Jazz Network, Regione Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura, Ater
Associazione i-jazz, Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, Comune di Rimini Istituzione Musica Teatro Eventi
Comune di Correggio, Correggio Music Land, Comune di Imola Assessorato alla Cultura, Comune di Russi - Teatro Comunale
Comune di Castel San Pietro Terme Assessorato alla Cultura, Combo Jazz Club di Imola, Uisp Castel San Pietro Terme
Comune di Modena Assessorato alle Politiche Giovanili, La Tenda di Modena, Associazione Culturale Muse
Comune di Casalgrande Assessorato Tempo Libero, Comune di Massa Lombarda Assessorato alla Cultura, Massa Sonora, El Gallo Rojo
Comune di Solarolo Assessorato alla Cultura, Comune di Cesenatico Assessorato alla Cultura
Comune di Santarcangelo di Romagna Assessorato al Turismo, Associazione Culturale Ora d’Aria di Santarcangelo
Comune di Dozza Assessorato alla Cultura, Compagnia Teatrale della Luna Crescente
Comune di Longiano - Teatro Petrella, Piacenza Jazz Club, Jazz Club Ferrara
Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Crossroads 2012

-- SCHEDE ARTISTI --

Sabato 25 febbraio
Casalgrande (RE), Teatro Fabrizio De André, ore 21:15
GIROTTO - SERVILLO - MANGALAVITE
Javier Girotto – sax soprano, sax baritono, clarinetto basso, flauti andini;
Peppe Servillo – voce; Natalio Mangalavite – pianoforte, tastiere, voce

Emozionante come un’ipotetica finale Italia-Argentina ai mondiali di calcio? Senza alcun dubbio. “Fútbol” è il nuovo progetto che riunisce tre personalità artistiche variegate e fortemente caratterizzate come quelle di Javier Girotto, Peppe Servillo e Natalio Mangalavite. Artisti la cui intesa si è affinata nel corso di ripetute collaborazioni, Girotto, Servillo e Mangalavite si ritroveranno sul campo da calcio, pardon: il palcoscenico del Teatro De André di Casalgrande, dove, tra armonie sul filo del fuori gioco e assolo emozionanti come i calci di rigore dopo i supplementari, esporranno una serie di racconti musicali ispirati al gioco del calcio. Storie di vita, d’amore e di pallone suonate e raccontate con tutte le emozioni degne dei grandi eventi musical-pallonistici, dall’euforia per la vittoria all’amarezza della sconfitta, passando per la sorpresa di inaspettate prodezze solistiche.
È su questo insolito campo da gioco che il casertano Peppe Servillo, celebre cantante degli Avion Travel, presta la propria voce alle composizioni degli argentini Natalio Mangalavite (solida spalla per jazzisti come Paolo Fresu e Horacio ‘El Negro’ Hernandez, oltre che per Ornella Vanoni) e Javier Girotto (la cui fortuna in Italia è legata al successo del suo gruppo Aires Tango oltre che alle collaborazioni coi principali jazzisti di casa nostra: Enrico Rava, Paolo Fresu, Gianluca Petrella, Bebo Ferra, Antonello Salis…).

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Mercoledì 7 marzo
Longiano (FC), Teatro Petrella, ore 21:00
ROBERTO GATTO “REMEMBERING SHELLY”
Tributo a Shelly Manne
Roberto Gatto – batteria; Luca Mannutza – piano e tastiere;
Max Ionata – sax; Marco Tamburini – tromba; Giuseppe Bassi – contrabbasso

Roberto Gatto (nato a Roma nel 1958) è ormai da lungo tempo il punto di riferimento della batteria jazz in Italia. Nel corso di una carriera iniziata nel 1975, ha contribuito a dare ritmo ad alcune delle più memorabili formazioni del jazz nazionale: dal Trio di Roma (co-diretto con Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli) ai gruppi di Enrico Rava, Franco D’Andrea, Enrico Pieranunzi. Ma la sua caratura è stata certificata anche dalle numerose chiamate ricevute dalle star d’oltre oceano: Bob Berg, Johnny Griffin, George Coleman, Phil Woods, James Moody, Curtis Fuller, Cedar Walton, Joe Zawinul, Pat Metheny… Dopo essere stato per decenni al servizio della musica altrui, da qualche anno Gatto ha particolarmente intensificato la sua attività da leader, creando un quartetto, un quintetto e anche formazioni più ampie, lavorando spesso su progetti sapientemente costruiti.
Con il quintetto “Remembering Shelly”, il cui tradizionale organico è basato sulla spiccata personalità di tutti i suoi membri, Gatto celebra la figura di uno dei più grandi batteristi-leader della storia del jazz: Shelly Manne. Gatto ha trascritto una serie di brani del repertorio di Manne, principalmente risalenti alle formidabili registrazioni dal vivo che il quintetto del batterista simbolo del jazz californiano fece nel corso dell’ingaggio al Black Hawk di San Francisco nel 1959, documentato su ben quattro Lp della Contemporary (oggi diventati addirittura cinque Cd).

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Giovedì 8 marzo
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine, ore 21:00
MARIA JOÃO & MÁRIO LAGINHA DUO
Maria João – voce; Mário Laginha – pianoforte

Maria João Montero Grancha, più semplicemente nota come Maria João, è nata a Lisbona nel 1956 da madre mozambicana e padre portoghese. La sua carriera artistica si è svolta sotto il segno di una continua trasformazione stilistica. Negli anni Ottanta, la frequentazione della pianista giapponese Aki Takase spinge la João verso un repertorio estremamente originale, tanto da lambire il free jazz. Nel 1991, la João torna alle sue origini, dando vita a un progetto per il quale si avvale della band portoghese Cal Viva. È in questa occasione che avviene il fatidico incontro con il pianista e compositore di formazione classica Mário Laginha (nato a Lisbona nel 1960), che era membro di quella band. Una nuova svolta avviene nel 1994, quando il disco Danças segna l’avvio della collaborazione in duo con Laginha. Da allora questo duo non ha cessato di produrre meravigliosi esiti sia dal vivo che su numerosi dischi, imponendosi come il sodalizio più rappresentativo del jazz portoghese. Sostenuta da Laginha, la João allarga i propri orizzonti di jazz singer, riappropriandosi della musica della sua terra e affinando una vocalità formidabile che fa ampio ricorso all’espressione corporea, al gesto teatrale e alla danza.
Senza mai interrompere il duo con Laginha, la João non ha trascurato altre collaborazioni, come quelle con Joe Zawinul (nel 2001) e Gilberto Gil (2004). Sulla scia di quest’ultima esperienza, nel 2007 Maria João ha inciso un disco (omonimo) interamente dedicato alla musica brasiliana, per poi tornare al jazz con la registrazione di Chocolate.

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Sabato 10 marzo
Cesenatico (FC), Teatro Comunale, ore 21:00
CHERYL PORTER JAZZ QUARTET
Cheryl Porter – voce; Paolo Vianello – pianoforte, tastiere;
Guido Torelli – contrabbasso; Gianni Bertoncini – batteria

Un gradito ritorno a Crossroads, quello della vocalist Cheryl Porter. Nata a Chicago nel 1972 ma trasferitasi stabilmente in Italia dal 1995, la Porter ha qui scoperto la sua vocazione per la musica gospel e spiritual, oltre che per il blues e il jazz. La sua prima formazione è infatti quella di cantante lirica, e in tale veste aveva iniziato la sua carriera statunitense ed era poi giunta in Europa. Dopo i ruoli pucciniani, verdiani e rossiniani, oggi la sua voce di soprano drammatico è tutta al servizio della musica di matrice afro-americana, che la Porter sente assai più rappresentativa della sua storia personale.
Con il suo quartetto jazz, la Porter affronta un repertorio che attraversa questo genere a partire dalle fondamentali popular songs sino agli innesti con l’espressività del blues. Ma nel corso della sua ricca carriera, costellata da oltre venti album e una quarantina di singoli, la voce della Porter ha lasciato il segno in situazioni stilisticamente variegate, nonché di notevole prestigio. Ha infatti collaborato con Mariah Carey, Amii Stewart, David Crosby, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Gianni Morandi, Paolo Conte, Katia Ricciarelli, Tito Puente, The Blues Brothers e Bono degli U2. La grande versatilità della sua voce, vigorosa ma pure raffinata, è stata anche al servizio di grandi personalità del jazz come Dave Brubeck, Bob Mintzer, i Brecker Brothers.

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Sabato 17 marzo
Castel San Pietro Terme (BO), “Cassero” Teatro Comunale, ore 21:15
“Cassero Jazz”
JA VIGIU PLAMJA
Silvia Donati – voce; Federico Squassabia – tastiere; Massimiliano Sorrentini – batteria
D’AGARO / OTTOLINI / DE ROSSI TRIO
Daniele D’Agaro – clarinetto, sax tenore;
Mauro Ottolini – sousaphone, trombone; Zeno de Rossi – batteria

“Ja Vigiu Plamja” ovvero, tradotto dal russo, “vedo una fiamma”: il trio formato da Silvia Donati, Federico Squassabia e Massimiliano Sorrentini prende il nome dalle parole captate dai fratelli Judica Cordiglia, i due ‘radioesploratori’ del cosmo italiani che riuscirono a intercettare i segnali provenienti dai primi satelliti russi e americani. Prima di Gagarin, queste sarebbero le parole di una cosmonauta russa mai rientrata dal suo viaggio spaziale. Ma queste missioni umane perdutesi nello spazio sono sempre state smentite dal regime sovietico. Quel che è certo, invece, è che la musica del trio viaggerà attraverso la cosmologia musicale di Ellington e le poesie di Sylvia Plath, affrontando il tutto con un tocco di funk e psichedelia: jazz, rock e poesia si sovrappongono in una miscela cosmica, romantica e mercuriale.
Daniele D’Agaro e Mauro Ottolini sono ormai gli ingredienti irrinunciabili per creare un trio che faccia tendenza nel panorama jazzistico italiano: li si ritrova nel Franco D’Andrea Three come nel DOC trio con Simone Zanchini. E ora anche in questo abbinamento con Zeno de Rossi. Le credenziali di questi musicisti che negli ultimi anni si sono imposti ai vertici della scena jazzistica italiana non lasciano dubbi sulla libertà improvvisativa, l’arguzia e l’irriverenza con cui affronteranno un repertorio che scorrerà dalla tradizione di New Orleans al calipso dei Caraibi, dalle melodie kwela del Sud Africa al kaseko del Suriname, senza trascurare le composizioni originali.

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Domenica 18 marzo
Castel San Pietro Terme (BO), “Cassero” Teatro Comunale, ore 21:15
“Cassero Jazz”
DAVE LIEBMAN / ELLERY ESKELIN QUARTET
Dave Liebman – sax tenore; Ellery Eskelin – sax tenore;
Tony Marino – contrabbasso; Jim Black – batteria

Due sax tenori da due diverse galassie: cosa succederà all’incrociarsi delle loro orbite? Ellery Eskelin ha un background alquanto free. Col suo approccio onnivoro alle estetiche jazzistiche, anche Dave Liebman ha avuto i suoi momenti sperimentali, ma la sua fama si è consolidata soprattutto per le prove mainstream. Questo ‘spericolato’ quartetto, grazie anche all’alchimia garantita da una ritmica che sa stare in bilico nei territori musicali più imprevedibili, ha comunque dimostrato di essere tutt’altro che un incontro eccentrico tra grandi solisti, tant’è che ha ormai quasi un decennio di storia alle spalle, avendo debuttato nel 2003 con il disco Different But The Same (Hatology).
Liebman ed Eskelin hanno trovato una felice comunione estetica, con la quale affrontano la più diversificata galleria di stili, dal blues alle ballad, a forme musicali in cui è difficile dire cosa sia totalmente improvvisato e cosa invece sia scritto.
Dave Liebman (nato a New York nel 1946) esordì alla fine degli anni Sessanta, figurando nel giro di breve tempo al fianco di Pete La Roca, Chick Corea, Dave Holland ed Elvin Jones. Tra il 1972 e il 1974 fece parte della band elettrica di Miles Davis, partecipando agli album On The Corner, Dark Magus e Get Up With It. Da allora la sua vena creativa, soprattutto come leader, non è mai venuta meno.
Ellery Eskelin (nato nel 1959 nel Kansas ma cresciuto a Baltimora), pur essendo in attività dai primi anni Settanta, raggiunge la propria identità musicale solo dopo essersi trasferito a New York nel 1983. Qui sviluppa una musica molto libera e dalla forte individualità, circondato da musicisti del calibro di Arto Tunçboyaciyan, Joey Baron, Marc Ribot, Gerry Hemingway, Mark Helias, Sylvie Courvoisier, Bobby Previte.

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Mercoledì 21 marzo
Longiano (FC), Teatro Petrella, ore 21:00
GRETCHEN PARLATO QUARTET
Gretchen Parlato – voce; Taylor Eigsti – pianoforte, tastiere;
Burniss Travis – contrabbasso; Kendrick Scott – batteria, voce

Gretchen Parlato è nata a Los Angeles nel 1976 in una famiglia dal notevole pedigree musicale: il nonno Charlie fu trombettista in rinomate orchestre dello show business statunitense, mentre il padre Dave è stato per lungo tempo il bassista di Frank Zappa (e anche di Al Jarreau, Barbra Streisand, Henry Mancini, Gabor Szabo, Buddy Rich…). Era quindi inevitabile che anche Gretchen finisse per mostrare i ‘cromosomi’ di famiglia: nel 2001 riuscì a entrare nell’esclusivo programma di formazione del Thelonious Monk Institute of Jazz Performance (tra gli esaminatori che accettarono la sua ammissione c’erano Herbie Hancock, Terence Blanchard e Wayne Shorter). Un inizio già promettente, visto che la Parlato fu la prima cantante in assoluto a essere ammessa in questa istituzione. Nel 2004 vinse poi la Thelonious Monk International Jazz Vocals Competition (questa volta i giudici erano Quincy Jones, Flora Purim, Jimmy Scott, Al Jarreau, Dee Dee Bridgewater e Kurt Elling). Nonostante queste inequivocabili certificazioni del suo valore, la Parlato non trovò contratti e così si autoprodusse il primo album. Mentre DownBeat iniziava a sottolineare la sua caratura (sino alla vittoria nel 2011 del referendum dei critici come cantante tra le rising stars) e Shorter la voleva al suo fianco per un live in Francia, arrivò anche il contratto discografico con la ObliqSound. Agli ancora pochi dischi a suo nome, vanno comunque aggiunte le innumerevoli presenze in opere altrui, tra le quali spiccano quelle al fianco di Kenny Barron, Terence Blanchard, Lionel Loueke ed Esperanza Spalding.
Voce e presenza scenica entrambe sensuali, preparazione tecnica meticolosa, timbro suadente e decisamente personale, un approccio stilistico senza steccati: non sorprende che la Parlato stia diventando un nome di culto.

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Venerdì 23 marzo
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine, ore 21:00
ELOISA ATTI JAZZ QUINTET
“Fine and Mellow Tunes”
Tributo a Billie Holiday
Eloisa Atti – voce; Matteo Raggi – sax tenore; Davide Brillante – chitarra;
Stefano Senni – contrabbasso; Vittorio Sicbaldi – batteria

Voce tra le più rappresentative del jazz di stanza in Emilia, Eloisa Atti proviene da una formazione contemporaneamente classica e jazz che le ha dato la flessibilità anche per affrontare altri generi (in particolare la musica brasiliana). La Verne Jackson è stata la figura che più ha contribuito alla sua preparazione vocale, che si è comunque affinata anche grazie agli approfondimenti con Mark Murphy, Rachel Gould, Jay Clayton, Luciana Souza, Barbara Casini. Tra le collaborazioni che più hanno caratterizzato la sua carriera ormai ventennale c’è quella con il chitarrista Marco Bovi: in duo hanno realizzato due dischi oltre a una intensa attività concertistica, proponendo anche composizioni originali. Tra le altre sue esperienze si distinguono quelle con gli Hammond Bandits (su un repertorio blues e country), i Sur (musica d’autore) e in diverse produzioni teatrali e televisive.
A Crossroads, con il suo quintetto jazz, che ha in repertorio anche un programma di musiche originali dedicato alle donne afro-americane, la Atti si cimenterà in un omaggio alle canzoni dell’indimenticabile Billie Holiday.

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Sabato 24 marzo
Piacenza, Teatro President, ore 21:15
“Piacenza Jazz Fest”
RAY ANDERSON’S POCKET BRASS BAND
Ray Anderson – trombone; Lew Soloff – tromba;
Matt Perrine – sousaphone; Eric McPherson – batteria

La Pocket Brass Band è una iconoclasta miniaturizzazione delle brass band in stile New Orleans. Di quel repertorio fatto di marce funebri alquanto gaudenti, di ballabili un tantino sguaiati, di melodie tutte doppi sensi, Ray Anderson dà un’interpretazione che conserva il sapore della tradizione proiettandolo in strutture del tutto contemporanee: forme decostruite, temi risagomati a nuovo, assolo di trepidante modernità. Ma la matrice espressiva, il substrato culturale sono inequivocabilmente lì: affondano in pieno nell’amore per le ‘radici’ neworleansiane.
Con Anderson l’avant jazz si salda agli incunaboli del traditional, dimostrando come per fare della musica eccezionalmente nuova sia necessario avere a disposizione delle materie prime della migliore qualità, a costo di andarsele a prendere così tanto indietro nel tempo.
A trasmettere a Ray Anderson (nato a Chicago nel 1952) l’amore per il jazz tradizionale fu il padre teologo. Ma dal suo trasferimento a New York (avvenuto nel 1973) sino a oggi, Anderson è stato soprattutto un alfiere della nuova musica, tramite le sue collaborazioni con Anthony Braxton, Barry Altschul, George Gruntz, Charlie Haden, Henry Threadgill, John Scofield, Roscoe Mitchell, Sam Rivers, Bobby Previte, oltre che per il lavoro da leader con varie formazioni.

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Giovedì 29 marzo
Solarolo (RA), Oratorio dell’Annunziata, ore 21:00
JAVIER GIROTTO & LUCIANO BIONDINI DUO
Javier Girotto - sax soprano, sax baritono;
Luciano Biondini – fisarmonica

Javier Girotto (Cordoba, 1965) e Luciano Biondini (Spoleto, 1971) hanno dato vita al loro duo nel 2000 e da allora questo sodalizio è cresciuto attraverso innumerevoli esibizioni dal vivo nei più importanti festival europei, oltre ad aver lasciato tre testimonianze discografiche: El Cacerolazo (Philology, 2002), Terra Madre (Enja, 2005) e il recente Iguazù (Note Sonanti, 2011). Dati i presupposti individuali di partenza, lo stile del duo prende spunto sia dall’Argentina che dai suoni del Mediterraneo: ne scaturisce una musica che, muovendosi ai confini del jazz, affianca il coinvolgente lirismo sudamericano al calore delle tinte mediterranee. L’unione, che ha ormai numerosi precedenti, di jazz e tango vive qui dell’equilibrio tra la libertà improvvisativa e una scrittura che rivela una bellezza di stampo classico: malinconica, arguta, raffinata. Il senso di folclore e il sapore popolare sia dei temi che dei timbri sfociano in uno stile ‘alto’, dalla notevole carica poetica e dalla elaborata sensibilità estetica.
Mentre l’orecchio cerca di deliziarsi con le inesauribili sfumature della musica creata da Girotto e Biondini, i due musicisti sono già andati oltre, alle prese con una nuova e non meno sorprendente narrazione musicale: il viaggio tra i loro temi (prevalentemente originali) è un vero percorso di acrobazie narrative.

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Venerdì 30 marzo
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine, ore 21:00
STEFANIA TALLINI & GIOIA PERSICHETTI DUO
“Atlantica Saudade”
Stefania Tallini – pianoforte; Gioia Persichetti – voce

Fate bene attenzione alla data, perché Gioia Persichetti è nata nel 1999. Sì, nel millenovecentonovantanove: appena dodici anni e una voce che già incanta con il suo timbro che rivela una perfezione innata per il jazz-samba. Gioia è figlia d’arte: il padre Gianluca è un esperto chitarrista appassionato di musica popolare brasiliana. Non sorprende quindi vedere Gioia alle prese con un programma che tramite le canzoni di Jobim, Guinga, Chico Buarque, Edu Lobo, Pixinguinha si soffermerà su un sentimento insolito per una così giovane ragazza: quella particolare variazione della malinconia che è la saudade, lo spleen sudamericano. Stupirà invece sentire con quale sensibilità espressiva sa rendere la magia musicale di questo variopinto repertorio.
Stefania Tallini, pianista romana di estrazione classica ma dall’indole jazz, per l’occasione latinizza il suo stile. Nel corso dell’ultimo decennio la Tallini ha raccolto significativi riconoscimenti (è stata invitata in più occasioni a esibirsi al Quirinale), ha lasciato eccellente prova della sua musica su sei Cd, ha visto le sue composizioni eseguite da musicisti del calibro di Enrico Pieranunzi, John Taylor e Diana Torto. Compositrice ispirata ed esecutrice brillante e appassionata, la Tallini ha collaborato con Bruno Tommaso, Enrico Pieranunzi, Javier Girotto, Maurizio Giammarco, Ada Montellanico, Michele Rabbia, Gabriele Mirabassi.

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Sabato 31 marzo
Dozza (BO)
“Dozza Jazz”
Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, ore 18:00
CARLO MAVER SOLO
"Racconti di Badoneon"

Carlo Maver – bandoneon
Teatro Comunale, ore 21:00
TIZIANA GHIGLIONI & SIMONE MASSARON DUO
Tiziana Ghiglioni – voce; Simone Massaron – chitarra

Una formazione icastica, solo voce e chitarra. Ma possiamo stare certi che la musica creata da Tiziana Ghiglioni e Simone Massaron sarà ricca di spunti, spaziando dalla tradizione di questo organico rappresentata dalle prove della Fitzgerald con Joe Pass fino agli influssi di Mal Waldron e Ornette Coleman. L’interplay tra la Ghiglioni e Massaron si è affinato nel corso di una lunga collaborazione (il chitarrista è una presenza costante nei progetti della cantante) e si esprime ora in tutta la sua musicalità: dall’impronta vocale a cavallo fra tradizione e modernità della Ghiglioni alle sonorità di Massaron, che parimenti intrecciano mainstream e avanguardia mettendo in risalto le radici folk dello strumento.
Cantante tra le più blasonate della scena italiana, affermatasi più volte nei referendum della stampa jazzistica, la Ghiglioni vanta collaborazioni con Massimo Urbani, Franco D’Andrea, Enrico Rava, Enrico Pieranunzi, Gianluigi Trovesi, Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu e, tra gli stranieri, Mal Waldron, Steve Lacy, Tony Oxley, Charlie Mariano, Kenny Clarke, Aldo Romano, Paul Bley, Lee Konitz, Kenny Drew, N.H.Ø. Pedersen. Tra i suoi numerosi progetti musicali, quelli dedicati alle canzoni di Luigi Tenco le hanno assicurato un duraturo successo.
In attesa del concerto serale, nel pomeriggio Carlo Maver si esibirà in una performance in solitudine nella quale il bandoneonista bolognese avrà modo tradurre in suadenti sonorità la sua predilezione per la cultura musicale argentina.

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Domenica 1 aprile
Dozza (BO), Teatro Comunale, ore 21:00
“Dozza Jazz”
 VOCIONE
Musica per Voce, Trombone e Cianfrusaglie
Marta Raviglia – voce; Tony Cattano – trombone
JOHN DE LEO & FABRIZIO PUGLISI DUO
John De Leo – voce; Fabrizio Puglisi – pianoforte
produzione originale

Duetti nel segno della voce. Quello creato da Marta Raviglia e Tony Cattano è particolarmente atipico, visto che a sostenere il canto ci sarà un trombone. E la scelta dei due musicisti è difatti votata al tuffo nell’ignoto, al gusto per la più spericolata avventura nei territori della musica improvvisata. Lo spunto iniziale alle curiose e imprevedibili esplorazioni del duo verrà da composizioni originali ma anche da standard jazzistici, melodie brasiliane, spiritual, ballate rinascimentali, arie barocche.
Più classico è l’accostamento della voce col pianoforte. Ma di classico c’è poco da attendersi da due creativi come John De Leo e Fabrizio Puglisi: musicisti legati da una conoscenza di lunga data, hanno avuto modo di improvvisare assieme in numerose occasioni. Questa è però la prima volta che capita loro di esibirsi come duo. La voce di John De Leo si è imposta con le sue mille metamorfosi timbriche nei territori del rock, del jazz, della musica contemporanea. Dopo l’uscita dai Quintorigo (da lui co-fondati nel 1992), De Leo ha offerto la sua voce a numerose produzioni teatrali e ha frequentato il jazz al fianco di Enrico Rava, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Gianluca Petrella, Gianluigi Trovesi, Stefano Bollani, Danilo Rea, Rita Marcotulli, Roberto Gatto…
Fabrizio Puglisi ha assorbito l’indole jazzistica particolarmente libera di Amsterdam, città nella quale ha a lungo risieduto. Suoi compagni di palcoscenico sono stati Tristan Honsinger, Han Bennink, Ernst Glerum, Sean Bergin, Ernst Reijseger e anche, allontanandoci dall’Olanda, Lester Bowie, Don Moye, David Murray, Hamid Drake, John Zorn, Steve Lacy, Don Byron, Butch Morris, William Parker, Kenny Wheeler, George Russell, Dave Liebman, Enrico Rava. Insomma, quanto di meglio nel campo del jazz dal profilo più modernista.

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Martedì 3 aprile
Russi (RA), Teatro Comunale, ore 21:00
GUINGA & BARBARA CASINI
voci & chitarre

Venerdì 6 aprile: ore 10-13, ore 15-18
Ravenna, Teatro Rasi
“Mister Jazz”
“Poesia do Brasil”
WORKSHOP con GUINGA
(aperto a tutti i musicisti)

Dopo il match di andata, nella scorsa edizione di Crossroads, ecco ora la partita di ritorno: del resto, l’incontro tra le voci e le chitarre di Guinga e Barbara Casini ha tutto l’aspetto di un derby musicale giocato sul terreno della musica carioca.
Lui, Guinga, è la voce suadente di Rio de Janeiro, un cantautore che con la sua inesauribile vena compositiva ha contribuito ad arricchire il repertorio della musica popolare brasiliana. Per lungo tempo figura appartata ma influente (dagli anni Settanta in avanti ha accompagnato le più celebri voci brasiliane e ha sentito le proprie canzoni interpretate da artisti come Elis Regina e Michel Legrand), Guinga ha raggiunto la notorietà nel 1990 con la pubblicazione del suo primo album da solista.
Lei, Barbara Casini, è la musicista italiana più dentro alle faccende canore brasiliane, come ha dimostrato con la sua dedizione quasi esclusiva al repertorio carioca. Un rinnovato esempio della sua caratura in questo genere musicale è arrivato di recente con il progetto Caxangá dedicato alle canzoni di Milton Nascimento.
Nei loro duetti, Guinga e la Casini percorrono la musica popolare brasiliana in tutte le sue declinazioni ritmiche: il choro, il samba, il baião, aggiungendovi le inflessioni occidentali del valzer, il blues, il jazz.
Oltre che del concerto a Russi, Guinga sarà protagonista anche del workshop di “Mister Jazz”, che come da tradizione si terrà a Ravenna. Il workshop sarà aperto a tutti i musicisti (non solo chitarristi dunque) e anche al pubblico semplicemente appassionato della musica popolare brasiliana. L’incontro, che prevede anche un momento dedicato alla musica d’assieme in cui si potrà suonare al fianco di Guinga, sarà una full immersion nel mondo della musica brasiliana sotto la guida di uno dei suoi più grandi compositori.

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Venerdì 6 aprile
Ferrara, Jazz Club Ferrara, ore 21:30
LEW TABACKIN QUARTET featuring HELEN SUNG
Lew Tabackin – sax tenore, flauto; Helen Sung – pianoforte;
Giuseppe Bassi – contrabbasso; Gasper Bertoncelj – batteria

Lew Tabackin (nato a Philadelphia nel 1940), dopo gli studi di flauto al conservatorio della sua città natale, si acclimatò nel mondo del jazz al fianco di nomi di primo piano come Tal Farlow, Elvin Jones, Donald Byrd, Roland Hanna. Contemporaneamente Tabackin andava accumulando un’enorme esperienza come musicista d’orchestra, suonando nelle big band di Cab Calloway, Maynard Ferguson, Joe Henderson, Thad Jones e Mel Lewis, Clark Terry, Duke Pearson. Una svolta importante per la sua carriera venne dall’incontro con la celebre pianista Toshiko Akiyoshi (che poi divenne sua moglie): alla fine degli anni Sessanta i due formarono un quartetto, che poco tempo dopo si ampliò dando origine alla Toshiko Akiyoshi – Lew Tabackin Big Band. Dal 1973 al 2003, Tabackin è stato il solista principale di questa formazione (che ha poi assunto il nome di Toshiko Akiyoshi Jazz Orchestra, entrando nel novero delle più importanti big band del jazz moderno).
Negli anni Ottanta Tabackin consolidò la propria fama vincendo diverse edizioni del referendum di DownBeat e registrando per l’etichetta Concord. Nel frattempo alle sue collaborazioni musicali si erano aggiunte quelle con Shelly Manne, Billy Higgins e Charlie Haden.
Solista pieno di fervore e amante dei forti contrasti espressivi, Tabackin, come leader, ha mostrato una predilezione per la formazione del trio senza pianoforte. In occasione di questo suo nuovo tour ha deciso però di farsi accompagnare dalla pianista cino-americana Helen Sung, una delle stelle emergenti della scena newyorkese.

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Giovedì 12 aprile
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine
“Massa Sonora”
ore 17-19
Seminario di FRANCO D’ANDREA
(aperto a tutti i musicisti)
ore 21:00
FRANCO D’ANDREA Piano Solo

Vincitore anche quest’anno del referendum Top Jazz (sia come miglior pianista che per la migliore formazione dell’anno; ma è arrivato sul podio anche per il miglior disco e come migliore musicista), Franco D’Andrea (Merano, 1941) si conferma come una delle figure più rilevanti del jazz made in Italy. Assume quindi particolare rilievo la disponibilità del pianista a dare vita, il pomeriggio prima del concerto, anche a un seminario aperto a tutti i musicisti.
Dopo decenni di attività, D’Andrea dimostra di essere entrato in una luminosa fase della sua carriera in cui ogni situazione strumentale ha raggiunto il punto di più perfetta cristallizzazione: dalle stupefacenti performance dell’ormai rodatissimo quartetto, all’innovativa proposta in trio con i fiati di Ottolini e D’Agaro, sino alla dimensione più raccolta del piano solo, che da sempre è tra le preferite di D’Andrea. Nella situazione di ricerca per antonomasia, quella della performance in solitudine, il pianista di Merano avanza come un esploratore in una terra sconosciuta: il senso del mistero emerge dal muoversi seguendo la rotta indicata da tasselli musicali che all’inizio possono anche essere familiari ma che pian piano conducono verso risultati inaspettati, procedendo lungo percorsi dal fascino enigmatico.

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Venerdì 13 aprile
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine, ore 21:00
 “Massa Sonora”
ORCHESTRA VERTICAL
Claudia Bidoli – voce; Enrico Terragnoli – chitarra;
Francesco Bigoni – sax tenore; Achille Succi – sax contralto, clarino;
Thomas Sinigaglia – fisarmonica; Alfonso Santimone – pianoforte, organo, elettronica;
Giorgio Pacorig – piano elettrico; Stefano Senni – contrabbasso;
Simone Padovani – percussioni; Massimiliano Sorrentini – batteria
4 STORIES
Matt Renzi – sax tenore, clarinetto;
Stefano Senni – contrabbasso; Jimmy Weinstein – batteria

Due formazioni, una dall’ampio respiro orchestrale, l’altra cameristica, che rispondono all’imperativo fondamentale della musica jazz: andare avanti. Gli stilemi più avanzati del jazz odierno fanno infatti parte del vocabolario di tutti i musicisti qui coinvolti, uniti dall’appartenenza al collettivo El Gallo Rojo.
L’Orchestra Vertical ha il suo fulcro in un chitarrista il cui notevole talento non è ancora ben noto al pubblico: Enrico Terragnoli. È lui infatti l’ideatore delle ingegnose linee strumentali, il cui progressivo sovrapporsi una sull’altra giustifica il nome Vertical. L’ampio organico a disposizione spinge verso un lavoro di arricchimento decorativo, coronato dalla voce di Claudia Bidoli, alla quale spetta il compito di sottolineare i momenti più intensi di una musica che si muove su ritmi ipnotici.
Pur essendo in tre, Matt Renzi, Stefano Senni e Jimmy Weinstein prendono il nome di 4 Stories. La loro è una ricerca timbrica che spazia agilmente nei territori dell’improvvisazione totale, guidata da imprevedibili accostamenti tematici. Nulla di deciso a priori, nessuna struttura a fare da gabbia al procedere della musica: i 4 Stories interpretano il jazz come un inarrestabile fluire di idee e sensazioni.

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Sabato 14 aprile
Massa Lombarda (RA), Sala del Carmine, ore 21:00
 “Massa Sonora”
HOPSCOTCH meets CRISCO 3
Francesco Bigoni – sax tenore, clarinetto, composizioni;
Piero Bittolo Bon – sax alto, clarinetto contralto; Beppe Scardino – sax baritono, clarinetto basso;
Mark Solborg – chitarra; Marc Lohr – batteria

Il sassofonista ferrarese, ormai di stanza a Copenhagen, Francesco Bigoni è il fulcro di questa particolare formazione, che non è un quintetto bensì la sovrapposizione di due trii. Hopscotch è il gruppo danese di Bigoni (del quale fanno parte Mark Solborg e Kevin Brow), già documentato su un disco edito da Ilk Records. Se la strumentazione degli Hopscotch è poco comune, ancor più anomala è quella dei Crisco 3, il trio italiano che Bigoni forma assieme a Piero Bittolo Bon e Beppe Scardino: un ensemble di sole ance che ha già inciso per la Aut Records. La musica di queste due formazioni si presta bene a venire spremuta assieme, vista la comune inclinazione all’accostamento di scenari intimistici ed esuberanze sonore, melodie marcate e fraseggi spigolosi, composizione strutturata e totale libertà improvvisativa.
Prima di trasferirsi in Danimarca e ancora giovanissimo (è nato nel 1982), Bigoni aveva già lasciato la sua impronta sulla scena jazzistica italiana, soprattutto grazie alla presenza negli Under 21 di Enrico Rava, ma anche negli Orange Room, gli Houdini’s Cage e molte altre formazioni scaturite dalla fucina del collettivo El Gallo Rojo.

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Domenica 15 aprile
Rimini, Teatro degli Atti, ore 21:15
DANIEL MELINGO “MALDITO TANGO”
Daniel Melingo – voce, chitarra, clarinetto;
Rodrigo Guerra – chitarra elettrica, bouzouki, voce;
Romain Lécuyer – contrabbasso, voce; Facundo Torres – bandoneon, voce;
Diego Trosman – chitarra, voce; Anne Le Pape – violino

Il tango, come ci ha insegnato Piazzolla, non è musica da museo. Anzi, il suo rinnovarsi è una questione imprescindibile per evitare che la patina del tempo faccia perdere a questo ritmo di danza il suo viscerale contatto con le emozioni del presente. Prima di Piazzolla il tango aveva già avuto i suoi momenti di transizione, passando dai motivi gagliardi e briosi delle origini alle fattezze più sensuali e conturbanti che oggi ci sono familiari. Ma dai fasti di Piazzolla a oggi nessuno aveva dato una nuova svolta alle sorti del tango come Daniel Melingo.
Con un passato da rocker, Melingo è diventato il rivoluzionario del tango e della milonga, cantore di una Buenos Aires (dove è nato nel 1957) fatta di vita bohemien, di esperienze sin troppo intense, di locali notturni e cabaret, di avventure furiose e sovraeccitanti, di sensibilità al limite dell’allucinazione. In fin dei conti, con la sua voce brunita del tutto fuori dell’ordinario e la magnetica presenza sul palco, Melingo non fa altro che cantare la propria vita, un’esistenza talmente intensa che non poteva che trasformarsi in una strofa di tango. Senza travisarne le radici, Melingo ha dato nuova foggia, stranita e onirica, alla tango canción codificata da Carlos Gardel. Con la sua estetica che accosta semplicità ed eccesso, rispetto e irriverenza, ortodossia ed eresia, Melingo ha reinventato il tango di Buenos Aires.

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Martedì 17 aprile
Modena, La Tenda, ore 21:30
DINO RUBINO PIANO SOLO
Dino Rubino – pianoforte
DINO RUBINO TRIO
Tributo a Miriam Makeba
Dino Rubino – pianoforte, tromba; Riccardo Fioravanti – contrabbasso; Enzo Zirilli – batteria

Movimentata la formazione musicale di Dino Rubino. A undici anni inizia gli studi classici di pianoforte. Poi viene catapultato nel mondo del jazz da Tom Harrell: fu ascoltando un suo concerto, nel 1994, che Rubino decise di dedicarsi alla tromba. Così abbandonò la tastiera e iniziò a soffiare nell’ottone, da autodidatta, per passare poi ai seminari di Siena Jazz, sotto la guida di Paolo Fresu ed Enrico Rava. La predisposizione naturale alla musica gli consente già nel 1998 di affermarsi come miglior talento emergente del jazz italiano nel concorso “Massimo Urbani”.
Poi la svolta: Rubino decide di abbandonare la tromba per dedicarsi nuovamente al pianoforte, ricominciando daccapo gli studi musicali. Il passare del tempo ha fortunatamente risolto questo dualismo: diplomatosi in pianoforte, Rubino ha ripreso in mano anche la tromba e oggi è un jazzista egualmente a proprio agio con entrambi gli strumenti.
Al lancio dell’attività da leader di Rubino ha contribuito in maniera particolare l’ampia visibilità ottenuta grazie alla collaborazione, tuttora in corso, con Francesco Cafiso, in varie formazioni guidate dal giovane sassofonista siciliano e anche in un duo paritetico che ha dato origine al fortunato Cd Travel Dialogues.

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Giovedì 19 aprile
Russi (RA), Teatro Comunale, ore 21:00
“Musica Nuda”
PETRA MAGONI & FERRUCCIO SPINETTI
Petra Magoni – voce; Ferruccio Spinetti – contrabbasso 

Un titolo che si è trasformato in un marchio di fabbrica: Musica Nuda (del 2004) fu il primo album in duo per Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Difficilmente si poteva immaginare che una formula musicale così ridotta ai minimi termini potesse produrre una tale sequenza di risultati artistici e durare così a lungo nel tempo senza esaurire le proprie risorse espressive. Invece di anno in anno la Magoni e Spinetti ci hanno abituati a nuove e illimitate sorprese, ravvivando continuamente la magia delle loro interpretazioni. Si sono così succeduti altri cinque album, sino al più recente Complici (2011): un titolo che sintetizza perfettamente l’intesa tra i due musicisti. Rispetto al passato, in questo nuovo capitolo della saga di Musica Nuda hanno assunto una maggiore importanza i brani inediti, composti per il duo da autori come Max Casacci dei Subsonica, Al Jarreau e Sylvie Lewis. Ma non sono per questo venute meno le cover di brani portati al successo da altri grandi interpreti, da Lucio Dalla a Nino Ferrer e Henry Salvador. Il riguardo per la canzone francese non è casuale, visto che anche il successo internazionale del duo è andato oltre le iniziali aspettative, pur considerando che i due godono di una fama che si estende ben al di là dei confini del jazz (Spinetti è stato il bassista degli Avion Travel).

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Venerdì 20 aprile
Modena, La Tenda, ore 21:30
NAPOLEON MADDOX “ISWHAT?!”
Napoleon Maddox – beatbox, voce;
Ricardo Izquierdo – sax tenore, effetti; Dave Kane – contrabbasso; Hamid Drake – batteria

Gli IsWhat?! vengono da Cincinnati e sono una delle più innovative band attive a cavallo tra i generi della black music contemporanea. Formati nel 1996 da Napoleon Maddox, Jack Walker (sax) e Matthew Anderson (basso), gli IsWhat?! hanno portato il concetto di hip-hop in una dimensione superiore, innestando su di esso i germi del rock, il soul, il free jazz. Attivi prevalentemente come live band, hanno comunque prodotto diversi lavori discografici, da Landmines del 1999 a Big Appetite del 2010. Nel corso degli anni la fisionomia della band è mutata più volte, ferma restando la presenza del carismatico cantante Napoleon Maddox. Data la grande attività solistica dei suoi membri, l’organico è diventato particolarmente elastico: l’attuale formazione è passata da trio a quartetto, grazie alla promozione al ruolo di membro ufficiale del batterista Hamid Drake, che era già da lungo tempo un collaboratore della band.
Diversi jazzisti sono stati attratti dagli ipercinetici ritmi degli IsWhat?!. Memorabili, in particolare, sono le collaborazioni live con Archie Shepp, documentate anche sul disco Phat Jam in Milano (2009), tratto da uno storico concerto che vide sul palco anche Oliver Lake.

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Domenica 22 aprile
Rimini, Teatro degli Atti, ore 21:15
GIOVANNI GUIDI & THE UNKNOWN REBEL BAND
Fulvio Sigurtà – tromba, flicorno; Mirco Rubegni – tromba, flicorno;
Daniele Tittarelli – sax alto; Dan Kinzelman – sax tenore e arrangiamenti;
David Brutti – sax basso; Mauro Ottolini – trombone, tuba;
Giovanni Guidi – pianoforte e direzione; Giovanni Maier – contrabbasso;
Alessandro Paternesi – batteria; Michele Rabbia – percussioni

Enrico Rava ha tessuto ampie lodi in riferimento alla Unknown Rebel Band, con l’orgoglio del ‘papà’ che vede i figli crescere e affermarsi. Molti dei membri del gruppo guidato da Giovanni Guidi, compreso lo stesso leader, negli ultimi anni sono stati infatti svezzati al jazz dallo stesso Rava, che li ha coinvolti in varie formazioni, dai Rava Under 21 ai Next Generation, dalla Special Edition al suo fondamentale Quintetto, oltre che nel Parco della Musica Jazz Lab.
Nel creare questa travolgente formazione, Giovanni Guidi si è dichiaratamente ispirato alle prime prove della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, almeno negli intenti. La musica di Guidi, infatti, imbocca un percorso personale, grazie alle composizioni da lui stesso firmate e arrangiate da Dan Kinzelman: gli affondi pieni d’energia e il dinamismo degli assolo contribuiscono a creare una musica che procede con la logica drammaturgica di una suite.
Giovanni Guidi, pur ancora giovanissimo (è nato a Foligno nel 1985), è riuscito a conquistarsi una posizione bene in vista nel panorama jazzistico italiano. Al periodo formativo con Rava, che lo ha lanciato prima ancora che avesse vent’anni, Guidi ha fatto seguire numerose altre collaborazioni di rilievo (Mauro Negri, Lello Pareti, Cosmic Band di Gianluca Petrella), creando i presupposti per una carriera da leader che è già stata coronata dalla vittoria del referendum Top Jazz (2007) come miglior nuovo talento italiano.

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Martedì 24 aprile
Ferrara, Jazz Club Ferrara, ore 21:30
OPUS 5
JD Walter – voce; Misha Tsiganov – pianoforte; Alex Sipiagin – tromba;
Boris Kozlov – contrabbasso; Donald Edwards – batteria

Opus 5 è un nuovo gruppo di co-leader, ideato da Alex Sipiagin coinvolgendo altri musicisti che come lui fanno parte della Mingus family (Mingus Dynasty e Big Band). L’esordio discografico è ancora fresco di stampa: l’album Introducing Opus 5 è uscito alla fine del 2011 per una delle etichette portabandiera del mainstream moderno, la Criss Cross. Rispetto alla formazione discografica, la touring band è leggermente modificata: mentre in studio di registrazione c’erano Seamus Blake al sax e David Kikoski al pianoforte, dal vivo il gruppo vedrà la partecipazione del cantante JD Walter e del pianista Misha Tsiganov.
Pure con la sua nuova fisionomia strumentale, Opus 5 si muove nel solco dei grandi quintetti di stampo hardboppistico. Il gruppo esegue un repertorio prevalentemente originale, ma nella scaletta possono capitare anche temi brasiliani, jazz tunes d’autore o motivi della tradizione popolare russa.
Ben tre componenti della band, Sipiagin, Tsiganov e Kozlov, tutti emigrati a New York, sono infatti accomunati da radici russe.

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Domenica 29 aprile
Ravenna, Teatro Alighieri, ore 21:00
HIROMI: The Trio Project
featuring Anthony Jackson & Simon Phillips
Hiromi – pianoforte; Anthony Jackson – basso; Simon Phillips – batteria

La giovane pianista giapponese Hiromi Uehara è ormai un fenomeno planetario: ha conquistato le platee di tutti i continenti e ha completamente spiazzato la critica col suo stile che va oltre i limiti dell’umanamente eseguibile. Per non dire dell’assoluta nonchalance con cui affronta repertori e situazioni musicali molto diversi tra loro, dalla musica classica alla fusion. Nata a Shizouka nel 1979, comincia a prendere lezioni di pianoforte a sei anni, dimostrando subito straordinarie doti d’apprendimento. A dodici anni si esibisce già in pubblico con orchestre sinfoniche di alto profilo.
Venuto a conoscenza del suo talento, Chick Corea la volle al proprio fianco sul palco in occasione di una sua tournée giapponese. Hiromi aveva allora diciassette anni, e questo fu lo stimolo per trasferirsi a Boston e frequentare il Berklee College. Due suoi insegnanti, Richard Evans e Ahmad Jamal, la presero tanto a cuore da produrne il primo Cd: Another Mind, del 2003. Nei lavori successivi, soprattutto con la sua band Sonicbloom, si è spostata sempre più verso sonorità elettriche, che si ritrovano anche nel Trio Project, col quale ha da poco pubblicato l’album Voice. In questo gruppo, accanto a Hiromi risalta la presenza del batterista Simon Phillips, una vera autorità dello strumento: nel suo curriculum risplendono le collaborazioni con i Toto, The Who, i Whitesnake, Mike Oldfield, Pete Townshend, Jeff Beck, Brian Eno, Mick Jagger, Stanley Clarke, Joe Satriani.
Entusiasmanti sono però anche le occasioni in cui Hiromi si presenta in veste totalmente acustica, come il piano solo o il superlativo duetto con Chick Corea.
La funambolica tecnica pianistica di Hiromi, che per il gioco di prestigio delle mani potrebbe competere coi più notevoli fenomeni della storia del jazz, da Art Tatum a Oscar Peterson, si abbina a fantasiose trovate improvvisative che vanno dal free allo stride piano.

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Lunedì 30 aprile
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
DAN KINZELMAN’S GHOST
Dan Kinzelman – sax, clarinetto, flauto, percussioni; Mirco Rubegni – ottoni, percussioni;
Manuele Morbidini – sax contralto; Rossano Emili – sax baritono, clarinetto basso, percussioni

Il gruppo Ghost di Dan Kinzelman applica alla musica un’idea che si potrebbe definire ecologica: recupera infatti materiali di ‘scarto’ del passato. Così un nuovo oggetto musicale di notevole bellezza prende corpo a partire da una drastica ricontestualizzazione delle idee musicali o per via di un loro concatenamento a prima vista al di là della logica comune. Le certezze forniteci dalla musica del passato si tramutano così in strutture sonore instabili e improbabili, ricche dell’attrazione che è tipica delle cose ambigue. I brani dei Ghost sono come fantasticherie impossibili tramutate in realtà.
Dan Kinzelman è nato a Racine, nel Wisconsin (USA), nel 1982. Durante gli anni di studio all’Università di Miami riceve per ben tre volte il DownBeat Student Music Award e ha la possibilità di suonare al fianco di Joe Lovano, James Moody, Dave Liebman e di esibirsi col suo gruppo alla Carnegie Hall. Nel 2004 si trasferisce in Germania per poi stabilirsi in Italia l’anno successivo. Qui da noi si afferma velocemente, entrando a far parte dei gruppi di Enrico Rava, Mauro Ottolini e Giovanni Guidi e incidendo a proprio nome per la CAM Jazz. Dal 2009 assumono rilievo anche i suoi contributi come arrangiatore, sia per Rava che per Guidi.

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Sabato 5 maggio
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
 “Microlezioni di Jazz”
FRESU-RUDD-REA-MARTUX-BIANCHI QUINTET
jazz sounds, words & images
Paolo Fresu – tromba, effetti; Roswell Rudd – trombone, voce;
Danilo Rea – pianoforte; martux_m – elettronica;
Filippo Bianchi – voce narrante
testi a cura di Filippo Bianchi
immagini a cura di Pier Paolo Pitacco
video di Filippo Bianchi, realizzazione di Enzo Varriale
(dal libro 101 microlezioni di Jazz, 22publishing editore, 2011)
produzione originale i-jazz 2012

Una all star internazionale, multidisciplinare, multimediale: scorrendo i nomi dei Fantastici Quattro (Paolo Fresu, Roswell Rudd, Danilo Rea, martux_m) ci si potrebbe anche fare un’idea della musica che scaturirà dal loro incontro. Ma possiamo essere sicuri di ascoltare quel che ci aspetteremmo? È probabile invece che escano scintille imprevedibili dall’alchemica vicinanza della tromba incantatrice di Fresu, del lirismo a fior di pelle di Rea, delle ‘zampate’ di un’icona della musica libera come Rudd e dei remix istantanei del guru dell’elettronica martux_m.
Ma poi, per rimanere nei termini di una fantasy fumettistica che quanto mai si adatta a questo spettacolo, fatto di sovrapposizioni tra musica live, proiezioni e recitazione, arriva un inaspettato quinto supereroe: Filippo Bianchi. È dal suo recente libro 101 microlezioni di jazz che tutto prende origine. Bianchi, celebre giornalista e organizzatore musicale, ha raccolto aforismi e pillole di acume jazzistico captate dalla voce dei musicisti che hanno fatto la storia del jazz e di altre grandi personalità del mondo dell’arte. Attorno a questi frammenti di sapienza musicale si crea la trama sonora e visiva del concerto, che fluirà tra ritmi liberi o swinganti, scanditi o dilatati, moltiplicando l’esperienza sensoriale con un gioco di contrapposizioni espressive tra ciò che si vede e ciò che si ascolta.

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Domenica 6 maggio
Imola (BO), Teatro dell’Osservanza, ore 21:15
YOUN SUN NAH & ULF WAKENIUS
Youn Sun Nah – voce; Ulf Wakenius – chitarra

Nata in Corea, figlia d’arte (il padre è direttore d’orchestra e la madre attrice di teatro musicale), Youn Sun Nah ha esordito nel suo paese cantando accompagnata dall’Orchestra Sinfonica della Corea, per poi dedicarsi al musical. Nel 1995 impresse una svolta alla sua vita e alla carriera artistica, trasferendosi a Parigi e iniziando a far pratica con musiche per lei nuove, compreso il jazz. Nel giro di pochi anni, le sue canzoni, con la loro personale miscela di elementi jazz, pop sperimentale e colore asiatico, hanno conquistato sia il pubblico francese che quello coreano.
Una nuova svolta nella sua carriera è arrivata nel 2010: con l’album Same Girl (etichetta ACT) il suo nome raggiunge finalmente il resto del continente europeo e Youn Sun Nah assume velocemente lo status di nuova icona del canto jazz. Youn Sun Nah non è una classica vocalist di estrazione swing, tutta Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Le sue origini e la sua formazione aperta a molti stimoli hanno contribuito a far confluire elementi eterogenei nel suo stile: world music, elettronica, canzone sperimentale, folk, oltre a un repertorio quanto mai variopinto che va dagli standard jazz alla tradizione coreana, dal Brasile ai Metallica, cui si aggiungono anche canzoni scritte di sua mano.

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Giovedì 10 maggio
Imola (BO), Teatro dell’Osservanza, ore 21:15
MEMORIE DI ADRIANO
Canzoni del Clan di Adriano Celentano
feat. Servillo, Bosso, Girotto, Marcotulli, Di Castri, Barbieri
Peppe Servillo – voce; Fabrizio Bosso – tromba; Javier Girotto – sax;
Rita Marcotulli – pianoforte; Furio Di Castri – contrabbasso; Mattia Barbieri – batteria

Tornano gli “Uomini in frac”: dopo l’enorme successo dello spettacolo dedicato alla reinvenzione delle canzoni di Domenico Modugno (e dell’ancor precedente omaggio a Frank Zappa), la piccola nazionale italiana del jazz formata da Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Rita Marcotulli, Furio Di Castri e Mattia Barbieri attorno alla voce di Peppe Servillo degli Avion Travel si cimenta ora con le canzoni del Clan di Adriano Celentano. La fantasia ricontestualizzante del jazz incontra dunque l’icona della musica sincopata italiana, il più altisonante degli ‘urlatori’, il molleggiato Adriano. Da lui, con un movimento panoramico, Memorie di Adriano allarga lo sguardo per esplorare anche le canzoni rese celebri dagli altri cantanti del Clan, il gruppo di artisti catalizzati attorno alla figura carismatica di Celentano: Don Backy, Ricky Gianco e Demetrio Stratos. Con loro il rock di Elvis Presley e il soul afro-americano sono penetrati nella canzone italiana. “Una carezza in un pugno”, “Azzurro”, “Sognando”, “Stai lontana da me” e via cantando: temi che hanno accompagnato la storia dell’Italia sulla via della modernizzazione. E ora tutto ciò torna ad agitarsi coi ritmi del jazz.

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Sabato 12 maggio
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
GIANLUCA PETRELLA COSMIC BAND
presenta “Coming Tomorrow Part Two”
Gianluca Petrella – direzione, trombone;
Beppe Scardino – sax baritono; Francesco Bigoni – sax tenore;
Mirco Rubegni – tromba; Giovanni Guidi – pianoforte; Gabrio Baldacci – chitarra;
Alfonso Santimone – synth; Francesco Ponticelli – basso; Federico Scettri – batteria;
Simone Padovani – percussioni
prima assoluta

Gianluca Petrella torna a Crossroads con la sua Cosmic Band per presentare il nuovo capitolo della saga discografica Coming Tomorrow. Nel frattempo l’organico della Cosmic si è mantenuto stabile, cosa alquanto rara nel continuamente mutevole universo delle formazioni jazzistiche: una piccola orchestra che raccoglie musicisti giovani ma dalle personalità musicali assai forti, con i più vigorosi solisti che si sono fatti largo negli ultimi anni sulla scena italiana (come Beppe Scardino, Francesco Bigoni e Giovanni Guidi).
A coordinare il traffico musicale e a imprimere la rotta che segue le orme cosmiche, oniriche, lisergiche dell’Arkestra di Sun Ra c’è Gianluca Petrella: partito da Bari (dove è nato nel 1975), nel giro di pochi anni ha conquistato col suo trombone i palcoscenici italiani e poi quelli internazionali. A lanciare Petrella nel firmamento jazzistico hanno contribuito importanti collaborazioni, come quelle con Enrico Rava, Roberto Gatto e Franco D’Andrea. Poi, sempre continuando a rendersi disponibile a partecipare a gruppi altrui, Petrella ha sviluppato una inarrestabile carriera come leader di formazioni che hanno segnato le più recenti stagioni del jazz italiano: dagli Indigo 4 al Bread & Tomato Trio, i Tubolibre e la Cosmic Band.

Giovedì 17 maggio
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
GIOVANNI GUIDI NEW QUINTET
Giovanni Guidi – pianoforte; Shane Endsley – tromba; Dan Kinzelman – sax tenore;
Thomas Morgan – contrabbasso: Gerard Cleaver – batteria

Non dite che i giovani non trovano spazio, almeno parlando di musica, perché sulla scena jazzistica italiana pare esserci proprio un gran fermento di nuove leve. Tra queste, Giovanni Guidi è uno dei casi più precoci: nato a Foligno nel 1985, ha alle spalle già parecchi anni di notorietà. Allievo di Ramberto Ciammarughi e dei corsi di Siena Jazz, entra nel mondo della musica improvvisata dalla porta principale. Ad aprirgliela è Enrico Rava, che nel 2004 lo prende come pianista del suo quintetto Under 21. L’esperienza con Rava continua negli anni successivi, nei gruppi Next Generation, Special Edition e nel Quintetto, oltre che in due registrazioni discografiche realizzate per L’Espresso. Vetrina migliore per il giovane Guidi non si poteva dare, tant’è che vince anche il referendum Top Jazz 2007 come miglior nuovo talento italiano.
Negli ultimi anni Guidi ha infine sviluppato anche una sempre più considerevole attività da leader. L’ampio organico della Unknown Rebel Band e il suo quintetto internazionale sono al momento le sue formazioni più notevoli. Entrambe già documentate su disco (per la CAM Jazz), mettono in risalto la personalità di Guidi sia come autore delle musiche che come pianista dal gusto attuale, sensibile alle influenze del free di Cecil Taylor e alle costruzioni formali di Charlie Haden.

Sabato 19 maggio
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
RAFFAELE CASARANO & THE OTHER LOCOMOTIVE
Raffaele Casarano – sax alto, sax soprano, live electronics; Mirko Signorile – pianoforte;
Marco Bardoscia – basso, live electronics; Marcello Nisi – batteria

La carriera del sassofonista Raffaele Casarano (nato nel 1981) ha certamente guadagnato in slancio da quando Paolo Fresu lo ha preso in ‘simpatia’: il celebre trombettista ha dapprima manifestato la propria stima per il giovane collega, citandolo in più occasioni come artista particolarmente interessante tra i nuovi talenti italiani in via di affermazione; poi ha partecipato come ospite alla registrazione di due album del gruppo Locomotive di Casarano (Legend del 2005 e Replay del 2009); infine, nel 2010, ha prodotto con la sua etichetta Tuk l’album Argento, che conferma la freschezza creativa del musicista pugliese.
Casarano si è avvicinato al sax sin dall’età di sette anni, diplomandosi poi al Conservatorio di Lecce proprio in questo strumento. La sua formazione jazzistica avviene sotto la guida di Roberto Ottaviano e attraverso master class con Dave Liebman e Maurizio Giammarco.
Oltre allo speciale legame che lo avvicina a Paolo Fresu, Casarano ha collaborato con Philip Catherine, Javier Girotto, Nguyên Lê, Daniele di Bonaventura, Andrea Pozza, Gianluca Petrella e, per altri generi musicali, con il Buena Vista Social Club, Franco Califano, Omar Pedrini, Negramaro, Moni Ovadia, Gianmaria Testa.

Mercoledì 23 maggio
Correggio (RE), Teatro Asioli, ore 21:00
“Correggio Jazz”
SIGURTÀ-LOMBARDINI-PATERNESI ELECTRIC ALCHEMISTS
Fulvio Sigurtà – tromba, flicorno, laptop; Andrea Lombardini – basso, elettronica;
Alessandro Paternesi – batteria

La più concisa e meritoria definizione di Fulvio Sigurtà viene dalla più recente edizione del referendum Top Jazz, che semplicemente lo ha incoronato “miglior nuovo talento” del jazz italiano. Il trombettista bresciano, del resto, fa un po’ lo straniero in patria, visto che risiede ormai da tempo a Londra, dove le sue doti hanno avuto modo di trovare più velocemente lo spazio che meritano. Da alcuni anni si stanno comunque facendo sempre più frequenti i suoi ritorni in Italia, così come stanno divenendo sempre più interessanti le sue collaborazioni coi jazzisti italiani, sia giovani come lui che di più lunga esperienza.
Formatosi come trombettista classico, Sigurtà imbocca la via del jazz nel 1998, sotto la guida di Paolo Fresu. Poi ha modo di studiare al Berklee di Boston e alla Guildhall di Londra. A partire dal 2007 la sua attività prende una improvvisa e inarrestabile accelerazione: oltre alle numerose collaborazioni inglesi (tra cui la Guildhall Big Band, John Taylor, Keith Tippett), inizia a fare capolino sulla scena italiana, partecipando al progetto “Frescobaldi per noi” di Gianni Coscia. A questa seguiranno numerose altre collaborazioni che continuano a porlo sotto i riflettori della scena musicale più influente: Sigurtà partecipa ai Sousaphonix di Mauro Ottolini, alla Unknown Rebel Band di Giovanni Guidi e ai gruppi di Andrea Lombardini e Paolo Damiani.

Domenica 27 maggio
Santarcangelo (RN), Teatro Supercinema, ore 21:15
KURT ELLING
Kurt Elling – voce; Laurence Hobgood – pianoforte; John McLean – chitarra;
Clark Sommers – contrabbasso; Quincy Davis – batteria

Tra una diva jazz e l’altra, ogni tanto sulla Terra arriva anche una voce maschile carismatica. Kurt Elling, chicagoano classe ’67, con la sua immagine e gli atteggiamenti, pure sul palco, sfacciatamente hip è piombato come un ufo nel felpato mondo dello swing odierno. Risultato, anche per via delle doti vocali: un successo planetario, sancito dalle ripetute vittorie nei referendum sia di DownBeat che di Jazz Times come migliore voce maschile.
L’anno scorso, con l’aiuto di un nuovo producer, Don Was, specializzato in Bob Dylan e Rolling Stones, Elling ha sfoderato un’opera beffarda: The Gate, disco pubblicato dalla Concord, etichetta alla quale Elling è approdato dopo un lungo sodalizio con la Blue Note. Con questo nuovo lavoro Elling ha raggiunto l’inevitabile bivio creato dal successo: a destra si prosegue lungo la strada del jazz, a sinistra si imbocca la rock avenue. Allora da che parte prendere? Elling divarica le gambe e fa passi in entrambe le direzioni. E sorpresa: come cantante pop dimostra un’autorevolezza espressiva pari alle sue doti di jazz performer. Sentirlo alle prese con Joe Jackson, Stevie Wonder, Beatles e soprattutto con le sonorità da elettro-pop e i ritmi da ballata rock dei King Crimson aggiunge ancor più fascino alla sua già irresistibile voce baritonale.

 

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