopo il match di andata, nella
scorsa edizione di Crossroads, ecco ora la partita
di ritorno: del resto, l’incontro tra le voci e le
chitarre di Guinga e Barbara Casini ha tutto
l’aspetto di un derby musicale giocato sul terreno
della musica carioca. Venerdì 6 aprile Lew Tabackin (nato a Philadelphia
nel 1940), dopo gli studi di flauto al conservatorio
della sua città natale, si acclimatò
nel mondo del jazz al fianco di nomi di primo piano
come Tal Farlow, Elvin Jones, Donald Byrd, Roland
Hanna. Contemporaneamente Tabackin andava
accumulando un’enorme esperienza come musicista
d’orchestra, suonando nelle big band di Cab
Calloway, Maynard Ferguson, Joe Henderson, Thad
Jones e Mel Lewis, Clark Terry, Duke Pearson. Una
svolta importante per la sua carriera venne
dall’incontro con la celebre pianista Toshiko
Akiyoshi (che poi divenne sua moglie): alla fine
degli anni Sessanta i due formarono un quartetto,
che poco tempo dopo si ampliò dando origine
alla Toshiko Akiyoshi – Lew Tabackin Big Band. Dal
1973 al 2003, Tabackin è stato il solista
principale di questa formazione (che ha poi assunto
il nome di Toshiko Akiyoshi Jazz Orchestra, entrando
nel novero delle più importanti big band del
jazz moderno). Giovedì 12 aprile Vincitore anche quest’anno del
referendum Top Jazz (sia come miglior pianista che
per la migliore formazione dell’anno; ma è
arrivato sul podio anche per il miglior disco e come
migliore musicista), Franco D’Andrea (Merano, 1941)
si conferma come una delle figure più
rilevanti del jazz made in Italy. Assume quindi
particolare rilievo la disponibilità del
pianista a dare vita, il pomeriggio prima del
concerto, anche a un seminario aperto a tutti i
musicisti. Venerdì 13 aprile Due formazioni, una dall’ampio
respiro orchestrale, l’altra cameristica, che
rispondono all’imperativo fondamentale della musica
jazz: andare avanti. Gli stilemi più avanzati
del jazz odierno fanno infatti parte del vocabolario
di tutti i musicisti qui coinvolti, uniti
dall’appartenenza al collettivo El Gallo Rojo. Sabato 14 aprile Il sassofonista ferrarese, ormai di
stanza a Copenhagen, Francesco Bigoni è il
fulcro di questa particolare formazione, che non
è un quintetto bensì la
sovrapposizione di due trii. Hopscotch è il
gruppo danese di Bigoni (del quale fanno parte Mark
Solborg e Kevin Brow), già documentato su un
disco edito da Ilk Records. Se la strumentazione
degli Hopscotch è poco comune, ancor
più anomala è quella dei Crisco 3, il
trio italiano che Bigoni forma assieme a Piero
Bittolo Bon e Beppe Scardino: un ensemble di sole
ance che ha già inciso per la Aut Records. La
musica di queste due formazioni si presta bene a
venire spremuta assieme, vista la comune
inclinazione all’accostamento di scenari intimistici
ed esuberanze sonore, melodie marcate e fraseggi
spigolosi, composizione strutturata e totale
libertà improvvisativa. Domenica 15 aprile Il tango, come ci ha insegnato
Piazzolla, non è musica da museo. Anzi, il
suo rinnovarsi è una questione
imprescindibile per evitare che la patina del tempo
faccia perdere a questo ritmo di danza il suo
viscerale contatto con le emozioni del presente.
Prima di Piazzolla il tango aveva già avuto i
suoi momenti di transizione, passando dai motivi
gagliardi e briosi delle origini alle fattezze
più sensuali e conturbanti che oggi ci sono
familiari. Ma dai fasti di Piazzolla a oggi nessuno
aveva dato una nuova svolta alle sorti del tango
come Daniel Melingo. Martedì 17 aprile Movimentata la formazione musicale
di Dino Rubino. A undici anni inizia gli studi
classici di pianoforte. Poi viene catapultato nel
mondo del jazz da Tom Harrell: fu ascoltando un suo
concerto, nel 1994, che Rubino decise di dedicarsi
alla tromba. Così abbandonò la
tastiera e iniziò a soffiare nell’ottone, da
autodidatta, per passare poi ai seminari di Siena
Jazz, sotto la guida di Paolo Fresu ed Enrico Rava.
La predisposizione naturale alla musica gli consente
già nel 1998 di affermarsi come miglior
talento emergente del jazz italiano nel concorso
“Massimo Urbani”. Giovedì 19 aprile Un titolo che si è trasformato in un marchio di fabbrica: Musica Nuda (del 2004) fu il primo album in duo per Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Difficilmente si poteva immaginare che una formula musicale così ridotta ai minimi termini potesse produrre una tale sequenza di risultati artistici e durare così a lungo nel tempo senza esaurire le proprie risorse espressive. Invece di anno in anno la Magoni e Spinetti ci hanno abituati a nuove e illimitate sorprese, ravvivando continuamente la magia delle loro interpretazioni. Si sono così succeduti altri cinque album, sino al più recente Complici (2011): un titolo che sintetizza perfettamente l’intesa tra i due musicisti. Rispetto al passato, in questo nuovo capitolo della saga di Musica Nuda hanno assunto una maggiore importanza i brani inediti, composti per il duo da autori come Max Casacci dei Subsonica, Al Jarreau e Sylvie Lewis. Ma non sono per questo venute meno le cover di brani portati al successo da altri grandi interpreti, da Lucio Dalla a Nino Ferrer e Henry Salvador. Il riguardo per la canzone francese non è casuale, visto che anche il successo internazionale del duo è andato oltre le iniziali aspettative, pur considerando che i due godono di una fama che si estende ben al di là dei confini del jazz (Spinetti è stato il bassista degli Avion Travel). Venerdì 20 aprile Gli IsWhat?! vengono da Cincinnati
e sono una delle più innovative band attive a
cavallo tra i generi della black music
contemporanea. Formati nel 1996 da Napoleon Maddox,
Jack Walker (sax) e Matthew Anderson (basso), gli
IsWhat?! hanno portato il concetto di hip-hop in una
dimensione superiore, innestando su di esso i germi
del rock, il soul, il free jazz. Attivi
prevalentemente come live band, hanno comunque prodotto
diversi lavori discografici, da Landmines del
1999 a Big
Appetite del 2010. Nel corso degli anni la
fisionomia della band è mutata più
volte, ferma restando la presenza del carismatico
cantante Napoleon Maddox. Data la grande
attività solistica dei suoi membri,
l’organico è diventato particolarmente
elastico: l’attuale formazione è passata da
trio a quartetto, grazie alla promozione al ruolo di
membro ufficiale del batterista Hamid Drake, che era
già da lungo tempo un collaboratore della
band. Domenica 22 aprile Enrico Rava ha tessuto ampie lodi
in riferimento alla Unknown Rebel Band, con
l’orgoglio del ‘papà’ che vede i figli
crescere e affermarsi. Molti dei membri del gruppo
guidato da Giovanni Guidi, compreso lo stesso
leader, negli ultimi anni sono stati infatti
svezzati al jazz dallo stesso Rava, che li ha
coinvolti in varie formazioni, dai Rava Under 21 ai
Next Generation, dalla Special Edition al suo
fondamentale Quintetto, oltre che nel Parco della
Musica Jazz Lab. Martedì 24 aprile Opus 5 è un nuovo gruppo di
co-leader, ideato da Alex Sipiagin coinvolgendo
altri musicisti che come lui fanno parte della
Mingus family (Mingus Dynasty e Big Band). L’esordio
discografico è ancora fresco di stampa:
l’album Introducing
Opus 5 è uscito alla fine del 2011
per una delle etichette portabandiera del mainstream
moderno, la Criss Cross. Rispetto alla formazione
discografica, la touring band è leggermente
modificata: mentre in studio di registrazione
c’erano Seamus Blake al sax e David Kikoski al
pianoforte, dal vivo il gruppo vedrà la
partecipazione del cantante JD Walter e del pianista
Misha Tsiganov. Domenica 29 aprile La giovane pianista giapponese
Hiromi Uehara è ormai un fenomeno planetario:
ha conquistato le platee di tutti i continenti e ha
completamente spiazzato la critica col suo stile che
va oltre i limiti dell’umanamente eseguibile. Per
non dire dell’assoluta nonchalance con cui affronta
repertori e situazioni musicali molto diversi tra
loro, dalla musica classica alla fusion. Nata a
Shizouka nel 1979, comincia a prendere lezioni di
pianoforte a sei anni, dimostrando subito
straordinarie doti d’apprendimento. A dodici anni si
esibisce già in pubblico con orchestre
sinfoniche di alto profilo. Lunedì 30 aprile Il gruppo Ghost di Dan Kinzelman
applica alla musica un’idea che si potrebbe definire
ecologica: recupera infatti materiali di ‘scarto’
del passato. Così un nuovo oggetto musicale
di notevole bellezza prende corpo a partire da una
drastica ricontestualizzazione delle idee musicali o
per via di un loro concatenamento a prima vista al
di là della logica comune. Le certezze
forniteci dalla musica del passato si tramutano
così in strutture sonore instabili e
improbabili, ricche dell’attrazione che è
tipica delle cose ambigue. I brani dei Ghost sono
come fantasticherie impossibili tramutate in
realtà. Sabato 5 maggio Una all star internazionale,
multidisciplinare, multimediale: scorrendo i nomi
dei Fantastici Quattro (Paolo Fresu, Roswell Rudd,
Danilo Rea, martux_m) ci si potrebbe anche fare
un’idea della musica che scaturirà dal loro
incontro. Ma possiamo essere sicuri di ascoltare
quel che ci aspetteremmo? È probabile invece
che escano scintille imprevedibili dall’alchemica
vicinanza della tromba incantatrice di Fresu, del
lirismo a fior di pelle di Rea, delle ‘zampate’ di
un’icona della musica libera come Rudd e dei remix
istantanei del guru dell’elettronica martux_m. Domenica 6 maggio Nata in Corea, figlia d’arte (il
padre è direttore d’orchestra e la madre
attrice di teatro musicale), Youn Sun Nah ha
esordito nel suo paese cantando accompagnata
dall’Orchestra Sinfonica della Corea, per poi
dedicarsi al musical. Nel 1995 impresse una svolta
alla sua vita e alla carriera artistica,
trasferendosi a Parigi e iniziando a far pratica con
musiche per lei nuove, compreso il jazz. Nel giro di
pochi anni, le sue canzoni, con la loro personale
miscela di elementi jazz, pop sperimentale e colore
asiatico, hanno conquistato sia il pubblico francese
che quello coreano.
Giovedì 10 maggio Tornano gli “Uomini in frac”: dopo
l’enorme successo dello spettacolo dedicato alla
reinvenzione delle canzoni di Domenico Modugno (e
dell’ancor precedente omaggio a Frank Zappa), la
piccola nazionale italiana del jazz formata da
Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Rita Marcotulli,
Furio Di Castri e Mattia Barbieri attorno alla voce
di Peppe Servillo degli Avion Travel si cimenta ora
con le canzoni del Clan di Adriano Celentano. La
fantasia ricontestualizzante del jazz incontra
dunque l’icona della musica sincopata italiana, il
più altisonante degli ‘urlatori’, il
molleggiato Adriano. Da lui, con un movimento
panoramico, Memorie di Adriano allarga lo sguardo
per esplorare anche le canzoni rese celebri dagli
altri cantanti del Clan, il gruppo di artisti
catalizzati attorno alla figura carismatica di
Celentano: Don Backy, Ricky Gianco e Demetrio
Stratos. Con loro il rock di Elvis Presley e il soul
afro-americano sono penetrati nella canzone
italiana. “Una carezza in un pugno”, “Azzurro”,
“Sognando”, “Stai lontana da me” e via cantando:
temi che hanno accompagnato la storia dell’Italia
sulla via della modernizzazione. E ora tutto
ciò torna ad agitarsi coi ritmi del jazz. Sabato 12 maggio Gianluca Petrella torna a
Crossroads con la sua Cosmic Band per presentare il
nuovo capitolo della saga discografica Coming Tomorrow.
Nel frattempo l’organico della Cosmic si è
mantenuto stabile, cosa alquanto rara nel
continuamente mutevole universo delle formazioni
jazzistiche: una piccola orchestra che raccoglie
musicisti giovani ma dalle personalità
musicali assai forti, con i più vigorosi
solisti che si sono fatti largo negli ultimi anni
sulla scena italiana (come Beppe Scardino, Francesco
Bigoni e Giovanni Guidi). Giovedì 17 maggio Non dite che i giovani non trovano
spazio, almeno parlando di musica, perché
sulla scena jazzistica italiana pare esserci proprio
un gran fermento di nuove leve. Tra queste, Giovanni
Guidi è uno dei casi più precoci: nato
a Foligno nel 1985, ha alle spalle già
parecchi anni di notorietà. Allievo di
Ramberto Ciammarughi e dei corsi di Siena Jazz,
entra nel mondo della musica improvvisata dalla
porta principale. Ad aprirgliela è Enrico
Rava, che nel 2004 lo prende come pianista del suo
quintetto Under 21. L’esperienza con Rava continua
negli anni successivi, nei gruppi Next Generation,
Special Edition e nel Quintetto, oltre che in due
registrazioni discografiche realizzate per L’Espresso.
Vetrina migliore per il giovane Guidi non si poteva
dare, tant’è che vince anche il referendum
Top Jazz 2007 come miglior nuovo talento italiano. Sabato 19 maggio La carriera del sassofonista
Raffaele Casarano (nato nel 1981) ha certamente
guadagnato in slancio da quando Paolo Fresu lo ha
preso in ‘simpatia’: il celebre trombettista ha
dapprima manifestato la propria stima per il giovane
collega, citandolo in più occasioni come
artista particolarmente interessante tra i nuovi
talenti italiani in via di affermazione; poi ha
partecipato come ospite alla registrazione di due
album del gruppo Locomotive di Casarano (Legend del 2005
e Replay
del 2009); infine, nel 2010, ha prodotto con la sua
etichetta Tuk l’album Argento, che conferma la
freschezza creativa del musicista pugliese. Mercoledì 23 maggio La più concisa e meritoria
definizione di Fulvio Sigurtà viene dalla
più recente edizione del referendum Top Jazz,
che semplicemente lo ha incoronato “miglior nuovo
talento” del jazz italiano. Il trombettista
bresciano, del resto, fa un po’ lo straniero in
patria, visto che risiede ormai da tempo a Londra,
dove le sue doti hanno avuto modo di trovare
più velocemente lo spazio che meritano. Da
alcuni anni si stanno comunque facendo sempre
più frequenti i suoi ritorni in Italia,
così come stanno divenendo sempre più
interessanti le sue collaborazioni coi jazzisti
italiani, sia giovani come lui che di più
lunga esperienza. Domenica 27 maggio Tra una diva jazz e l’altra, ogni
tanto sulla Terra arriva anche una voce maschile
carismatica. Kurt Elling, chicagoano classe ’67, con
la sua immagine e gli atteggiamenti, pure sul palco,
sfacciatamente hip
è piombato come un ufo nel felpato mondo
dello swing odierno. Risultato, anche per via delle
doti vocali: un successo planetario, sancito dalle
ripetute vittorie nei referendum sia di DownBeat che di
Jazz Times
come migliore voce maschile. |
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